Nel 1990 uscì in Italia, ad opera di Edward Goldsmith, padre dell’ambientalismo mondiale, il libro “5000 giorni per salvare il pianeta”, pubblicato dalla Zanichelli. I 5000 giorni pensati da Goldsmith sono terminati esattamente il 12 Settembre del 2003. Al 12 Settembre del 2008 saranno passati altri 5 anni, circa 1.825 giorni.

In totale fanno 6.825 giorni dalla data in cui Goldsmith lanciò il suo grido di allarme. Prima di Goldsmith ancora non esisteva il Movimento per la Decrescita Felice. Si contestava il sistema ma ancora non erano presenti delle alternative. Oggi si è arrivati alla consapevolezza che la semplice contestazione non è sufficiente. Il Movimento per la Decrescita Felice in questo senso viene a creare un percorso di sviluppo dove i valori fondamentali sono altro rispetto al PIL, al fatturato mondiale e ai dati macroeconomici. Si parla di qualità della vita, benessere globale, dematerializzazione, agricoltura locale e biologica, disaccoppiamento PIL/ricchezza, riscoprire il piacere della sobrietà, dei cibi fatti in casa così come dello scambio e del dono come base della convivialità e di un nuovo modello economico dove il mercato è al servizio dell’uomo e non il contrario.

Tempo e conoscenza. Questi sono i due fattori che stanno alla base delle nostre decisioni. Decisioni che esistono ad ogni livello, da quello del semplice cittadino-consumatore che vuole comprare pomodori e fragole tutto l’anno, perchè bombardato dalla pubblicità che gli fanno credere che mangiare frutta fuori stagione sia segno di ricchezza, alle decisioni che governanti, parlamenti e istituzioni mondiali devono prendere (con l’aiuto delle multinazionali) per … espandere i terreni da mettere a coltura, aumentare la produttività agricola, investire nella ricerca biotecnologica e così via, in un processo di continua appropriazione delle risorse naturali in cui il mandante primario è apparentemente (solo apparentemente) il cittadino-consumatore. Non ha senso avere una conoscenza dettagliatissima di un problema se quando ci si arriva il tempo a disposizione per risolverlo è scaduto. 

Tempo e conoscenza sono in rapporto moltiplicativo. Se una variabile va a zero, il prodotto sarà sempre zero. La conoscenza non può che aumentare, il tempo non può che diminuire.

Alla domanda “Quanti giorni ci mancano per salvare il pianeta?” non si può rispondere. Se lo sapessimo, saremmo giunti all’ultimo giorno e allora tutta la conoscenza accumulata non servirebbe a nulla. E’ certo che né la scienza né la tecnologia possono riportare indietro il tempo, nè invertire la freccia dell’entropia né ripristinare la vita dove questa è scomparsa. Decidere per la risoluzione di un problema vuol dire avere una buona conoscenza e ampi margini temporali.

Procedere per principio di precauzione vuol dire prendere in considerazione queste due variabili, dove una di esse è incognita e la posta in gioco ha un valore troppo elevato per permettersi rischi inutili. Se manchino 1.000 o altri 6.825 giorni non ci è dato saperlo ma per smettere di parlare e incominciare ad agire non è mai troppo tardi.