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La benda sugli occhi

di Gabriele Adinolfi - 11/07/2008

Che la classe politica abbia il coraggio minimo: si rifiutino le estradizioni di Bragaglia e Petrella!

I più giovani non possono proprio capire. Per loro, che quegli anni non li hanno vissuti, Brigatisti e Nar sono delinquenti o eroi in modo alterno. Le Br sono un modello guerriero per la sinistra e i Nar dei banditi. A destra estrema i Nar sono persone di valore e le Br degli aguzzini. Anche a sinistra e a  destra, per la verità sono sempre di più quelli che i militanti di tre decenni fa considerano allucinati o tutt’al più travolti da cose più grandi di loro; persone verso le quali si sentono moderatamente, davvero moderatamente, comprensivi.

Per i più quei giovani di allora sono assassini, psicopatici, allucinati assassini. E si pensa (ma solo in queste circostanze e con demagogia da quattro soldi) alle vittime e ai loro familiari. Con demagogia perché il senso del tragico anche lì è smarrito cedendo il passo alla farsa con la lacrimuccia.

Ma non si è accorto quasi nessuno di quel che davvero accadde. Non sanno i più giovani - e dimenticano gli altri – come e quanto un certo spirito insurrezionale, una retorica di giustizia, un impulso titanico sull’impronta dell’iconografia partigiana abbiano contrassegnato un’epoca, siano stati alimentati ed enfatizzati dalla classe politica, dai giornalisti, dagli intellettuali (quegli stessi che prima ancora che le Br facessero sul serio se ne uscirono con un manifesto che incitava alla lotta armata, manifesto che nessun giudice rinfacciò loro mai). Dimenticano tutti, e alcuni le ignorano, le responsabilità che in quella stagione della guerra civile ebbero direttamente le segreterie dei partiti italiani. Si liquidano le operazioni sporche dei servizi agli ordini di varie potenze chiamandoli “deviati”. Pur presi più volte con le mani nel sacco (come nel depistaggio per Bologna sul rapido Tarnato-Milano) i loro dirigenti se la sono cavata sempre a buon mercato.

Nessuno ha mai fatto procedere alcuna inchiesta dopo che rileggendo le carte Moro si è persino identificato il “direttore d’orchestra” o “grande vecchio” puntualmente caduto nel dimenticatoio.

Nessuno ha perseguito i casi di assassinio a freddo commessi da forze dell’ordine o i casi attestati di tortura.

L’asilo concesso, praticamente in tutto il pianeta, a rossi e neri lo si è mascherato come una chissà quale complicità dei governi stranieri (Francia, Inghilterra, Svizzera, Austria, Brasile) per le bande armate, quando fu sempre e soltanto sconcerto di fronte all’evidenza di come venivano costruiti e celebrati i processi politici in Italia. Persino Stalin era stato più attento alle forme (Il processo Ciavardini docet).

Oggi che gli accordi internazionali liquidano le sovranità nazionali ecco che nella rete cadono le Marina Petrella e i Pierluigi Bragaglia. Una Brigatista e un Nar chiamati a pagare a trent’anni circa dai fatti. Non ha senso se non nell’ottusa logica della vendetta di chi non sa di cosa parla. Non ha senso e questo spiega la riluttanza francese e anche italiana per l’estradizione della Petrella che, per correttezza, non dovrebbe invece mai essere eseguita.

In Italia si è puntato il dito sui protagonisti  meno furbi e i più coraggiosi ma si è sempre voluta sfuggire la prova del confronto aperto: alla sudafricana come propone Scalzone.

Ma francamente augurarsi che una classe politica mediocre e formatasi nello show abbia il coraggio di affrontare una prova così forte e rivoluzionaria qual è il guardare negli occhi la Medusa è troppo pretendere.

In realtà essa tace e fischietta perché per quegli anni vergognosi prova imbarazzo; si comporta come un coniuge “Dio, Patria, Famiglia” quando si parli del suo adulterio che vuol rimuovere.

C’è menzogna, vergogna e vigliaccheria ed è per questo che in Italia manca persino il coraggio di dire “fu tutta ragion di Stato”, come propose Cossiga.  Se la classe politica lo avesse questo coraggio dovrebbe comportarsi quindi come sempre e ovunque si è fatto in questi casi, cioè chiudere con l’amnistia. Sarebbe il minimo indispensabile per salvare perlomeno il decoro.