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L'economia della bolletta e' in bolletta

di Uriel - 14/07/2008

Fonte: wolfstep

E' sotto gli occhi di tutti il problema dell'economia odierna: il possente drenaggio di capitali che va dal risparmio familiare e dalle attivita' produttive in direzione del mondo della finanza.

Sia chiaro, non si tratta di una novita': gia' quel galantuomo di Cuccia definiva "parco buoi" coloro che la mattina si alzano per andare a lavorare onde produrre ricchezza, e non intendeva soltanto le famiglie o i singoli cittadini. Nella sua idea c'erano anche gli imprenditori e gli industriali.

Cio' che la finanza ha fatto in tutti questi anni e' stato proprio questo: solo vent'anni fa gli italiani spiccavano in europa per il risparmio bancario. Le famiglie avevano in pancia, cioe' in banca, risparmi superiori al debito pubblico dell'epoca.

Ovviamente le banche non potevano lasciare tutto questo denaro li', e nel tempo sono riuscite ad impossessarsene: il risultato e' che oggi le famiglie italiane sono tra le piu' indebitate d'europa.

Lo stesso vale per le imprese: se negli anni 80 il miracolo economico del nordest ha iniziato un trend di aziende ricchissime, oggi il tasso di indebitamento delle aziende e' elevatissimo,e nessuna azienda lavora in coperto: sono tutte a lavorare sullo scoperto, o quasi.

Ma questa e' storia nota.

Poiche' nei primi anni 2000 le imprese hanno smesso di produrre reddito alle banche, e le famiglie sono diventate piu' caute nell'affidare i risparmi alle banche , i furboni si sono inventati l'economia della bolletta, allo scopo di drenare altri soldi.

Il concetto era quello di agire su quelle spese sulle quali le famiglie non possono "tagliare", almeno nella visione malata di questi eredi di Cuccia(1)  , in modo da avere piu' soldi da giocare a quel casino' d'alto bordo che e' la finanza.

Faccio notare che la stessa speculazione sul cibo e quella sulle acque minerali sia stata il frutto della medesima mentalita': per quanto riguarda le acque minerali, fortunatamente gli acquedotti pubblici hanno tenuto calmi questi individui. Dobbiamo statalizzare anche la distribuzione di cibo? E' un'idea: un tempo esistevano i consorzi agrari che accumulavano riserve alimentari.

Non sarebbe male ricostruirli.

Ma il dato di fatto e' che questa macchina spennapolli parte da un assioma sbagliato, ovvero che le famiglie italiane non possano tagliare alcune spese.

Ovviamente si tratta di una valutazione scorretta, per una ragione molto facile da intuire: se e' ovvio che non sia possibile tagliare completamente l'energia elettrica, e' altrettanto ovvio che un risparmio del 10% significhi semplicemente un tracollo, come succede quando l'andamento di qualsiasi cosa si abbassa del 10%.

Lo stesso capita per il cibo: possono aumentarne i prezzi del 50% , convinti che non si possa fare a meno di mangiare. Il problema e' che immediatamente si passa dal negozio al discount, e dalla grande marca al sottomarchio.

Solo che il sottomarchio non e' quotato in borsa, mentre la grande marca si', con il risultato che la speculazione sul cibo va immediatamente in culo ai finanzieri. MA a prescindere da questa caratteristica strutturale, il problema e' che anche il cibo puo' essere ottimizzato e tagliato, diciamo di un 30% buono solo per gli sprechi.

Hanno idea, i signori finanzieri, di che cosa significhi se i loro fatturati e i loro dividendi calano del 30%?

Per la famiglia questo significa rinunciare al gelato una volta su due, ma che cosa significa per gli azionisti Nestle', se il consumo di cacao crolla di uno su due?

Chi e' che sta peggio, la famiglia che perde un gelato su due o il finanziere che si vede tagliare i dividendi?

Ora, se ci fate caso la botta allarmante di "crisi" che sta arrivando segue immediatamente gli annunci di rincaro dati nei mesi scorsi: non appena sono stati annunciati l'8% di aumento nel settore dell'energia, il 6% nel gas, il 10% sui viaggi in treno, il 50% nel settore alimentare, ecco che improvvisamente entrano in crisi i signorini di Confindustria, e Draghi alza un allarme per la finanza.

Eccoli che piangono crisi, e non hanno neanche capito che la crisi proviene dall'aver alzato le tariffe sperando di guadagnare di piu'.

Quello che stanno facendo si puo' riassumere con una semplice metafora, la stessa di Cuccia, cioe' del parco buoi: finche' il bue e' grasso e ben nutrito, accetta di tirare il carretto , e se vuoi ti porta anche in groppa, tanto gli costa poco.

Quando il bue inizia  a mangiare di meno, per prima cosa si toglie di dosso i pesi superflui. E i pesi superflui sono le telco, gli investimenti previdenziali, il brand, i servizi avanzati, le carte di credito e debito,  e tutta l'economia della fuffa che nutre la finanza.

Ma se nutriamo ancora di meno il parco buoi, dopo aver scrollato di dosso tutto il parassitame, rischiamo che il parco buoi decida che invece di lavorare per quello sputo di biada sia meglio mettersi a brucare l'erba dei fossi, e andare a sdraiarsi sotto un albero per risparmiare energia.

In quel caso, chi ara la terra?

Ed e' quello che sta succedendo: prima il ceto medio, utente tradizionale di servizi finanziari consumer, di telefonia e IT, di brand, di servizi avanzati, e' sceso al livello di proletariato ben vestito.

Allora si e' detto: spenniamoli sui consumi di base, creiamo l'economia della bolletta.

Ma adesso si sta passando ad una fase ancora peggiore: l'ex ceto medio , diventato proletariato chic, sta scendendo ancora la scala economica per diventare un proletariato "bare bones" , ovvero un'economia tirata all'osso. Senza sprechi, senza branding, senza servizi avanzati, con giusto le telco che servono, con il minimo indispensabile di IT, eccetera.

Il che non significa che si stia rinunciando a qualcosa: ma questa trasformazione vi regalera' un bel -5% annuo di produzione industriale e un bel -8% annuo sui servizi e sul terziario, per i prossimi cinque anni.

Cosa farete, allora, quando il bue si sdraiera' all'ombra perche' non vale la pena di lavorare per lo sputo di biada che gli date?

Mangerete i vostri bond?

Se qualcuno mi chiedesse la soluzione, direi semplicemente di assecondare quello che sta gia' succedendo: la FED e' intervenuta per salvare i bruciati del mondo subprime, comprando i loro stracci. Adesso il governo americano vuole intervenire per salvare
Fannie Mae e Freddie Mac, due fondi vicini al fallimento.  E stiamo parlando degli USA, il paese piu' "liberale" al mondo.

L'economia piu' potente del mondo, quella Cinese, e' controllata da uno stato onnipresente, mentre quella indiana e' permeata di un corporativismo statale pervasivo ed immane.

Non sarebbe ora, una buona volta, di capire che la finanza sia una attivita' di competenza dello stato (tanto, alla fine i soldi per tirare fuori la gente dalla merda ce li mette sempre lo stato), ed iniziare a statalizzare banche, assicurazioni, borse e quant'altro?

Non sarebbe ora di capire che il libero mercato nel mondo finanziario sia un fallimento continuo, un parassitismo che produce solo miseria, e di assoggettarlo completamente ai voleri (ed agli obiettivi) dello stato, che nelle democrazie almeno risponde al cittadino?

Tanto, i costi saranno i medesimi, visto che alla fine e' sempre lo stato che paga....

Finora siamo vissuti credendo che il mercato, per via di una "mano invisibile" , sia dotato di etica, un'etica propria.

Oggi stiamo vedendo che, se facciamo una sintesi degli ultimi 2000 anni di storia, l'unico ente sovrasociale che veramente ha mostrato finalita' etiche (giuste o sbagliate che siano) e' lo stato.

Non sarebbe ora di ripensare questi assunti, quello secondo cui il mercato sarebbe intenzionato a produrre ricchezza diffusa (cosa che NON e'), e quello dello stato che affama con le tasse, quando la verita' che emerge dalla storia e' che le uniche e poche garanzie al cittadino vengono sempre e solo dallo stato, mentre dal mercato e' sempre e solo arrivata una rapina che ha arricchito le moltitudini solo quando e' stata abbastanza reciproca, e solo per tempi molto brevi?