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Il "conto" della mancanza di una politica per il risparmio energetico

di Renato Cecchi - 22/07/2008

 
Promuovere la raccolta differenziata ed il risparmio energetico: sono gli obiettivi di due spot, realizzati dalla scuola di cinema «Anna Magnani», che precederanno ogni sera i film della rassegna estiva del Castello dell’Imperatore, grazie al sostegno dell’assessorato all’ambiente della Provincia di Prato. E’ necessario partire sempre dalla conoscenza più diffusa e capillare possibile quando si affrontano temi come questi. Siamo infatti in anni cruciali per trasformare il sistema energetico responsabile per buona parte dell’effetto serra e della accelerazione dei cambiamenti climatici. Vuol dire trasformare il sistema economico e quello sociale; siccome anche la tecnologia esprime rapporti sociali di produzione è necessario ripartire da una critica delle scelte tecnologiche e produttive, dalla relazione effettiva del processo storico/materiale tra economia e ambiente.

E’ noto che essa si fonda sui seguenti paradigmi (N. Georgescu Roegen, 1975): qualunque sia la natura della fonte energetica usata nel processo produttivo, solare o terrestre, non si deve ignorare l’esaurimento dei depositi terrestri di materia disponibile che qualsiasi processo provoca. Per di più l’energia e la materia aggregata non sono reciprocamente convertibili, per cui non è possibile ridurre la scelta economica a calcoli chimo-fisici o fisico-tecnologici. La natura del problema è sociale e politica/economica non tecnica, perché entrano in campo grandi quantità di variabili e di incertezze.

Infatti, se anche si trovasse una fonte energetica “gratuita”, disponibile all’infinito, la scelta non sarebbe risolvibile comunque a livello tecnico poiché diventerebbe fondamentale comunque la grande quantità di materia necessaria. Ancora una volta tale scelta non sarebbe riducibile ad un fatto tecnico/energetico. Infatti, per esempio, nell’uso dell’energia solare termodinamica si richiede grande quantità di materia perché tale forma di energia, diffusa, richiede di essere concentrata, mentre nel caso del nucleare si richiede grande quantità di materia perché tale energia concentrata deve essere controllata, ma mentre i costi economici e sociali della prima stanno diminuendo quelli della seconda stanno aumentando anche per l’esaurimento dell’uranio. Questo significa anche che ogni invenzione o progresso scientifico è un’arma a doppio taglio: produce un beneficio, ma ha anche un costo. Può produrre grandi vantaggi ma anche effetti indesiderati. Ma ciò dipende soltanto dalle risposte collettive che sapremo dare ai problemi che abbiamo davanti, lo stesso futuro della nostra evoluzione come specie dipende per buona parte dalla consapevolezza collettiva.

Dopo l’esperienza delle crisi petrolifere degli anni settanta del secolo scorso quando la riduzione dei consumi energetici si disperse nei venti anni tra la metà degli anni ottanta e i primi anni di questo secolo anche per gli effetti di ingenti investimenti nella ricerca e messa in funzione di nuovi pozzi petroliferi, oggi la mancanza di una politica per il risparmio energetico e la diversificazione delle fonti, la cui responsabilità maggiore è degli SU (che con il 4% della popolazione mondiale consumano 1/4 di tutto il petrolio), ci presenta il conto.

Se la ricerca dell’equilibrio tra umanità e risorse non è di tipo scientifico o tecnologico, ma è politica e sociale occorre occuparsi anche di politica, di democrazia e dei loro istituti concreti.