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La globalizzazione si sta fermando

di Uriel - 01/08/2008

Fonte: Wolfstep

 

 Si fa un gran parlare del fallimento delle trattative del WTO definendolo come fallimento della globalizzazione, compiendo un errore logico: il WTO, cosi' come altri meeting, non sono "la globalizzazione" ma piu' semplicemente "il governo della globalizzazione". 

Di per se' la globalizzazione non e' un fenomeno recente, se pensiamo che fino al periodo coloniale tutta la seta arrivava da oriente, e che le migrazioni sono state cosi' intense che al test del DNA mitocondriale e' risultato che le donne scozzesi siano di fatto delle donne francesi , probabilmente prelevate dai normanni.

Il concetto e' che negli ultimi anni si e' aggiunta la pretesa di governare la globalizzazione stessa, e quando alla realta' si aggiunge un governo, il risultato e' il trionfo dell'ideologia.

I teorici della globalizzazione si sono avventati sui commerci mondiali predicando che globalizzando i commerci il mondo sarebbe divenuto un Eden. Invece, non solo le disparita' e le crisi sono aumentate, ma chi prima era ricco lo e' di meno, senza che coloro che prima erano poveri oggi siano meno poveri.

Proprio la creazione di queste tensioni tra paesi produttori che faticano a vendere e paesi consumatori che faticano a comprare ha prodotto lo stallo attuale, che, attenzione, NON e' uno stallo nel processo di globalizzazione.

Il processo di globalizzazione materiale e' un'altra cosa, e si realizza in due modi:


Lo spostamento della produzione verso luoghi piu' economici.
Lo spostamento della classe operaia piu' economica verso i luoghi della produzione.
L' Italia e' un esempio: se le comunicazioni tra Nord e Sud fossero state meno costose, non avrebbe avuto senso far emigrare tutta quella gente al Nord; sarebbe stato molto piu' conveniente spostare al sud le fabbriche.

Poiche' i mercati erano al nord e il sud era irraggiungibile (in termini di spostamento di merci su vasta scala) si e' preferito spostare la classe operaia.

Questo non e' certo un processo obbligatorio: se qualcuno avesse deciso di governare diversamente questo fenomeno, avrebbe potuto costruire molte piu' ferrovie e molti piu' porti, rendendo piu' facile per gli industriali "delocalizzare" la produzione nel sud Italia, come oggi si fa con la Cina o la Romania.

Di conseguenza, possiamo dividere la globalizzazione in tre fenomeni: la libera circolazione di capitali, la libera circolazione di merci e la libera circolazione di persone.

La smaterializzazione dei capitali e l'esistenza delle reti telematiche non pongono freni alla prima globalizzazione; la seconda globalizzazione e' piu' semplice perche' una merce NON da' i problemi giuridici e sociali di un immigrato, la terza globalizzazione e' la piu' complessa perche' richiede uno sforzo di accoglienza.

Il modello di globalizzazione degli ultimi dieci anni ha visto tutti i governi occidentali porre dei limiti alla circolazione di persone dal terzo mondo (con successi piu' o meno evidenti) , e nel frattempo la deregolamentazione della circolazione di merci.

Tutto questo, pero', non faceva i conti col fattore di cui prima: e cioe' il costo dei carburanti. Se trasportare venti tonnellate di merce costa molto, potrebbe diventare piu' conveniente spostare cinquanta chili di operaio e produrre qui le venti tonnellate.

Esattamente il ragionamento che si e' fatto in Italia con l'immigrazione dal Sud: conviene spostare un pugliese da Bari a Torino piuttosto che le automobili da Bari a Torino, perche' le automobili pesano tonnellate mentre un pugliese pesa meno. E come se non bastasse, il biglietto  se lo paga da se'.

Non ci vuole molto a capire una cosa: il rapido aumento dei carburanti (e quindi dei costi di trasporto) non fa altro che spostare i meccanismi della globalizzazione dallo spostamento di merci, sempre piu' costoso, a quello di persone.

Allora, fermiamoci un attimo e formalizziamo alcuni fatti:


Il governo della globalizzazione ha fallito, e non aiutera' piu' il processo usando soldi pubblici.
La globalizzazione e' in difficolta' perche' spostare merci e' sempre piu' costoso.

Il risultato e' probabilmente la prossima ideologia della globalizzazione: rimediare ai costi di spostamento delle merci spostando le fabbriche. E di conseguenza, gli operai.

Cio' che il mondo sta per vedere e' un mondo della finanza che scopre delle "demographic factories", cioe' delle fabbriche di operai, e inizia ad invitare i governi ad aprire le frontiere.

Costa troppo riportare indietro i prodotti dalla ROmania? Riportiamo qui le fabbriche, qual'e' il problema?E i costi? Beh, portiamo qui anche i lavoratori.....

Ovviamente tutto questo si scontra con delle logiche politiche locali: moltissimi paesi europei hanno delle quote rigidissime sull'immigrazione extracomunitaria, e l'Italia si sta adattando.

Dunque, sembra che il processo di globalizzazione di merci e persone sia destinato ad affievolirsi. Non scomparira' certamente, ma si limitera' a rallentare.

Cosa significa questo? Possiamo andare a verificare che cosa ci abbia dato la globalizzazione e che cosa , quindi, ci verra' tolto dalla sua marginalizzazione.

Quello che ci ha dato e' questo:


Bassa inflazione. Non e' stato il blocco della scala mobile a fermare l'inflazione (che si e' fermata su scala globale) ne' tantomeno qualche politica "virtuosa" dei governi occidentali. Il rallentamento dei prezzi di cibo e generi di prima necessita' e' stato dovuto alla delocalizzazione progressiva della produzione, iniziata alla fine degli anni '70.
Economia cartacea. E' diminuito il peso del lavoro ed e' aumentato il peso di conoscenze in materia di economia, giurisprudenza, eccetera. Lo spostamento di questo asse ha allontanato dalle materie scientifiche e tecniche la maggior parte della popolazione, spingendola a specializzarsi nella gestione della complessita'.
Prevalenza del diritto internazionale su quello nazionale. In un mondo globalizzato le relazioni internazionali pesano piu' dell'ordinamento locale nella formazione dell'economia. Far parte del "gruppo di nazioni" giusto puo' essere cruciale, e va perpetuato a costo di sacrificare un po' di economia nazionale.

E' abbastanza chiaro allora cosa dobbiamo aspettarci dalla battuta di arresto della globalizzazione.


Aumento dell'inflazione. Mano a mano che i costi di trasporto crescono, si compreranno sempre piu' prodotti locali. Ma i prodotti locali costano di piu' e ormai ne vengono prodotti di meno.Il risultato e' un aumento dei prezzi.

Economia industriale. Le lauree scientifiche e i diplomi tecnici inizieranno a valere sempre di piu' e quelli umanistici come economia o giurisprudenza sempre di meno. Il processo e' gia' in atto. Bernanke solo un anno fa ammoniva gli USA di prepararsi al rientro del manufacturing, perche' non era chiaro se gli USA possedessero ancora una working class in grado di sopportare il rientro delle aziende che hanno delocalizzato.
Prevalenza degli affari interni. Enti come la UE , l' ONU, la NATO e le varie alleanze inizieranno a poter promettere sempre meno in termini economici. Questo perche' faticheranno sempre di piu' a spostare risorse. Poiche' ogni nazione dovra' contare sempre piu' sulle proprie risorse, i negoziati in queste sedi diverranno sempre meno autorevoli. E le singole nazioni dovranno aumentare l'efficienza interna. La politica interna tornera' a dominare quella estera.


Questo e' cio' che ci aspetta nei prossimi cinque-dieci anni. Presto, nemmeno ci ricorderemo di cosa siano stati, la UE,  la NATO, o il WTO. E quando criticheranno le nostre politiche interne, ci faremo una sonora risata su.

Esistono possibili tentativi di fermare questo processo? Certo: i teorici della globalizzazione si concentreranno sull'unica globalizzazione che non risente dei fattori materiali, ovvero quella sui capitali che si muovono sulle reti telematiche.

Questa logica pero' ha una sola pecca: che l'autarchia materiale e' impossibile, mentre quella finanziaria puo' addirittura essere conveniente. Non poche nazioni del mondo pongono vincoli pesantissimi sullo spostamento di capitali, e non sempre sono le piu' povere.

Inoltre, i mercati finanziari stanno subendo una crisi che impieghera' uno o due listri a rientrare. Il che significa che avranno poco da offrire come potere di trattativa.

Tornano le nazioni, insomma.