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Dietro la dittatura della libertà di stampa

di Claudio Lanti - 03/02/2006

Fonte: Comedonchisciotte

 

Le  televisioni attingono ogni sera a piene mani dalla macelleria nazionale. Gli stupri in convento  appaiono come una variante accettabile agli infanticidi. Non si tratta semplicemente del marchese De Sade divulgato alle casalinghe. Il bisogno di violenza da parte dei mass media  continua a salire.
Dosi sempre più pesanti di sesso e  sangue per i telespettatori. I codici di autoregolamentazione, cioè la cosiddetta autocensura,  sono   stati un pretesto per far decadere le vecchie norme penali che vietavano gli spettacoli disgustosi e raccapriccianti. Il lessico di  giornali e tv si è incrudelito, abbonda di termini tipo: “sgozzata”, “massacrato”, “fatto a pezzi”.  Non per una  truculenta domanda di mercato, come si vuole far credere, non è la gente che reclama questa merce: sono i giornali e le tv che la  diffondono.  Dietro la favola del dovere di cronaca, i mass media  portano avanti un processo di  criminale trasformazione antropologica  che cancella dall’anima umana i codici della sensibilità collettiva.

La libertà di  stampa è solo la libertà autonoma e unilaterale di scegliere cosa divulgare o non divulgare da parte del sistema che gestisce giornali  e tv.  Sulla qualità e correttezza del prodotto, garantisce il sistema stesso  dei mass media, attraverso i propri meccanismi interni di scelte, carriere, convenienze.  Quindi questa libertà è in realtà un potere di cui nessuno  controlla l’esercizio. Per qualsiasi altro potere reale esiste un contropotere. Qui no. Ci sono le autorithy, le associazioni dei consumatori,  il tribunale dei diritti del malato, ma andate a contrapporre alle corporazioni dei mass media un serio organismo per tutelare i diritti del lettore e verrete messi al muro con l’accusa di  voler ripristinare la censura.  Certi  forum di studio sui media sono soltanto sedi  per spartizioni di fondi tra editori e giornalisti.  La stampa, in Italia e in Europa,   non è soggetta ad alcuna regola esterna, neanche alle ordinarie leggi civili e penali.  Si è stabilito che, qualsiasi cosa faccia, essa è per definizione  brava, buona e giusta.  E chi lo ha stabilito è la stampa stessa.  E’ facile  prevedere che, prima o poi, qualcuno deciderà di ribellarsi a questa dittatura.

 Il progetto per la manipolazione del sesso naturale

L’Espresso viene etichettato semplicemente come una testata scandalistica ma in realtà è qualcosa di  enormemente più  raffinato.   Da decenni, dividendosi i compiti con il gemello Panorama,  svolge una precisa funzione in collegamento con una rete similare di giornali europei: modifica profondamente i costumi ordinari della gente,  spinge  sempre più avanti i confini tra etica e trasgressione. Oggetto di cure particolari lo smantellamento dei costumi tradizionali nel  campo del sesso e della famiglia.  Basterebbe una galleria delle copertine degli ultimi 30 anni per osservare un percorso coerente, quasi pianificato: prima la liberalizzazione del sesso uomo-donna, poi la rottura del rapporto di coppia, poi la famiglia allargata.  Sempre con la copertura dei cosiddetti diritti civili si sta realizzando in questa fase il  riconoscimento  di omosessualità  e transessualità, come  dimensioni della varietà umana. Sembra quasi la realizzazione di un programma funzionale a certe  profonde strategie sociali. Ci torneremo sopra, un giorno o l’altro parleremo del lavoro svolto da  un certo istituto Tavistock “per le relazioni umane”.  

Adesso, anche l’Italia sembra diretta alla formalizzazione civile delle coppie omosessuali attraverso pseudo matrimoni e  contratti civili. Con il traguardo successivo, le adozioni regolari da parte di coppie gay e di single, avremo il superamento della famiglia  basata sulla procreazione tra uomo e donna. Le campagne su aborti e pillole offrono strumenti per correggere i frutti non voluti nel rapporto di coppia,  ma a pensarci bene, hanno già affermato il concetto eversivo della eterosessualità come  fonte di errore e insicurezza.  L’altra faccia delle contraccezioni  e dell’aborto è l’inconscio rifiuto del sesso naturale a favore del sesso-omo. L’aborto è complementare alla cultura gay.  Così in futuro, dato  via libera alle scienze genetiche, non vi sarà più motivo  di  impedire la fabbrica di  bambini  à la carte,  con i caratteri fisici e anche psichici secondo il libero capriccio dei genitori committenti,  uno, due, tre o anche un gruppo.   Così finalmente l’uomo guarderà la faccia di Dio e gli dirà: “Caro collega, vedi, ho imparato anch’io a creare esseri umani, e li creo  come li  voglio io, senza gli errori che fai tu”.

Dai preti in tv ai frati porno il passo è stato breve

Il frate accusato di stupri non era uno qualsiasi ma il responsabile provinciale  dell’ordine dei  francescani.   Le tv hanno mostrato le immagini  di  ripetuti e triviali interventi,   urla e risse nei talk show e sceneggiate negli stadi di calcio.   Nessuno vi fece caso,  nella trafila dei suoi superiori  ecclesiastici. Lo stesso era accaduto  con il prete condannato in Puglia per violenze contro gli extracomunitari.  Guarda caso,   le deviazioni di  certi religiosi emergono dal  mondo della cura degli umili,  dal  sommerso delle gestioni di  onlus  ed Ong   dove girano incontrollati flussi di soldi. 

La Chiesa cattolica sconta così  l’errore più grave del ventesimo secolo.  Volendo adattarsi a tutti i costi ai bisogni della società edonistica,  ha finito con   modificare profondamente se stessa.  Ha avuto paura  di essere minoranza nel mondo che cambiava, di portare silenziosa e umile la propria croce.  Ha fatto propri gli strumenti di potere, i mass media,   le mode della società laicista. Ha spettacolarizzato le liturgie, perdendo il mistero della fede. Ha dovuto privilegiare il denaro, lo “sterco di Satana”,  ed ha lasciato corrompere la  sua struttura interna. Il passaggio dai preti televisivi ai frati porno è stato rapidissimo.  E vedrete che non  sarà l’ultimo.    

Claudio Lanti

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