Pace e sicurezza europea. Intervista a Valerij Lošèinin, ambasciatore russo a Ginevra
di Horizons et Débats - 08/09/2008
«Mettere da parte tutti gli elementi che ci dividono, migliorare le sorti dei nostri popoli e contribuire alla pace e alla sicurezza» - Intervista a Valerij Lošèinin, ambasciatore russo a Ginevra | |
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Horizons et débats: La prima domanda riguarda il conflitto in Georgia. Vorremmo sapere cosa accade, poiché i mezzi di informazione dell'Occidente affermano che la colpa è della Russia, mentre non si discute mai di quello che ha fatto la Georgia. Vorremmo delle informazioni per poter raccontare ai nostri lettori quello che accade veramente nella regione. Ha cominciato la sua guerra lampo ricorrendo a sistemi lanciarazzi multipli che noi chiamiamo GRAD. Questi sistemi d'artiglieria non si indirizzano su bersagli precisi. Dunque hanno colpito zone molto ampie e distrutto tutto, comprese le infrastrutture civili. Tutto ciò era diretto contro la sua popolazione, quella di Tskhinvali. L'aggressione è avvenuta di notte, mentre la città dormiva. Secondo le ultime notizie, che sono in attesa di conferma, sono morte più di 2100 persone. Un numero terribile, se si tiene conto del fatto che la popolazione non supera le 70.000 persone. La popolazione totale è più numerosa, ma molti osseti vivono nell'Ossezia del Nord e in Russia. Questo attacco, che è continuato per una notte e un giorno e ha ucciso migliaia di osseti, costituisce un atto di genocidio ai sensi della convenzione dell'ONU del 1948 sul genocidio. È stato davvero un genocidio. Un altro problema è che hanno spinto le persone a lasciare le loro case. È stato un esodo. Più di 32.000 persone hanno lasciato l'Ossezia del Sud. Sono diventate profughi o sfollati all'interno del loro paese. Si tratta quasi della metà della popolazione. Si può parlare di pulizia etnica. È assolutamente chiaro. Noi sappiamo che ai nostri partner non piace sentirci parlare di pulizia etnica, di genocidio, e così via. Ed è naturale, perché hanno mantenuto questo regime, l'hanno creato, ci hanno investito molto denaro e l'hanno presentato come un modello di democrazia. Adesso questa democrazia conduce una politica di pulizia etnica. Per i nostri partner dei paesi occidentali è assolutamente inaccettabile riconoscere questo fatto. Se questi stati considerano normale puntare il dito contro altri paesi accusandoli di pulizia etnica, questa accusa chiaramente non si applica alla Georgia “democratica”. Sanno di avere una parte di responsabilità nell'accaduto. Questo li spinge a difendere selvaggiamente il regime di Saakashvili e tutto quello che questo regime criminale ha fatto durante l'aggressione georgiana, tentando di invertire i ruoli e di attribuire l'aggressione alla Russia. Per fortuna nei paesi Occidentali un numero sempre maggiore di persone ora comprende meglio quello che è veramente accaduto. Osservando le vicende politiche di questi ultimi mesi abbiamo constatato constanti piccoli attacchi verbali contro la Russia. Al tempo dell'elezione di Medvedev i giornali occidentali si sono mostrati particolarmente virulenti nei confronti della Russia. Alla fine è scoppiato questo conflitto. Pensa che ci sia un piano strategico contro la Russia per tenerla fuori dall'Europa e per cercare di controllarla? L'altra domanda riguarda la base missilistica in Polonia. Adesso hanno firmato il trattato. E dunque la mia domanda è: pensa che il piano consistesse nel cominciare una guerra in Ossezia del Sud per poi avvicinare gli altri paesi alla NATO e fare in modo che concludessero il trattato e sostenessero la politica degli Stati Uniti? Ciò che dobbiamo comprendere è che la Georgia si sta avvicinando all'Europa, ma soprattutto agli Stati Uniti. Perché no? Ma l'attuale regime di Tbilisi ritiene di poter accelerare questo processo intrattenendo cattivi rapporti con la Russia. Questo metodo è assolutamente sbagliato. È sbagliato perché qualsiasi soluzione dei problemi della Georgia presuppone una solida base di relazioni amichevoli con la Russia. Sa, già ai tempi dell'Unione Sovietica c'erano dei problemi tra Georgia, Abkhazia e Ossezia del Sud, che però sono riuscite a coesistere. Perché? Perché vivevano in quel grande paese e ne erano protette. Ma quando l'Unione Sovietica si è disintegrata l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud sono diventate parte della Georgia, si sono ritrovate per così dire faccia a faccia con Tbilisi. Avendo qualche esperienza delle relazioni con i georgiani, hanno deciso di proteggersi proclamando immediatamente la loro indipendenza dalla Georgia. La prima tappa verso una soluzione dei problemi è avere dei buoni rapporti con la Russia. Adesso la palla passa alla Georgia. Qual è secondo lei il ruolo della Germania in questo conflitto? Alcune iniziative della Germania con riferimento alla Georgia sono ben note. Innanzitutto perché la Germania fa parte del cosiddetto “gruppo di amici della Georgia”. Si tratta di un gruppo costituito da Segretario Generale delle Nazioni Unite che comprende la Germania, la Francia, la Russia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Ci incontriamo di tanto in tanto, anche qui a Ginevra. Devo dire che la Germania ha sempre contribuito a promuovere idee e iniziative. Esiste un “Formulario di Boden”. L'ambasciatore Boden era il rappresentante del Segretario Generale. È tedesco, molto corretto, imparziale, lo definirei un diplomatico saggio. Il suo formulario per la soluzione del conflitto tra la Georgia e l'Abkhazia è stato lungamente oggetto di discussione. Ma dopo la recente aggressione non esiste più come base dei negoziati. Quale ruolo svolgono in questo gli Stati Uniti? L'ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca ha concesso ieri un'intervista al noto giornale Kommersant. Ha dichiarato che la Russia aveva il diritto di reagire alle operazioni georgiane. Questa dichiarazione dovrebbe essere interpretata come una conferma che gli Stati Uniti sanno chi è l'aggressore e che forse, come dicono, non volevano il conflitto. Cosa possono fare l'Unione Europea e i paesi europei per porre fine a questo conflitto e avvicinarsi alla Russia e ad altri paesi? Quale dovrebbe essere la politica europea per la pace nel mondo? Innanzitutto dovremmo applicare il documento in sei punti approvato dai presidenti Medvedev e Sarkozy che si trova sul tavolo del Consiglio di Sicurezza. Il principio essenziale di questo documento è il non uso della forza e il blocco immediato di tutte le azioni militari. L'Unione Europea fa parte di questo piano. Alcuni membri del Consiglio di Sicurezza sono scettici ma è importante farlo adottare dal Consiglio di Sicurezza per facilitarne l'applicazione. La Russia ha cominciato il suo graduale ritiro, che è stato ampiamente seguito dai media. Tuttavia manterremo dei reparti della nostra forza di pace all'interno della Zona di Sicurezza in Ossezia del Sud, perché sono necessari a garantire la sicurezza degli abitanti. Se il piano e in particolare il principio di non ricorso alla forza verrà applicato, tutti gli altri problemi potranno essere risolti molto più facilmente. A suo avviso quale sarà la situazione finale dopo tutte le discussioni? È molto difficile da prevedere in termini assoluti. Lei sa che ieri circa 60.000 abkhazi (più di un terzo della popolazione totale) si sono riuniti nel centro di Sukhumi, capitale dell'Abkhazia, per dichiarare la loro indipendenza. La stessa cosa è accaduta a Tskhinvali, capitale dell'Ossezia del Sud. La popolazione ha chiesto che venga riconosciuta l'indipendenza della provincia, non solo rispetto alla Russia ma anche agli altri paesi. Lunedì prossimo a Mosca si riuniranno la Duma e il Consiglio della Federazione per affrontare la questione. La mia esperienza mi dice che il nostro Parlamento risponderà positivamente a queste richieste. Non significa però che il riconoscimento da parte del governo avrà luogo immediatamente. Ma come ha giustamente detto il nostro Ministro degli Esteri tutto dipende da quello che farà la Georgia. Saakashvili non mantiene le promesse e ha già parlato di ricostruire l'esercito e di renderlo più forte di prima. Non so quali siano le sue vere intenzioni, se vuole la pace e l'integrità territoriale. Le sue azioni determineranno la sorte del suo paese e ne sarà responsabile. Questa è seconda pulizia etnica in Ossezia del Sud e in Abkhazia negli ultimi 16 anni. Non fa che alimentare i sentimenti indipendentisti. Dunque se il nostro Ministro degli Esteri ha detto che tutto dipende dalla Georgia, dal governo georgiano, lo pensa veramente. Molte grazie per questa intervista, signor Ambasciatore.
Un atto di guerra che nessuno Stato al mondo può accettare thk. Nel 1767 l'Ossezia scelse di porsi sotto la protezione dello Zar, soprattutto per difendersi meglio dagli attacchi dei tartari. Fu solo negli anni Quaranta che Stalin divise il paese, per motivi personali, in Ossezia del Nord e Ossezia del Sud e che assegnò quest'ultima alla Georgia. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica si fecero corrispondere i nuovi confini nazionali a quelli delle ex-repubbliche sovietiche e si lasciò l'Ossezia del Sud alla Georgia contro la volontà della popolazione che aveva proclamato l'autonomia della provincia nel 1991. Nel referendum del novembre 2006 il 99% della popolazione osseta votò a favore dell'indipendenza e dell'ingresso nella Russia. Originale da: Horizons et débats N° 34 e Tlaxcala |
AUTORE:
Tradotto da Manuela Vittorelli