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La "terribile archeologa" che creò lo Stato iracheno

di Sergio Romano - 30/09/2008

LA "TERRIBILE ARCHEOLOGA" CHE CREÒ LO STATO IRACHENO

Ho letto che l'Iraq, come Stato, fu un'invenzione di Gertrude Bell. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, questa donna dalla vita avventurosa e affascinante, alla fine della Prima guerra mondiale, dopo la sconfitta dell'Impero Ottomano, ebbe dagli inglesi l'incarico di disegnare i confini di uno Stato che ancora non esisteva sulle carte geografiche: l'Iraq. Fu proprio così che andarono le cose?


Michele Toriaco, Torremaggiore (Fg),


Caro Toriaco, in una lettera da Bagdad, indirizzata al padre il 4 dicembre 1921, Gertrude Bell scrisse: "Ho bene impiegato l'intera mattina in ufficio a disegnare sulla carta geografica il confine meridionale del deserto iracheno". Millantato credito, mania di grandezza o, più semplicemente, vanità femminile? No. Alla conferenza del Cairo, nel marzo di quell'anno, Lawrence d'Arabia e la "terribile archeologa" (come molti chiamavano Mrs Bell) avevano convinto Winston Churchill che occorreva fare della Mesopotamia uno Stato "indipendente", satellite della corona britannica. Non fu difficile convincerlo. Negli anni in cui era Lord dell'Ammiragliato, Churchill aveva deciso il passaggio della flotta britannica dal carbone alla nafta; e verso la fine della Grande guerra, come segretario alle Colonie, aveva messo gli occhi sui grandi giacimenti petroliferi di quella vasta area, fra il Tigri e l'Eufrate, in cui esistevano, fino alla conquista britannica del 1917, i tre distretti turchi di Bassora, Bagdad e Mosul. Gli appassionati consigli di due fra i maggiori arabisti britannici di quegli anni furono la goccia che fece traboccare il vaso. Venne deciso che la Mesopotamia, ribattezzata Iraq, sarebbe divenuta un regno e che il re sarebbe stato Feisal, figlio dello sceriffo hascemita della Mecca. Vi fu anche, per salvare la faccia della democrazia, un referendum popolare, organizzato con metodi che non sarebbero dispiaciuti a Saddam Hussein. Mentre Lawrence tornava in patria e rinunciava alla vita pubblica, Gertrude Bell restò in Iraq e fu per qualche tempo, nella fase iniziale dello Stato iracheno, una sorta di eminenza grigia della potenza protettrice. Perdette una parte della sua autorità quando Feisal si rivelò meno docile e malleabile di quanto i suoi padrini avessero sperato. Ma ritornò alla sua passione archeologica e fondò il grande museo di Bagdad. Gli iracheni la chiamavano "Katum", gentildonna, e s'inchinavano al suo passaggio ogni qualvolta attraversava in carrozza le vie della città. Morì nel 1926, forse uccisa da una dose eccessiva di sonniferi. È sepolta a Bagdad. Gertrude Bell nacque nel 1866 a Washington, una piccola città inglese della contea di Durham. Era alta, magra, non brutta, la testa coronata da una grande chioma di capelli rossi. Si diplomò in storia a Oxford e fece un viaggio in Persia dove uno zio era ambasciatore di Sua Maestà. Imparò il farsi, tradusse in inglese poesie lascive di un grande poeta persiano e studiò l'arabo a Gerusalemme prima della fine del secolo. Gli arabi e l'archeologia divennero da quel momento, insieme alle scalate d'alta montagna, le maggiori passioni della sua vita. Gli studi, i viaggi nel deserto, il coraggio e una certa eccentricità (fu paradossalmente contraria al suffragio femminile) fecero di lei uno dei più noti personaggi dell'Inghilterra edoardiana. Quando il governo britannico, dopo lo scoppio della Grande guerra, decise di aizzare il nazionalismo arabo contro l'Impero Ottomano, Gertrude fu con Lawrence l'anima dell'Arab Bureau che l'Intelligence Service aveva creato al Cairo. Nel 1916, non appena fu decisa la conquista della Mesopotamia, fu a Bassora con le truppe britanniche che si preparavano all'offensiva. Nel suo grande album fotografico, conservato con le sue carte nell'Università di Newcastle, esiste una straordinaria documentazione della Mesopotamia di allora. Amata o detestata, a seconda degli interlocutori e delle circostanze, Getrude Bell fu per molti aspetti più colta e intelligente di Lawrence. Ma la straordinaria conoscenza del mondo arabo non impedì che le sue passioni fossero responsabili di alcune decisioni che hanno segnato la sorte dello Stato iracheno. Detestava gli sciiti, temeva i curdi, amava i sunniti e contribuì alla nascita di uno Stato fortemente unitario, là dove sarebbe stato forse preferibile tenere maggiormente conto delle differenze etniche e religiose del Paese. Quello che gli americani non sono ancora riusciti a pacificare è l'Iraq di Gertrude Bell.