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Finanza etica ddeche'?

di Uriel - 15/10/2008

Fonte: Wolfsteep

Ecco che, come conseguenza della crisi , arrivano tutti i rottami ideologici del secolo scorso a dire che dobbiamo tornare indietro nel tempo per avere futuro. Uno di questi rottami e' la cosiddetta "finanza etica". 

Personalmente, rido di queste fesserie. Per una ragione semplicissima. Il motivo per il quale la finanza che ha fatto il botto e' considerata "poco etica" sta nel fatto che ha prodotto valore basandosi sul nulla. Il "nulla" pero' non era esattamente un "nulla", ma una serie di belle parole tra cui "cartolarizzazione", "risk management", "rating", eccetera.

Ovviamente i sostenitori della finanza "vera" (tra cui il sottoscritto) pensano che si tratti di fuffa, nella misura in cui si tratta di cose che NON possono servire a creare valore, e specialmente non possono essere usate per garantire valore.

Trattandosi di questo, i sostenitori della finanza "vera" pensano che soltanto qualche cosa che abbia un valore in senso costruttivo possa venire usato come garanzia: cose che non possono venir misurate in laboratorio ma sono frutto di convenzioni giuridiche sono fuori dal discorso.

In generale questo si basa sulla constatazione che l'economia finisca col parlare di eventi fisici e di fatti storicamente accaduti: se una cosa a rischio si basa su un'altra cosa a rischio non mi potete rispondere che il rischio sia calato. In generale i materialisti come me calcolano ilrischio come prodotto tra il danno che si causerebbe e le probabilita' di causarlo.

Altre sofisticazioni del concetto sono possibili, ma il rischio NON puo' venire evitato mediante una convenzione giuridica.

Gira e rigira, insomma, l'accusa che muoviamo verso la finanza "creativa" e' di non basarsi su una filosofia abbastanza materialista da creare delle garanzie materialmente verificabili.

Adesso arrivano quelli della finanza "etica" e ci dicono di essere la soluzione. No, sono un'altra merda , tale e quale. Che cosa e' "l'etica"' Esiste un test di laboratorio grazie al quale io possa stabilire se qualcuno sia "etico" o meno?

No. La verita' e' che la parola "etica" nel mondo della finanza e' usata come parte del brand. Pensare che la finanza etica sia la soluzione alla finanza creativa e' un assurdo, perche' sia "etico" che "creativo" sono concetti basati su convenzioni sociali e culturali.

Che cos'e' questa "etica" cui si chiede di dare valore alle istituzioni? Se parliamo di banche islamiche, si tratta di limitare sotto strettissimi dettami religiosi l'interesse sui prestiti. Cioe', nei fatti, di limitare i prestiti: perche' una banca dovrebbe darvi i soldi se non ci guadagna nulla? In occidente, la finanza "etica" sarebbe una finanza che segue una logica calvinista: "mai mentire".

Stranamente, pero', coi titoli subprime nessuno ha mentito: si trattava di titoli subprime. "Subprime" significa che sono crediti di qualita' scadente. E' come un barattolo con sopra scritto che il contenuto fara' schifo. Semmai e' nei titoli derivati e negli hedge fund, come dice Tremonti, che non e' scritto chiaramente. Ma anche supponendo che fosse stato scritto chiaramente, volete dirmi che nessuno sapesse cosa fossero i titoli derivati? No, le cose non stanno cosi', perche' venivano contabilizzati secondo una precisa formula (che ha vinto il Nobel), QUINDI I RISCHI ERANO NOTI, perche' la formula li richiede.

Dunque?

Il problema non e' che si sia mentito: quella menzogna con cui si calcolavano i valori da contabilizzare per i titoli era sostenuta da un Nobel per l'economia.

E lo stesso Nobel premia l'idea che il rischio si possa vendere , senza produrre cartaccia inutile. Nessuno ha mentito, se non la formula che ha vinto il Nobel. Ma non c'e' niente di etico in tutto questo, c'e' solo una grossa carenza del mondo accademico, secondo il quale spesso (troppo spesso) chi utilizza e produce lavori matematici (come fanno troppo spesso gli economisti ) non si sottopone ad esami logici accurati.

E qui siamo al dunque: il problema vero e' stato la dematerializzazione della finanza, cioe' il distacco della finanza da beni realmente esistenti e servizi materialmente fruibili.

Questa dematerializzazione e' il frutto di un'astrazione che vuole il rischio ed il valore come strumenti convenzionali, anziche' effetti materiali.

Ma l' "etica" e' esattamente sullo stesso piano. Se cominciamo a fare finanza "etica", avremo creato un circolo finanziario nel quale viene premiato il "rating" che viene da fenomeni culturali, da radici storiche e religiose: come negare che Opus Dei, che ufficialmente fa soldi per aiutare i poveri, sia "etico"? E a quel punto, la finanza islamica con le sue elemosine non ha forse un fine "etico"?

Di questo passo, finiremo col richiedere che la finanza si pieghi con la fantasia del santone di turno o con la percezione sociale del concetto di "etico", che e' estremamente variabile da luogo a luogo.

Di conseguenza , ai signori della finanza "etica" rispondo semplicemente questo: di valori dematerializzati, astratti, convenzionali e sovrastrutturali ne abbiamo avuti abbastanza.

Anzi, alcuni di questi sono tra le cause della crisi attuale. Per favore, non illudete la gente che altri valori astratti possano venire usati come valore.