 Satish Kumar « È idea comune che scienza e spiritualità siano come l’acqua e l’olio, che non legano affatto, e anzi fanno a pugni. Ma questo è un errore. La scienza ha bisogno della spiritualità, e la spiritualità ha bisogno della scienza. Non dimentichiamo che, se la scienza produce strumenti e conoscenza, la spiritualità offre significati. E se non è guidata dalla spiritualità, dall’etica, la scienza – che oggi ha dalla sua i mass media, l’industria, gli affari, l’istruzione e la politica – è pronta a sperimentare qualsiasi cosa per avere successo, senza preoccuparsi delle conseguenze per l’uomo. Va dove la chiamano il denaro, gli interessi militari e il materialismo. Ha carta bianca per soggiogare la natura e dominare le menti». Sono concetti che sabato verranno esposti al Festival della Scienza di Genova – che apre domani e continua fino al 4 novembre con varie iniziative attorno alle questioni della diversità – dal filosofo indiano Satish Kumar, considerato uno fra i maggiori educatori contemporanei, in una conferenza sul tema «scienza e spiritualità». La sua vita è un’avventura, e non solo del pensiero, che comincia quando, a nove anni, lui si fa monaco ed entra in uno dei più antichi movimenti religiosi indiani. Ma presto abbraccia la visione del mondo propria di Gandhi e parte, senza soldi, per un pellegrinaggio di pace lungo tredicimila chilometri, dall’India all’America. Quando gli chiedono che cosa pensa della civiltà occidentale, risponde come il Mahatma: «Sarebbe una buona idea». Satish Kumar ama la società occidentale (ha letto, fra gli altri, Tommaso d’Aquino e Galileo). Ciò che non ama è il materialismo di cui la società occidentale è oggi permeata. «Il materialismo è la nuova religione. Si crede fermamente che avere più beni materiali renda felici». Raggiungere tutto ciò che è raggiungibile, attuare tutto ciò che è attuabile, è sempre stato, in fondo, l’obiettivo (non confessato) della scienza. «Ma oggi noi sappiamo che, quando non si accetta più alcun limite, si arriva a praticare tecnologie aberranti come la clonazione umana, oppure a confezionare una scienza che funziona solo a vantaggio di chi può permettersela'. E come moderare il potere della scienza, «che ha acquistato un altissimo status di superiorità »? «Colmando il fossato fra ragione e intuizione, portando – con criteri scientifici – la spiritualità in tutti i campi dell’esistenza: nella ricerca come nell’insegnamento e nella politica ». Accostando fisica e metafisica, Einstein e Tommaso d’Aquino, Galileo e Madre Teresa di Calcutta; un percorso che Satish Kumar ha già compiuto personalmente. Da Londra, dove risiede dal 1973 e dove guida lo Schumacher College, il filosofo viene chiamato a tenere conferenze in tutto il mondo, e nei giorni scorsi, in Spagna, mentre la crisi finanziaria globale era al culmine, ha ammonito che sconvolgimenti come questo sono frutto della concezione per cui tutto è materia, compreso il lavoro e la stessa persona umana. «Tutto è merce di compravendita sul mercato dei capitali, sul co- siddetto libero mercato, un teatro di guerra in cui si scontrano profitti concorrenziali, nel quale regna una spietata competizione, e in cui l’obiettivo è la sopravvivenza del più idoneo, cioè l’inesorabile distruzione del più debole. Cinismo degli affari, commercio senza sensibilità umana, industria senza rispetto dell’ambiente, finanza ed economia senza equità. Questo è il tipo di mondo dal quale lo spirito è stato cacciato via». Ma ora compaiono molti segni di 'ritorno allo spirito'. La società duale, la cui cultura poggia sul falso assioma della divisione tra materia e spirito e sull’emarginazione dello spirito, mostra le sue crepe, rileva Satish Kumar. La gente si accorge che i soli consumi materiali non l’appagano più. Ha sete di nutrimento spirituale. «Chi vede dove ci ha portato la materialistica politica del potere, sente un crescente bisogno di spiritualità, non accetta più di vivere un’esistenza senza spirito. Vogliamo che il divino, il sacro, come un’aria fresca, soffi nelle nostre vite e spazzi via le ragnatele dalle nostre menti chiuse». Ma la spiritualità si risveglia anche con elementari regole pratiche. Per esempio, con uno stile di vita semplice, sobrio, senza vanità, spiega Satish Kumar. Una buona regola è non lasciarsi prendere dalla smania di catturare l’interesse dei mass media, tentazione cui non si sottraggono i movimenti ecologisti, dice il filosofo, che pure è famoso come promotore di battaglie ambientaliste. Il catastrofismo non paga. Una vita stressata dalla fretta, neanche. L’imperatore della Persia chiese a un saggio: che cosa posso fare per rendere sempre più efficace il mio lavoro? «Dormite quanto più a lungo potete» si sentì rispondere, sorpreso. La lentezza aiuta a vivere con più profondità. Fare meno cose, per farle meglio. «Concedetevi più tempo. E, quando è possibile, niente fast food, che è un cibo tremendo. Aderite al movimento italiano dello slow food, che è un cibo 'spirituale'». Nelle conferenze, Satish Kumar sottolinea come materia e spirito siano le due facce della stessa medaglia. («Le abbiamo separate, e ora scontiamo lo sbaglio»). La materia rappresenta la quantità, lo spirito la qualità. Lo spirito si manifesta attraverso la materia; senza lo spirito la materia non ha vita. E il filosofo chiude i suoi colloqui con l’invito ad allontanare la paura e a coltivare la fiducia. «Confidate in voi stessi, siete una scintilla divina». Seguendo l’insegnamento del Mahatma, al Festival di Genova nei prossimi giorni parlerà del rischio di «soggiogare la natura e dominare le menti» nella società contemporanea
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