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Le leggi della memoria non censurino gli storici

di Timothy Garton Ash - 23/10/2008

  
 
Di tutti i modi in cui in Europa si intacca la libertà le cosiddette "leggi della memoria" sono uno dei meno espliciti. Sono sempre più numerosi i paesi che si dotano di una legislazione che stabilisce il modo corretto di ricordare e definire un determinato evento storico. Chi dà una risposta sbagliata incorre in un' azione penale. Quale sia la risposta sbagliata dipende dal luogo in cui ci si trova. In Svizzera si finisce in tribunale se si afferma che la terribile sorte toccata agli armeni negli ultimi anni dell' impero ottomano non fu un genocidio. In Turchia si finisce in tribunale se si afferma che lo fu. Ciò che sulle Alpi è verità decretata dallo stato è menzogna decretata dallo stato in Anatolia.

Questa settimana un gruppo di storici e scrittori di cui anch' io faccio parte si è schierato contro questo pericoloso controsenso. In un appello, chiamato 'Appel de Blois' , pubblicato su Le Monde lo scorso fine settimana noi sosteniamo che in un paese libero 'non spetta a nessuna autorità politica definire la verità storica e limitare la libertà degli storici con sanzioni penali' . E motiviamo la nostra opposizione all' accumularsi delle cosiddette 'leggi della memoria' . Tra i primi firmatari dell' appello compaiono storici come Eric Hobsbawm, Jacques le Goff, e Heinrich August Winkler. Potete unirvi a noi inviando una email all' indirizzo contactlph-asso.fr Non è un caso che l' appello parta dalla Francia, paese che ha avuto una recentissima e complessa esperienza di leggi della memoria e processi. Tutto è iniziato senza grosse polemiche nel 1990 quando è stato introdotto in Francia il reato di negazione dell' olocausto nazista degli ebrei europei e di altri crimini contro l' umanità sanciti dal Tribunale di Norimberga nel 1945, già presente nella legislazione di vari altri paesi.

Nel 1995, lo storico Bernard Lewis fu condannato da un tribunale francese per aver sostenuto che in base alle testimonianze disponibili la sorte toccata agli armeni non sarebbe configurabile come genocidio nell' accezione del diritto internazionale. Un' altra legge approvata nel 2001 stabilisce che la repubblica francese riconosce la schiavitù come crimine contro l' umanità a cui deve essere riservato 'spazio significativo' nell' insegnamento e nella ricerca. Un gruppo in rappresentanza di un certo numero di cittadini francesi all' estero ha intentato una causa contro l' autore di uno studio sulla tratta degli schiavi africani, Olivier Pétré-Grenouilleau, accusandolo di 'negazione di un crimine contro l' umanità' . Al contempo è stata approvata un' altra norma, di impostazione diversissima, che impone il riconoscimento nei programmi scolastici del 'ruolo positivo' esercitato dalla presenza francese oltremare, 'in particolare in Nordafrica' . Fortunatamente a questo punto un' ondata di indignazione ha dato vita al movimento chiamato Liberté pour l' histoire (lph-asso.fr), guidato dallo storico francese Pierre Nora, promotore anche dell' Appel de Blois. L' azione legale contro Pétré-Grenouilleau è caduta e la clausola del 'ruolo positivo' eliminata. Resta però incredibile che proposte di quel genere siano riuscite a entrare nel codice di una delle grandi democrazie del mondo, una delle patrie del sapere storico. Questo controsenso è tanto più pericoloso quando si maschera da virtù. Ne è perfetto esempio il recente tentativo di imporre limiti all' interpretazione storica in tutta l' Ue in nome della 'lotta al razzismo e alla xenofobia' . Il progetto di 'Decisione quadro' del Consiglio per la giustizia e gli affari interni dell' Ue, avanzato dal ministro della giustizia tedesco Brigitte Zypries, suggerisce che in tutti i paesi membri dell' Ue 'l' atto di condonare, negare o sminuire grossolanamente in pubblico i crimini di genocidio, i crimini contro l' umanità e i crimini di guerra' sia 'punibile con sanzioni penali per un minimo di uno e un massimo di tre anni di carcere' . Chi sarà a decidere quali eventi storici si configurano come genocidio, crimini contro l' umanità e che cosa equivale a 'sminuirli grossolanamente' ?

Il diritto internazionale umanitario indica alcuni criteri, ma stabilire esattamente quali eventi si configurino come tali è oggetto spesso di accese polemiche. L' unico modo infallibile per garantire uniformità in tutta l' Ue sarebbe concordare una lista - chiamiamola lista Zypries - di orrori validi. Immaginate il mercato che si svolgerebbe a porte chiuse a Bruxelles. (Funzionario polacco al suo omologo francese: ok, vi diamo il genocidio armeno se ci date la carestia ucraina). Gogol puro. Dato che alcuni paesi con una forte tradizione di libertà di parola, tra cui la Gran Bretagna, si sono opposti al progetto originale della Zypries, alla proposta è stato aggiunto: 'gli stati membri possono scegliere di sanzionare esclusivamente la condotta passibile di turbare l' ordine pubblico o che risulti intimidatoria, offensiva o ingiuriosa' . In pratica quindi i singoli paesi continueranno a fare a modo loro. Nonostante le numerose pecche la Decisione quadro è stata approvata dal Parlamento europeo nel 2007, ma non è stata ripresentata al Consiglio per la giustizia e gli affari interni per l' approvazione definitiva. Ho scritto una e-mail al competente rappresentante dell' attuale presidenza francese dell' Ue chiedendo il perché ed ho ricevuto questa risposta, criptica ma incoraggiante: "La Dq 'Razzismo e Xenofobia' non è pronta per l' adozione, in quanto bloccata da alcune riserve parlamentari pendenti". Merci, madame liberté: servirà ad arrivare alla fine dell' anno. Poi fa che la presidenza ceca dell' Ue che coprirà il primo semestre del prossimo anno la abroghi - con una dose del buon senso del bravo soldato Sveijk. Sia chiaro, sono convinto che è importantissimo che le nazioni, gli stati, i popoli e altri gruppi (per non parlare degli individui) riconoscano solennemente e pubblicamente i mali da loro o in loro nome compiuti. L' immagine del leader della Germania Ovest Willy Brandt che a Varsavia si inginocchia in silenzio davanti al monumento alle vittime e agli eroi del ghetto è per me una delle più nobili della storia europea del dopoguerra. Per ammettere queste realtà, la gente deve innanzitutto conoscerle. Quindi bisogna insegnarle a scuola e commemorarle pubblicamente. Ma prima di essere oggetto di insegnamento devono essere oggetto di ricerca. Bisogna scoprire, verificare e vagliare le testimonianze e le varie possibili interpretazioni vanno riscontrate in base ad esse. E' questo processo di ricerca e di discussione storica ad esigere totale libertà - soggetto unicamente alle leggi severe contro la diffamazione e la calunnia mirate a proteggere le persone in vita ma non i governi, gli stati o l' orgoglio nazionale (come nel famigerato articolo 301 del codice penale turco). Come in un esperimento di scienza naturale lo storico testa in base alle testimonianze ogni possibile ipotesi, per quanto estrema, quindi sottopone l' interpretazione a suo avviso più convincente alla critica dei colleghi e al dibattito pubblico. E' così che si arriva il più vicino possibile alla verità circa il passato. Come confutare ad esempio l' assurda teoria del complotto, che sembra avere tuttora un certo credito in alcune parti del mondo arabo e vede gli ebrei dietro gli attacchi terroristici dell' 11 settembre 2001 a New York? Proibendo a chiunque di enunciarla pena l' arresto? No, si confuta confutandola. Raccogliendo tutte le testimonianze disponibili in seno ad un dibattito libero e aperto. Non è solo il modo migliore di arrivare alla realtà dei fatti, sostanzialmente è anche il modo migliore di combattere il razzismo e la xenofobia. Quindi vi invito ad unirvi a noi per dire addio allo stato-balia e alla sua polizia della memoria.