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Le prime elezioni parlamentari

di Syed Saleem Shahzad - 21/09/2005

Fonte: nuovi mondi media

Le prime elezioni parlamentari
Syed Saleem Shahzad
“Ma c’è qualcuno che vuole chiedere a questi candidati dove hanno preso i soldi per farsi i cartelloni elettorali e imbrattare tutta la città?", chiede un carrettiere di Kabul
Gli elettori hanno votato. Ora comincia l’arduo compito del conteggio dei voti delle prime elezioni parlamentari in oltre trent’anni di storia dell’Afghanistan, per verificare come le “schede del potere” si distribuiranno tra i 249 seggi dell’Assemblea Nazionale (la ‘Wolesi Jirga’) e tra i 32 consigli provinciali.

12.5 milioni di cittadini afgani hanno posseduto i requisiti per presentarsi alle urne. Le prime stime parlano di un tasso di partecipazione al voto che oscilla tra il 50% e il 65% del totale della popolazione, abbastanza distante dal 70% raggiunto l’anno scorso in occasione delle elezioni presidenziali che confermarono nel paese la posizione leader di Hamid Karzai.

I risultati definitivi non si conosceranno fino al prossimo mese.

“Volendo fare un confronto, l’affluenza alle urne in queste elezioni è decisamente minore rispetto a quella che aveva caratterizzato le presidenziali dello scorso anno”, dichiara ad Asia Times on Line Ahmed Nadri, presidente dell’organizzazione ‘Free and Fair Election Foundation of Afghanistan’ che ha inviato nel paese più di 5.000 osservatori internazionali per monitorare l’appuntamento elettorale.

“A parte le questioni di sicurezza, vi erano altri altri fattori – tra cui indiscutibili violazioni commesse dai candidati – che avrebbero potuto interferire con il corretto svolgimento delle elezioni”, sostiene Nadri.

Funzionari di pubblica sicurezza statunitensi e afgani hanno dichiarato che alcuni scontri con combattenti talebani avvenuti domenica, il giorno delle elezioni, hanno causato la morte di tre militanti e di due poliziotti nella provincia orientale di Khost.

Il Ministro della Difesa francese ha riferito che in un altro incidente avvenuto nella regione meridionale del paese il giorno precedente alle elezioni un soldato delle forze speciali francesi è stato assassinato.

A Kabul due missili sono caduti all’interno del centro operativo delle Nazioni Unite in Afghanistan poco dopo l’apertura dei seggi elettorali. Uno dei due missili è deflagrato e ha incendiato un magazzino, l’altro non è esploso.

Il servizio di sicurezza predisposto nei 6.200 seggi in tutto l’Afghanistan contava la presenza di 30.000 truppe complessive, tra cui 20.000 guidate dagli Usa e 10.000 dalla Nato.
Negli ultimi mesi prima delle elezioni sono morte più di 1.000 persone.

Le operazioni di voto sono iniziate alle 6.30 del mattino nelle moschee e nelle scuole: a metà mattina le strade di Kabul erano deserte, nonostante gli abitanti della capitale siano soliti essere piuttosto mattinieri.
L’unico grosso assembramento era quello formatosi attorno alla residenza dell’ex-ministro dell’interno dell’Afghanistan e leader del New Afghanistan Party (Hizb-e Afghanistan-e Nawin) Younus Qanooni, dove si erano radunati decine e decine di suoi sostenitori.

Qanooni, tagiko, guida il National Understanding Front. Lo scorso ottobre si candidò alle elezioni presidenziali contro Hamid Karzai e collezionò il maggior numero di voti dopo quello del Presidente.

L’amministrazione afgana si è duramente impegnata a motivare i propri cittadini in occasione dell’appuntamento elettorale.
La corrente elettrica a Kabul è disponibile solo per tre ore al giorno. Tuttavia domenica l’elettricità è stata assicurata per tutta la giornata in modo da permettere alla gente di assistere ai programmi della rete televisiva nazionale e sentirsi spronata ad andare a votare.

“Perché dovrei andare a votare?”, chiede Hameedullah, un autista di Kabul. “Ogni persona che conosco mi dice che non crede in queste elezioni”. “Quella gente saccheggia le finanze nazionali e le loro mani sono sporche del sangue dell’umanità”.

Circa 5.800 candidati – tra cui ex-uomini politici, mujahideen e persino rappresentanti talebani – non hanno riconosciuto la validità delle elezioni. Unicamente in virtù delle loro risorse, essi si sentono in diritto di padroneggiare nella composizione della nuova Assemblea Nazionale.

“Ma c’è qualcuno che vuole chiedere a persone come Younus Qanooni o come il professor Abdul Rab Rasolo Sayyaf (un leader Pashtun) dove hanno preso i soldi per farsi i propri cartelloni elettorali e imbrattare tutta la città? Oppure c’è qualcuno che vuole chiedere perché le nostre infrastrutture qui a Kabul sono così malmesse malgrado vengano spesi milioni di dollari in investimenti stranieri e come fanno tutti questi candidati a ostentare le loro auto nuove fiammanti?”, chiede Hameedullah.



Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/GI20Ag01.html
Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media