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Il capitalismo e le sue svolte

di Federico Rampini - 03/11/2008

     
Federico Rampini esamina i provvedimenti politici adottati contro le crisi economiche succedutesi durante il ‘900. Egli individua il nodo cruciale della regolamentazione dei mercati finanziari nel Glass Steagall Act, che nel 1933 separò rigidamente le banche commerciali dalle investment bank. Le prime potevano solamente raccogliere i depositi dei risparmiatori attraverso conti correnti o libri di risparmio, ma era loro proibito investire direttamente in aziende e in altre società finanziarie. Questo ruolo era attribuito invece alle investment bank, che però non potevano gestire conti correnti.
Nel 1999, negli Stati Uniti questa distinzione viene abolita, permettendo di inserire gli investimenti finanziari anche ad alto rischio fra le attività delle banche commerciali, scaricando così sui risparmiatori le conseguenze della attuale crisi finanziaria.


Le grandi crisi finanziarie sono state l’occasione e la spinta decisiva per riformare le regole dell’economia di mercato, ma non sempre nella direzione giusta. Il crollo delle Borse iniziato nel
1929 e poi seguito dalla Grande Depressione, ispirò profonde riforme dagli esiti divergenti. [...] Un’ondata di protezionismo fu sancita con una legge Usa del 1930, lo Smoot-Hawley Tariff Act che impose alti dazi doganali sulle merci straniere [...]. La conseguenza fu di innescare una catena di ritorsioni. Ogni paese cercò di scaricare la crisi sugli altri, col risultato che il commercio mondiale ne uscì fortemente ridimensionato, aggravando la Grande Depressione. L’eredità di quel ripiegamento protezionista è stata più profonda di quanto si creda. Solo negli anni Novanta l’economia mondiale ha ritrovato il livello di integrazione, libertà di scambi e dei movimenti di capitali, che aveva conosciuto all’inizio del Novecento.
[...] L’anno decisivo è il 1933, quando l’America soffrì un collasso del suo sistema bancario. Nacque allora il Glass Steagall Act, la nuova legge bancaria destinata a regolare il credito per oltre mezzo secolo. È con quella normativa che vide la luce per la prima volta la Federal Deposit Insurance Corporation, l’agenzia che con i suoi fondi (alimentati da un prelievo sui conti bancari) assicura i depositanti contro il rischio di bancarotta degli istituti di credito. La Federal Reserve ricevette nuovi poteri. Ancora più importante nel Glass Steagall Act fu la creazione di una “muraglia cinese” per separare due mestieri. Da una parte le banche commerciali tradizionali, che raccolgono depositi: a loro la legge proibì da quel momento in poi di assumere partecipazioni in altre società finanziarie e aziende industriali. Il mestiere di investitore in capitale di rischio veniva riservato alle investment bank (chiamate anche merchant bank o in italiano banche d’affari). Queste ultime a loro volta non potevano gestire conti correnti e libretti di risparmio. Si volle così proteggere il piccolo risparmiatore da un pericolo che gli era stato fatale negli anni Trenta: il fatto che i suoi depositi a vista venivano reimpiegati in investimenti di lungo termine, ad alto rischio e poco liquidi, con forti probabilità di insolvenza nell’eventualità di un crac delle Borse.
Nonostante i pesanti “avvertimenti” lanciati dai mercati finanziari alla fine degli anni Novanta, costellati da incidenti che anticipano alcune caratteristiche della crisi attuale (la bancarotta di diversi paesi asiatici, della Russia, dello hedge fund Ltcm tra il 1997 e il 1998), nel 1999 venne smantellata definitivamente la “muraglia cinese” tra i due mestieri bancari. In quel caso fu decisiva l’egemonia politico-culturale del neoliberismo reaganiano, un’ideologia che già aveva spianato la strada a numerose deregulation e all’indebolimento complessivo dei poteri di controllo e vigilanza sui mercati. Nel 1999 il Gramm-Leach-Biley Act abrogò la distinzione tra banche commerciali e investment bank, accelerando la diversificazione di tutti gli istituti di credito in attività finanziarie sempre più complesse e spericolate: è per effetto di quella riforma (firmata dal presidente Bill Clinton ma prima approvata al Congresso per iniziativa dei repubblicani) che gli investimenti ad alto rischio si sono infiltrati nei portafogli delle banche tradizionali. [...]
Fra le lezioni della Grande Depressione non va dimenticata la riforma di portata mondiale decisa a
Bretton Woods nel 1944: nacquero il Fondo monetario internazionale e il Gatt, una nuova architettura di regole e istituzioni per rilanciare il commercio internazionale e al tempo stesso fornire una base di stabilità ai rapporti tra le monete. In precedenza il New Deal di Franklin Delano Roosevelt aveva anche riscritto il patto sociale americano, ampliando il ruolo dello Stato come garante di una società meno diseguale e meno ingiusta con i deboli. Oggi la profondità della crisi imporrebbe un’azione di quella portata. Abbiamo bisogno di riscrivere non solo le regole della finanza, ma anche quelle degli scambi globali, e di rifondare un patto sociale gravemente indebolito da decenni di allargamento delle diseguaglianze.