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Guerra preventiva o permanente?

di Massimo Fini - 14/02/2006

Fonte: lineaquotidiano.it

 

Mi sembra di sognare.
Un incubo. Posso
sbagliare, ma io
scrivo quel che vedo. E quel
che vedo è che potenze con
immensi arsenali atomici
vogliono impedire a un Paese
di sviluppare il nucleare civile,
per diversificare le proprie fonti
di energia, come ha sempre
dichiarato il governo di Teheran
e com’è dimostrato dal fatto
che per tre anni gli iraniani
hanno accettato le ispezioni
dell’Aie, l’Agenzia internazionale
per l’energia atomica.
È grottesco vedere il presidente
francese Jacques Chirac dare,
la consueta prosopopea gallica,
lezioni di morale nucleare
all’Iran stando seduto su un
arsenale atomico. È come se a
noi italiani venisse impedito di
riaprire la centrale di Caorso,
se lo ritenessimo opportuno
per la nostra politica energetica,
perché ipoteticamente, in
futuro, potremo costruire, nonostante
i controlli dell’Aie, la
bomba atomica. Dice: ma il
presidente iraniano Amhadinejad
ha negato l’Olocausto e il
diritto di Israele a esistere in
Palestina. Questo è un altro
discorso. Nello specifico, cioè
nella questione del nucleare,
l’Iran si è mosso, nel pieno
rispetto della legalità internazionale.
E al vice ministro degli
Esteri iraniano, Abbas Araghchi,
che, a Monaco, faceva
notare ad Angela Merkel (che
aveva paragonato, senza pudore
la finora ipotetica ascesa
dell’Iran nello scacchiere
mediorientale a quella dei
nazisti negli anni Trenta) che
dopo il deferimento dell’Iran
all’Onu il governo di Teheran
sarà costretto ad applicare la
legge e a interrompere la collaborazione
con l’Aiea, come ha
fatto in questi anni, la Cancelleria
tedesca ha risposto arrogantemente
“allora sarà il
caso di cambiare la legge”.
L’Iran vuole, fino a prova contraria,
il nucleare civile, com’è
suo sacrosanto diritto e ha
rispettato finora la legalità
internazionale in materia di
energia atomica.
Cosa che non hanno fatto alcuni
suoi vicini, come Pakistan e
Israele, che si sono costruiti la
bomba in violazione del trattato
di non proliferazione delle
armi nucleari. Perché l’Onu
non ha mai mandato ispettori
in Israele - e se avesse osato
richiederlo avremmo sentito
una qualche risposta
Segue dalla prima
(…) sarcastica del governo di
Tel Aviv a difesa della sua
integrità territoriale - nel
deserto del Neghev dove quello
Stato ha costruito una centrale
nucleare bellica pienamente
operativa?
È evidente che questo continuo,
arrogante, ‘doppiopesismo’,
questa protervia occidentale,
per cui noi siamo il
Bene e possiamo possedere
arsenali con decine di
migliaia di bombe atomiche
mentre gli altri, poiché sono il
Male, non possono nemmeno
farsi, in base a un processo
alle intenzioni, il nucleare
civile, esaspera le opinione
pubbliche musulmane e arabe
e favorisce, anzi, bisogna pur
ammetterlo, dà buone ragioni,
al loro integralismo ed estremismo.
Probabilmente la
vicenda delle vignette blasfeme
sarebbe passata quasi
inosservata se non si fosse
inserita in questo contesto di
arroganza occidentale.
Dove vogliono arrivare gli
occidentali, e in particolare
gli americani, con questa politica
tremendamente aggressiva?
Prima c’è stato l’Iraq,
accusato di possedere “armi
di distruzione di massa” che
proprio l’Occidente gli aveva
fornito perché potesse ammazzare
meglio sciiti e curdi, ma
che non aveva più. È stato
attaccato, invaso, bombardato,
occupato e, con elezioni
ampiamente falsate dalla presenze
di 160 mila soldati stranieri,
vi è stato insediato un
governo controllato. Adesso
nel mirino c’è l’Iran che non
possiede alcuna “arma di
distruzione di massa”, ma che
potrebbe averla in futuro.
È la teoria della “guerra preventiva”
di George W.Bush
che significa in realtà guerra
permanente contro chiunque
non adempia desiderata dell’occidente
e per scatenare la
quale basta il semplice sospetto.
Fanno accapponare la pelle
le dichiarazioni di Marvin
Cetron, consulente della Cia e
dell’Fbi, che esplicitano le
intenzioni dell’Amministrazione
Bush: “Prevedo un attacco
militare internazionale a Teheran
entro qualche anno...
bisogna bombardare Teheran.
Un attacco non unilaterale, da
parte solo di Usa o Israele,
ma multilaterale, una coalizione
con membri europei. “E
non breve e solo a titolo dimostrativo”.
L’unica alternativa
che Mr. Cetron concede è un
cambio di regime a Teheran:
“Come gli iraniani insorsero
contro la Scià nel 1979 così
potrebbero insorgere contro i
fanatici religiosi che li governano.
I governanti iraniani hanno
enormi problemi, dalla gestione
dei giovani in fermento alla
povertà... Non bisogna esitare
a favorire un cambiamento di
regime se necessario con
finanziamenti o con azioni
clandestine” (Intervista al
Corriere della Sera,
5/2/2006). Insomma un bel
colpo di stato, nella peggiore
tradizione americana.
Mr. Cetron, anche se si dica
reduce da una visita nei Paesi
islamici, dimostra di non
conoscere la realtà iraniana.
Quelli contro cui gli iraniani
dovrebbero ribellarsi, come
nel 1979, sono esattamente gli
eredi della rivoluzione khomeiniste.
E quindi questa volta
non si tratta di abbattere un
feroce dittatore, come lo Scia,
sostenuto, oltre che dagli americani,
da una sottilissima striscia
di borghesia iraniana
iperricca, che rappresentava
meno del 2% della popolazione,
ma di abbattere un governo
che, come hanno dimostrato
le elezioni, gode di un
vastissimo appoggio popolare.
E sarebbe bene smetterla con
la fola, con l’“illusio”, con la
fiaba che amiamo raccontarci
in occidente che i giovani
sono contro questo regime.
Giovani, giovanissimi erano i
pasdaran che sostenevano
Khomeini e giovani e giovanissimi
sono gli iraniani che
appoggiano Amhadinejad,
visto che in quel Paese due
abitanti su tre hanno meno di
trent’anni, e Amhadinejad ha
vinto le elezioni.
Ma, a parte questo, è terrificante
ciò che sta uscendo fuori
dal “vizio oscuro” che bisogna
bombardare l’Iran o
organizzarvi un colpo di Stato,
Donald Rumsfeld, ministro
della Difesa americano, afferma
che l’Iran è “il primo Stato
del mondo sponsor del terrorismo”,
senza vere lo straccio
di una prova, Angela Merkel,
con una coda di paglia
lunga qualche chilometro,
paragona l’Iran (che finora
non ha mai aggredito nessuno,
ma semmai è stato aggredito
da Saddam Hussein, col
nostro determinante appoggio
dopo il 1985) alla Germania
nazista; Chirac minaccia di
utilizzare la “force de frappe’
nucleare francese contro l’Iran
mentre i missili israeliani
sono costantemente puntati
contro quel Paese.
E allora non bastano alcuni
estremismi puramente verbali
del presidente iraniano Amhadinejad
per fare il gioco delle
tre tavolette, per scambiare
l’aggredito con l’aggressore e
per mistificare su chi è che
oggi sta veramente mettendo
in pericolo la pace nel mondo,
disposto a tutto, a bombardare,
a innescare colpi di Stato e
a usare persino la bomba atomica
contro un Paese che non
ce l’ha, ma per il quale basta
solo il sospetto che abbia l’intenzione
di costruirla per
legittimare ogni violazione del
diritto internazionale, ogni
sordidezza, ogni violenza,
anche la più efferata.
Chi sono, allora, gli “Stati
canaglia”?