Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Obama, dialogo con Hamas per la pace?

Obama, dialogo con Hamas per la pace?

di Suzanne Goldenberg - 10/01/2009

 
 
Secondo fonti vicine al prossimo governo Usa, l'amministrazione Obama sarebbe disposta a cambiare radicalmente la politica di isolamento di Hamas e ad aprire un canale di comunicazione con il movimento islamista.
Questa decisione di stabilire un contatto con Hamas, che potrebbe avvenire attraverso i servizi di intelligence statunitensi, rappresenterebbe una netta rottura con l'otrscismo di cui il gruppo è stato vittima durante la presidenza Bush. Non dimentichiamoci che il dipartimento di Stato ha iscritto Hamas sulla lista delle organizzazioni terroristiche e che, nel 2006, il Congresso ha approvato una legge che vieta qualsiasi rapporto finanziario con il movimento che oggi governa la Stricia di Gaza.

Certo, Obama non autorizzerà subito dei negoziati diplomatici diretti, ma i suoi consiglieri lo potrebbero spingere ad avere un approccio indiretto, vedi clandestino. Una soluzione, che ha già dato buoni risultati, consisterebbe nel lanciare dei ponti tra Hamas e i servizi Usa, un po' come accadde nel processo segreto tra gli Stati Uniti e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) negli anni 70. In quel caso Israele venne a sapere di questi contatti molto più tardi.
Richard Haas, che ha esercitato le funzioni di diplomatico durante le due presidenze di George W.Bush ed è stato più volte citato dai media come eventuale inviato di Obama in Medio Oriente, sembra favorevole a stabilire contatti discreti a condizione che venga imposto un cessate-il-fuoco e che Hamas si riconcili con Fatah. Un'altra fonte anonima ma vicina a Obama ha lasciato intendere che il presidente eletto andrà oltre le politiche di isolamento di Bush: «Avremo un'amministrazione aperta a negoziati con interlocutori chiave su questioni chiave», ha spiegato la fonte. Tra l'altro Obama si è distinto con la sua volontà di aprire un dialogo anche con i nemici degli Stati Uniti. E in più dispone di varie soluzioni per non dare l'impressione di conferire legittimità ad Hamas.
«Degli emissari segreti e un approccio multilaterale: l'isolamento totale che abbiamo decretato sotto Bush finirà presto», spiega Steve Clemons, direttore del programma strategico della New America Foundation che aggiunge: «Potremmo lavorare con l'aiuto degli europei, inventare assieme a loro una struttura diplomatica multilaterale».
Ma, secondo un esperto di questioni mediorientali vicino al presidente eletto «è molto probabile che tali cambiamenti avranno un carattere ufficiale.

Nel corso di queste due settimane di offensiva militare israeliana su Gaza, una domanda sta arrovellando la mente di molti: quale sarà la politica di Obama per il Medio Oriente? In campagna elettorale ha adottato una posizione assai pro-israeliana, la stessa linea della prossima Segretaria di Stato Hillary Clinton. Eppure, secondo analisti e osservatori americani, Obama dovrà dar prova di maggiore apertira una volta che si sarà insediato alla Casa Bianca. Dovrà soprattutto evitare che questa crisi non lo privi della possibilità di far sentire la sua voce in politica estera costringendolo slamente a reagire agli eventi. «Se resteremo ai margini, se non riusciremo a convincere gli israeliani e a lavorare con la comunità internazionale per porre fine al conflitto saremmo deboli e inefficaci. Obama deve essere pronto ad adottare una politica più ferma, giusta e intelligente di quella dei suoi predecessori, altrimenti potrà dire addio alle sue chances far sì che gli Stati Uniti contribuiscano a risolvere la crisi attuale e tutte le crisi internazionali in senso lato», nota Aaron Miller ex consigliere del dipartimento di Stato per il Medio Oriente.

Bruce Hoffman, specialista della lotta antiterrorista al dipartimento degli Affari esteri dell'università di Georgetown, ritiene complicato che Obama allacci rapporti con Hamas se prima non verrà colpita la sua ala più radicale: «Bisognerebbe che il braccio militare di Hamas venga colpito duramente. Tuttavia, sia tra i democratici che tra i repubblicani, comincia a prendere piede l'idea che è necessario aprire una trattativa con Hamas per arrivare a una pace duratura in Medio Oriente. Anche i consiglieri più stretti di Obama ne sono convinti». 

(The Guardian)