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Gli strumenti del massacro

di Marco Cedolin - 15/01/2009

 

Fra le notizie più allarmanti che giungono da Gaza, dove da oltre 2 settimane l’esercito israeliano sta portando avanti il sistematico massacro del popolo palestinese, una delle più spaventose è quella che riguarda l’utilizzo di armi di distruzione di massa, fra le quali bombe al fosforo bianco e mini atomiche “tascabili” meglio conosciute come “Dime”.
L’argomento è di dominio pubblico da molti giorni, ma la censura mediatica lo ha fino ad oggi relegato all’informazione sul web. Telegiornali e grandi quotidiani (con l’eccezione dell’Unità che ha dedicato un articolo alla questione) si ostinano ad ignorare colpevolmente la notizia, prodigandosi in compenso nella descrizione particolareggiata dei  “terribili” razzi Kassam che Hamas continuerebbe a lanciare in quantità sempre crescente nonché a distanze sempre maggiori, contravvenendo perfino alle leggi della fisica.

Le bombe al fosforo bianco, che distruggono completamente il tessuto organico delle vittime, sono vietate dal protocollo dell’ONU per la messa al bando delle armi non convenzionali, ma Israele è fra i paesi che non l’hanno sottoscritto. Israele è in compenso fra i firmatari della Convenzione di Ginevra che vieta l’utilizzo di tali bombe contro la popolazione civile ed in aree densamente popolate, anche qualora vengano utilizzate esclusivamente per realizzare una cortina fumogena a protezione delle truppe, come fonti israeliane sostengono essere accaduto. In sostanza ci troviamo di fronte ad un pesante crimine di guerra che potrebbe potenzialmente portare Israele a risponderne davanti al tribunale dell’Aja, anche se sappiamo bene che non accadrà. Non accadrà poiché la protezione di cui gode lo stato israeliano a livello internazionale lo pone al riparo da qualsiasi rischio, non certo perché manchino gli elementi che dimostrano il massiccio uso delle bombe al fosforo bianco avvenuto in questi giorni su Gaza.
Sono numerosissime infatti le foto di bimbi i cui resti dimostrano in maniera inequivocabile gli effetti del fosforo bianco, così come numerose sono le foto ed i testimoni oculari che documentano il lancio delle bombe al fosforo, così come non mancano gli operatori sanitari che si sono trovati alle prese con morti e feriti colpiti dai ferali ordigni.

Se possibile ancora più raccapriccianti risultano essere le testimonianze di alcuni medici norvegesi presenti negli ospedali di Gaza, che analizzando le ferite presenti su un certo numero di cadaveri hanno riscontrato il probabile uso delle bombe “Dime”. Si tratta di vere e proprie “atomiche tascabili” create dall’aviazione statunitense per “limitare i danni collaterali” che causano un’esplosione radioattiva di breve raggio, in grado di rilasciare microschegge che tranciano i tessuti molli e oltre a causare la morte dei malcapitati s’innescano nei tessuti dei feriti, provocando il cancro con il passare degli anni. Naturalmente si tratta di ordigni “sperimentali” che pertanto non sono ancora inseriti negli elenchi delle armi proibite.

Gaza dunque somiglia sempre più ad una sorta di teatro per la sperimentazione dei massacri, strapieno di bambini destinati al ruolo di cavie sacrificali. Resta da domandarsi fino a quando la società Occidentale, il cui crollo verticale sotto il profilo del rispetto dei diritti umani è ormai paragonabile a quello finanziario, intende aspirare a sopravvivere a sé stessa, e si tratta di un mistero dalla difficilissima lettura.