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E se a Gaza Israele stesse di nuovo perdendo la guerra?

di Johan Galtung - 15/01/2009

 
 
Sullo sfondo dell'immensa tragedia umanitaria che si produce nelle atrocità di Gaza, una domanda prende forma: i leaders israeliani, politici e militari, hanno forse completamente perso il senno? Un martello per un mal di denti, quei missili sparati con rabbia, come piccole punture di spillo, 8 uccisi: e in risposta ne ammazzano 800? Dov'è finita la sofisticatezza strategica dell'attacco all'Egitto, lanciato nell'esatto momento in cui la leadership dell'esercito era bloccata nel traffico mattutino del Cairo? O del bombardamento di Beirut del 1982, effettuato posizionando gli aeroplani tra il sole e la contraerea?
Israele vuole sbarazzarsi dei missili? Comprensibile, e fattibile: attraverso seri negoziati con l'Olp e Hamas con tutte le carte sul tavolo. Ma questo, sfortunatamente, va oltre la ristrettezza mentale di stati iper-militarizzati che si approvano l'un l'altro, insensibili ad ogni sofferenza se non alla propria, nella caduta inarrestabile dei morenti imperi regionali, o mondiali.
Se la volontà di liberarsi dai missili fosse seria, ci potrebbero essere buone ragioni per dar credito alla teoria del passaggio clandestino di armi nei tunnel sotto la frontiera tra Gaza e l'Egitto. Diversamente dal Libano, che ha catene montuose, Gaza può difficilmente sviluppare una sua manifattura di ordigni. Allora perchè non organizzare un commando, che con un attacco mirato, breve ed efficace, distrugga i tunnel insieme a poche vite umane? Israele sa dove si trovano.
L'attacco violerebbe la sovranità egiziana? Ma questa non è mai stata una seria preoccupazione per Israele, e non è valsa quando Tunisi fu invasa, per un breve ed efficace attacco alla leadership dell'Olp di allora. Forse sarebbe stato fattibile usando la minaccia che - in caso di proteste o di mancata collaborazione all'operazione - l'annuale mazzetta che gli Usa passano al Cairo da Camp David in poi sarebbe venuta meno? Nessuna delle possibilità elencate sopra - sicuramente vagliate al tavolo degli strateghi - è stata scelta.
Come ha riportato l'eccellente medico norvegese Mads Gilbert ad Al Jazeera, non solo Israele uccide, ma uccide con munizioni che provocano orribili ferite. «I civili non sono il nostro obiettivo», dichiara l'esercito israeliano. Per favore, con un milione e mezzo di persone altamente concentrate nella Striscia, senza un posto dove fuggire, ogni bomba è destinata a colpire dei non-militanti. All'incirca il 50% dei morti sono donne e bambini, i bambini da soli un terzo del totale. Espressioni come «involontario», «non voluto» non funzionano.

Gaza: bombardamenti, bombardamenti, bombardamenti, uccisioni, uccisioni, uccisioni.
E neanche così efficaci come avrebbe potuto essere una singola operazione di commando, in grado di metter fine ai rifornimenti di munizioni: finora i lanci di missili, perlopiù innocui, continuano.
E la fase tre delle operazioni militari prevede un combattimento corpo a corpo dei più brutali, entrando fin dentro le case, sul modello di Falluja, forse anche col fosforo bianco. Più atrocità, più vittime: i morti israeliani, e gli israeliani fatti prigionieri, trattati auspicabilmente non allo stesso modo in cui loro trattano la gente di Gaza.

Conclusione 1: in quanto operazione designata a proteggere Israele dai missili, la strategia scelta è palesemente irrazionale.

Conclusione 2: oltre l'irrazionalità-stupidità: è tutto voluto. Compresa l'uccisione di donne e bambini. Perchè?
Sbarazzarsi di Hamas significa eliminare quelli che l'hanno votato, quelle che portano in grembo i loro figli, e quelli che lo voteranno quando saranno cresciuti. In altre parole, genocidio; il genos in questione sarebbe il milione e mezzo di abitanti di Gaza. Il confine guerra-genocidio si oltrepassa quando le vittime sono donne e bambini, fatto inevitabile data la strategia scelta.
E/o: la punizione collettiva, rappresaglia 100 a 1, la logica usata dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, che arriva alle pene capitali, per aver osato sfidare Israele. E anche come deterrente per altri in altri paesi (Libano, Siria..): siamo capaci di una spietatezza senza limiti.
E/oppure: la strategia dei terroristi di stato, come Usa, Gran Bretagna e Israele, e quella di gruppi terroristi come Al Qaeda e Hamas, preuppone che la popolazione colpita - nella Germania nazista, a Gaza, in Usa o in Israele - si solleverà contro la propria leadership politica, vista come la causa della sofferenza. Sbagliato. Le popolazioni si sollevano contro i terroristi. Israele rafforza Hamas così come Hamas compatta Israele; non per sempre, ma almeno fintanto che proseguono le uccisioni.

Gaza: bombardamenti, bombardamenti, bombardamenti, uccisioni, uccisioni, uccisioni.
La conclusione 1 suggerisce che i mezzi scelti sono inadeguati all'obiettivo. La conclusione 2 implica invece che l'obiettivo è decisamente inadeguato.

Consideriamo che qui ci sono due direzioni individuabili.
La prima: Israele si avvicina allo scopo. La fine dei missili sulle città del sud e la fine di Hamas, preferibilmente monitorata da osservatori internazionali.

La seconda: la reazione per i mezzi usati - il genocidio - esplode in dimostrazioni in tutto il mondo, e fa prendere seriamente in considerazione il boicottaggio e il congelamento delle relazioni diplomatiche. Come gli Stati uniti in Iraq, Israele sperava forse in una rivolta dei palestinesi contro Hamas, e di avere dunque una vittoria facile. Ma quella vittoria si allontana, e le proteste crescono, inclusa la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Conclusione 3: Israele sta perdendo la guerra, come in Libano nel 2006. E inoltre: non ci sarà nessuno a Gaza che accetterà il monitoraggio internazionale. Hezbollah condivideva il potere, Hamas no.
E noi, che crediamo in un diritto ad esistere di un Israele pre-1967 e non quello corrente, ci troviamo di fronte a un dilemma. La nostra speranza è che l'ebraismo moderato di Spinoza e di Buber risulti prevalente, un ebraismo del dialogo talmudico; non un ebraismo sul modello forte della torah, del sionismo, di Jabotinski. Liberatevi dal sionismo - la sventura - per salvare l'ebraismo.
Israele, attento: nel dicembre 1987 hai dovuto fronteggiare l'intifada dei sassi. Nel dicembre 2008 devi fronteggiare missili da nord e da sud. E poi cosa? La fossa che ti stai scavando da solo.



* sociologo e matematico norvegese, fondatore dell'Istituto internazionale di ricerca per la pace
**traduzione di Nicola Vincenzoni