Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La natura geopolitica della disputa sul gas

La natura geopolitica della disputa sul gas

di Dong Lingxi (Caijing) - Tiberio Graziani (Eurasia) - 15/01/2009

 
 




Dong Lingxi (Caijing): Qual è la ragione principale della disputa tra la Russia e l’Ucraina in merito alla questione del gas? Quale scopo diplomatico si prefigge la Russia attraverso l’arma della politica energetica?


Tiberio Graziani (Eurasia): Per rispondere adeguatamente e completamente alle sue domande, dobbiamo prima definire il quadro geopolitico generale nel quale si inseriscono il Sistema occidentale e la Federazione russa; successivamente possiamo tentare una spiegazione delle controverse relazioni tra la Russia e l’Ucraina.
Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, il Sistema occidentale, guidato dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, ha cercato di influenzare la vita socio-politica dei Paesi del cosiddetto “estero vicino” russo. La maggior parte di questi paesi erano un tempo membri del patto di Varsavia. Fino al 24 agosto del 1991 –data della proclamazione di indipendenza- l’Ucraina era una repubblica dell’Unione Sovietica. A partire da quel giorno, Kiev iniziò a separare il proprio destino geopolitico da Mosca, dando origine, in tal modo, a una serie di tensioni tra i due governi di natura militare, economica e politica.
Interessati ad ottenere il massimo di profitto da tale critica situazione, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la NATO iniziarono immediatamente ad espandere la loro particolare influenza nell’intera area.
Washington –mediante appropriate Organizzazioni non governative- fomentò la cosiddetta “società civile” ucraina con lo scopo di destabilizzare l’intero paese e, attraverso la “rivoluzione arancione”, sostituire la classe dirigente ucraina con personaggi pro-occidentali. Uno schema, questo, adottato in quello stesso periodo in altre scenari geopolitici (Jugoslavia, Slovacchia e Repubblica ceca, Georgia, etc.). La NATO, dal canto suo, diede inizio ad un’articolata manovra diplomatica finalizzata ad includere Kiev nell’ambito della sua organizzazione transatlantica; analoga manovra venne perseguita anche da Bruxelles interessata ad allargare l'Unione a oriente.
Dunque possiamo affermare che all’origine delle frizioni tra Russia e Ucraina, l’allargamento del Sistema transatlantico occidentale ha giocato un ruolo determinante.
Nella nuova situazione geopolitica, Kiev ha perduto agli occhi di Mosca il privilegio di cliente speciale per gli approvvigionamenti di particolari beni, tra cui materie prime e, soprattutto, il gas.
Mosca, dopo vari tentativi, peraltro andati a vuoto, di convincere Kiev a far parte dello stesso, naturale, contesto geopolitico, ha cominciato ad applicare prezzi di mercato nella vendita del gas venduto agli ucraini.
La risposta di Kiev è stata quella di “succhiare” il gas destinato ai paesi dell’Unione Europea che transitava, in base ad accordi, sul proprio territorio. La ragione principale della controversia tra la Federazione russa e la repubblica ucraina è pertanto di natura prettamente geopolitica.
Partendo da tale considerazione, è possibile comprendere la posizione di Mosca, che ritengo essere corretta. E’ piuttosto Kiev che brandisce come una clava la politica energetica contro Mosca. Kiev può fare ciò perché è spalleggiata da Stati Uniti, Gran Bretagna e da alcuni gruppi di pressione europei collegati agli interessi energetici e geopolitici della potenza d’Oltreatlantico.


Dong Lingxi (Caijing): La posizione dell’Unione Europea sembra ambigua. Perché? L’Italia sostiene la Russia o l’Ucraina?

Tiberio Graziani (Eurasia): Concordo con Lei. L’atteggiamento della maggior parte dei Paesi membri dell’Unione è piuttosto ambiguo. La ragione di tale approccio confuso dipende, a mio avviso, dalla estrema debolezza di Bruxelles quale attore geopolitico. Gli interessi reali dei popoli europei dovrebbero, razionalmente, coincidere con quelli della Russia e con quelli dei Paesi del Nord Africa. Dal punto di vista geografico, l’Europa costituisce, infatti,la parte occidentale della massa eurasiatica ed è collegata, senza soluzione di continuità, attraverso il Mediterraneo, al continente africano. Il Nord Africa e la Russia sono quindi i vicini naturali dell’Europa.
L’interferenza degli USA e della Gran Bretagna in questo grande spazio geopolitico (Europa, Africa, Asia) ha provocato -e seguita a provocare- tensioni deleterie tra l’Europa centrocontinentale e quella orientale. A ciò occorre aggiungere anche le tensioni nel Vicino e Medio Oriente, fomentate -e in taluni casi originate- dagli USA nel quadro della loro espansione verso l’Asia centrale.
Riguardo all’Europa orientale, ricordiamo che pochi anni fa, Donald Rumsfeld, allora segretario alla Difesa degli USA, parlò di una “Nuova Europa”, pro-statunitense da opporre, in caso di necessità, a quella continentale.
Nell’ambito del Sistema occidentale USA-centrico, l’Europa è considerata una testa di ponte gettata sull’Eurasia. Questa considerazione geostrategica ci permette di comprendere il ruolo ambiguo di Bruxelles. L’Unione Europea è un ostaggio della politica statunitense verso l’Eurasia come anche è un ostaggio delle sue classi dirigenti, completamente asservite agli interessi di Washington ed alla finanza di Wall Street.
Anche Roma, come gli altri Paesi dell’Unione Europea, ha mostrato un atteggiamento piuttosto confuso riguardo alla controversia del gas tra Kiev e Mosca; per certi aspetti, tuttavia, si è dimostrata forse più sensibile agli interessi di Mosca. Penso che tale approccio pragmatico sia dovuto alle pressioni che l’ENI potrebbe aver esercitato sul governo Berlusconi. L’ENI, tengo a precisare, è un importante partner di Gazprom.