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Gli stupri e lo stupro sicuritario…

di miro renzaglia - 26/01/2009

 

Chi sacrifica la libertà per la sicurezza,
non merita né la libertà né la sicurezza
Benjamin Franklin

 

 

Ci risiamo: ad ogni atto di violenza, per di più se aggravato da “motivazioni a sfondo sessuale”, le sirene sicuritarie tornano a far sentire le loro stridule invocazioni di “maggior sicurezza per tutti”. Non bastano i pattugliamenti stradali dell’esercito fin qui dislocati nellestupro1_fondo-magazine aree metropolitane:  ne pretendono di più. Non bastano le migliaia  di telecamere a circuito chiuso sparpagliate ad ogni angolo di strada a spiarci anche quando ci soffiamo il naso: se ne devono istallare altre. Non è sufficiente spingere fuori dagli anelli periferici  i campi nomadi, i tuguri degli immigrati clandestini, i rifugi dei clochard: bisogna mandarli sulla luna o bruciarli vivi. Non basta essere intercettati, controllati e pedinati attraverso l’uso che facciamo del nostro cellulare, del nostro computer, delle carte di credito, del bancomat, perfino delle nostre ricette mediche: o prima o poi ci imporranno il braccialetto elettronico che registri anche ogni nostro minimo spostamento fisico: questione di tempo ma l’andazzo è questo…

 

 

Il Partito della Sicurezza non conosce colore. Al massimo, ad ogni nuovo evento delittuoso, sarà registrabile quel tristissimo balletto che si chiama scambio dei ruoli: se è la sinistra a governare, sarà la destra a chiedere di alzare il tiro della repressione, del controllo del territorio e ad accusare l’Amministrazione in vigore di aver fatto poco; a parti invertite, cambierà soltanto l’angolo di tiro, ma il risultato resterà lo stesso: lo stupro totale dello stato sicuritario sulla comunità sociale…

 

 

Prendiamo l’ultimo, vigliacco, truce episodio avvenuto la settimana scorsa a Guidonia di Roma: cinque criminali, probabilmente di nazionalità est-europea, prima rapinano una coppia di fidanzatini appartati in auto a scambiarsi effusioni, poi sequestrano lui nel bagagliaio e, a turno, violentano lei.  Assicurati alla giustizia, come è sperabile accada al più presto, la castrazione chimica e venti anni di galera sarebbero atti dovuti con clemenza… Il che sarebbe operato di una efficiente macchina investigativa e di un rapido percorso giudiziario che porti alla condanna degli attori delinquenti in un quadro di normale stato di diritto, senza bisogno di scomodare alcuna emergenza… Nelle more, sarebbe necessario avviare una seria riflessione sulle condizioni cultural-socio-ambientali che determinano e pongono in essere tali atti criminosi e, nei limiti della provvidenza umana, cercarne i rimedi…

 

 

Invece, alla notizia del fatto, ecco il trasversale Partito della Sicurezza recitare a soggetto le parti che conosce meglio e, così, s’ode a sinistra un squillo sfiatato di tromba: “Non avete fatto abbastanza”, con la destra che risponde con un tonfo di tomba: “Faremo di più”. Dove il “non abbastanza” e “il di più” si restringono in un provvedimento di rinnovo  e intensificazione della militarizzazione urbana, come promesso (o minacciato), con una sollecitudine sospetta per tempestività, dal Ministro dell’Interno e come se, da quando è stata varata la legge del luglio 2008, si fosse registrato  il benché minimo risultato positivo nella prevenzione di questa efferata tipologia di reato.

 

 

A tal proposito, basta appena ricordare quel che è accaduto a Roma nei mesi immediatamente successivi al varo di quella legge: 23 agosto 2008 - due coniugi olandesi accampati  con la loro tenda nei pressi di Ponte Galeria, vengono aggrediti, picchiati, derubati e la donna violentata da due romeni, prontamente individuati ed arrestati; Capodanno 2009 - nel corso di una stupri2_fondo-magazinemegafesta nei capannoni della Fiera di Roma, una ragazza di 25 anni viene seguita e stuprata da un italiano che solo qualche giorno fa si è costituito alla polizia per essere prontamente assegnato agli arresti domiciliari;  21 gennaio 2009 - a Primavalle, una donna viene aggredita da due uomini alla fermata dell’autobus, trascinata dietro un cespuglio e violentata a turno…  Il che dimostra, semmai ce ne fosse bisogno, l’inefficacia della via del maggior controllo militare del territorio intrapresa e in essere.

 

 

In realtà, questi episodi che balzano clamorosamente alla cronaca del giorno dopo sono solo la classica punta di iceberg di un fenomeno molto più ampio, complesso e sommerso: secondo dati Istat, si calcola che solo in Italia, nel 2007, 1.250.000 donne hanno subito violenza sessuale o comunque fisica. Escluso che una tale entità di reati contro la persona possano essere stati compiuti tutti in luoghi pubblici, resta il fortissimo sospetto che il loro ambiente privilegiato sia la casa e che la tipologia dei delitti abbia titolo di “prossimali”, ovvero: commessi da familiari, conviventi o, comunque, conoscenti delle vittime… Se l’ipotesi è veritiera, e il dato accertato secondo il quale all’interno delle mura domestiche si registra un omicidio ogni due giorni è più che sufficiente suffragio, quale dispiegamento di forze di polizia e/o militare, sarebbe necessario per prevenirli? Volendo seguire questa logica, per garantire la totale sicurezza della persona, sarebbe necessario mettere sotto scorta di almeno un poliziotto ogni singolo cittadino: un assurdo, insomma…

 

 

La strada da seguire, sempre insomma, sarebbe un’altra… Quella che, per esempio, porta a una riconsiderazione radicale dei rapporti umani. A partire da quel nucleo che si vuole inossidabile ai tempi e che, invece, mostra tutti i segni di una irreversibile decadenza: la famiglia, questo Totem-&-Tabù che tutto è, ormai, tranne che il nucleo protettivo e “sicuro” che la favoletta pubblicitaria del mulino bianco ci ha insegnato e ci insegna…

 

 

Qualche tempo fa, in un altro articolo,  proponevo l’impedimento a costituirsi delle famiglie e lo scioglimento di quelle in atto, esattamente come si farebbe per qualsiasi organizzazione criminale. Pur volendo ammettere che la mia fosse  una provocazione dettata dai dati statistici dei reati compiuti nel suo ambito  - ai quali più sopra accennavo - che la collocano al vertice più alto della scala dei produttori di crimini (ancora prima delle organizzazioni di stampo mafioso o terroristico e della delinquenza comune),  credo sussistano pochi dubbi sul fatto che il suo istituto  attenda una aurorale riforma culturale, prima ancora che politica e giuridica. Una riforma che dovrà passare, necessariamente, per lo smantellamento di ogni in auge e ossificato identitarismo della persona, della coppia e, dulcis in fundo ma non ultima, della sessualità.

 

 

Ci torneremo…

 

 

 

 

 

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