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Il Maestro di Travaglio

di Marco Francesco De Marco - 27/01/2009

 
 
La questione “Giustizia” scandalizza di nuovo i convinti democratici ed in particolare i “legalisti”. Da Beppe Grillo a Marco Travaglio ritorna la solita levata di scudi che poi prende le consuete strade, fino al nostro blog. Le vergini violate urlano per la deflorazione e invitano alla sollevazione il popolo tradito. Avanza il Regime, arrivano i Tiranni, fine della libertà. Peccato che questo modo di rappresentare la realtà sia falso, ed i suoi effetti utili unicamente al rafforzamento del Sistema. L’equivoco è generato dalla pubblicistica di Regime e dagli effetti del minculpop democratico che agiscono nelle teste di chi si scandalizza. Da bimbo Travaglio si è sentito raccontare a scuola dal Maestro, quello unico, che l’Italia è una Repubblica democratica, dove tutti possono esprimere le loro opinioni liberamente e che la magistratura e le forze dell’ordine difendono gli italiani dai ladri, dai corrotti e dai tentativi di limitare la libertà personale. Travaglio, che è un ragazzo ottimista e fiducioso, giustamente si adira: ma come, la costituzione dice tutte queste belle cose e voi fermate la Procura di Salerno che indagava sugli insabbiamenti della Procura di Catanzaro? E così parte la campagna di indignazione: Aiuto, Regime, Fascisti, Dittatura, Pinochet, Berlusconi, Intercettazioni, Borsellino, Mancino, le Cavallette (John Belushi). Tutto frullato e riproposto in termini infantili, illusori, parzialmente vero e quindi falso. Il Maestro delle elementari e poi gli insegnanti di Travaglio avrebbero dovuto dirgli la verità, invece che raccontargli favolette.

Nel 1945 l’Italia ha perso la guerra ed è passata da un vero Regime Autoritario ed illiberale alleato con il Regime Nazionalsocialista tedesco, ad una finta Repubblica democratica. La sovranità italiana da quegli anni è limitata all’ordinaria amministrazione. I patti con la Mafia per il controllo del territorio sono stati sottoscritti direttamente dagli Stati Uniti e poi continuati dai loro rappresentanti “democratici”. Lo strapotere della Mafia e delle Mafie sono una diretta conseguenza delle politiche sociali ed economiche che in maniera scientifica lo Stato repubblicano ha praticato nel dopoguerra. L’Italia non può disporre in toto del proprio territorio, perché basi militari straniere sono sul nostro “suolo patrio” senza legittimità politica e morale. I traffici di droga vengono tollerati grazie all’enorme mole di danaro che generano, grazie alle complicità tra istituzioni, mondo bancario e finanziario e delinquenza organizzata. Le stragi degli anni 60/80 sono state organizzate per rafforzare il Sistema ed impedire derive “comuniste”. Tutta la magistratura italiana ha accettato di produrre sentenze false al solo fine di coprire le responsabilità dei servizi segreti italiani, della Cia e di ogni altra organizzazione, e che per Piazza Fontana, Bologna, Ustica, Italicus, Bologna-Firenze, Piazza della Loggia, ancora oggi non v’è stata Giustizia degna di questo nome. La classe politica italiana svolge una funzione subalterna e di totale dipendenza da quelli che vengono chiamati comunemente “poteri forti”. In cambio ottiene quei vantaggi e privilegi che conosciamo e sui quali è inutile tornare.

L’attuale Sistema tecnofinanziario, ovvero la dittatura bancaria che controlla e dirige la nostra società occidentale, si serve dei partiti e dei politici così come un manager dispone dei propri collaboratori. Ai politici italiani questo schema è chiaro, e nessuno di loro osa dubitarne, tanto meno in pubblico. Nei numerosi tentativi operati per fare esprimere leader di partito, parlamentari, ma anche giornalisti ed intellettuali, sul tema della Sovranità Monetaria, si ottengono risposte di questo tipo: “chi tocca quei fili, muore” oppure “non sono cose che noi possiamo modificare” o ancora “io non mi posso esporre trattando questi temi”. Hanno paura, e fanno bene. Chi ignora questa verità negata sa bene che la sua diffusione potrebbe rivelarsi tanto letale da determinare le condizioni per la fine del Sistema stesso. Lo Stato italiano è prigioniero di un abuso anticostituzionale, illegittimo ed ingiusto e cioè che l’emissione monetaria è oggi affidata ad una società privata che pretende un pagamento per questa funzione, che se venisse espletata dallo Stato, non produrrebbe debiti e di conseguenza tasse. L’intero debito pubblico italiano è stato generato da questo abuso, non dalla cialtrona classe politica italiana e dai suoi sperperi. Tutto il debito pubblico italiano è figlio del costo che lo Stato italiano paga alla BCE (prima lo pagava alla Banca d’Italia), che sono società private controllate dalle banche. I politici non sono in grado di opporsi a questo Sistema. Se qualcuno di loro ci provasse, verrebbe immediatamente criminalizzato, intercettato, inquisito e distrutto politicamente e personalmente. Per poterli ricattare e facilmente eliminare a seconda delle necessità del momento, li lasciano apposta sguazzare nel fango delle piccole e grandi tangenti. In questa maniera il Sistema, che influenza buona parte della magistratura e del giornalismo italiano, opera quel controllo serrato ed efficace sulla politica, fatto di ricatti, allusioni, avvertimenti di tipo mafioso. I capri espiatori politici catalizzano l’attenzione generale attraverso la diffusione di opere tipo “La Casta” di Stella e Rizzo, oppure le battaglie sulle fedine penali di Grillo, e così i veri detentori del potere ed i reali conflitti d’interesse, quelli giganti, assoluti, vengono tenuti nascosti. Ce lo ha ben spiegato una lettrice della Voce del Ribelle, Nicoletta Forcheri: ”Funziona così: i riflettori si spostano dal vero scandalo e creano una questione morale - che per carità esisterà pure - ma come metodo per "bruciare" dei politici il cui "sacrificio" mediatico serve a coprire i veri responsabili e i veri centri di potere, spesso d’ oltralpe, e i veri meccanismi di potere tecnocratici”. Questa pratica sistematica e corale produce l’effetto voluto dal Sistema, che è ben contento di sacrificare qualche politico, e perché no, qualche partito, così in pratica salva tutti gli altri, affinché l’analisi, la critica e l’attenzione generale rimangano sempre ad un livello mascherato della realtà. Chi non si occupa di questo livello di critica del Sistema e si tiene su un piano “basso”, lo fa perché è preoccupato, legittimamente, di morire ammazzato, di perdere la collaborazione alla Rai, o di essere costretto a dire delle cose finalmente di un certo livello. Tutto comprensibile, nessuno può obbligare questi signori a fare sul serio, ma almeno si astenessero dal parlare di Regime e di farlo coincidere con Berlusconi o Veltrusconi o addirittura Alfano, dico Alfano, perché il vero Regime esiste da prima e ci sarà dopo Berlusconi e Veltroni, e controlla eserciti, governi, banche, istituzioni sovranazionali. Di fronte ad esso, al vero Regime, costoro appaiono come consiglieri di circoscrizione al cospetto di Capi di Stato. Non è questione di purezza o di corsa al massimo della purezza. E’ questione di coerenza. Quella mostrata da Paolo Barnard, che giustamente ci invita a non mendicare un metro di catena in più, ma a liberarci del tutto dalle catene. La libertà non è fatta a livelli o compartimenti stagni, non si può essere contrari alla censura dei magistrati, pratica sulla quale è fondata la stabilità della Repubblica Italiana da decenni, e poi essere favorevoli o indifferenti all’esistenza del primo livello del potere, alla dittatura bancaria e tecnocratica. Riusciremo a rimediare all’ingenuità del Maestro di Travaglio e del suo allievo? Riusciremo un giorno a sentire che Rothschild e Soros, attraverso De Benedetti e di conseguenza i veltroniani del PD (fonte: Rosacroce) hanno più potere in Italia di qualsiasi Ministro? E vi prego di non uscirvene con la storia delle “specializzazioni”.