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Corporation: aprite i registri

di Ralph Nader - 03/02/2009

 
La verità che molte corporazioni dipendono da noi, la gente, per la loro esistenza reale non è mai stata più chiara.
Le corporazioni ottengono il diritto ad esistere attraverso un documento pubblico.
Per le corporazioni pubbliche, gli azionisti hanno una responsabilità limitata, e loro si giovano di un sistema pubblico di regole di garanzia che danno agli investitori la fiducia per investire.
Nei tempi migliori, le corporazioni beneficiano sia dei beni pubblici (strade e infrastrutture pubbliche, l'investimento statale nelle R&D) che di benefici mirati (sussidi fiscali, avalli al prestito e tanto altro). Nei tempi peggiori, come gli attuali, le più grandi corporazioni si attendono il massimo supporto pubblico. Bloomberg riferisce che gli USA hanno già stanziato incredibilmente $ 7.76 miliardi -- più della metà del GDP USA -- in fondi per salvataggi, avalli, acquisti di azioni, programmi di assicurazione, scambi e altro.
Non abbiamo noi, la gente il diritto di attenderci qualcosa in cambio?
Perché non iniziare con la cessione dei profitti dei guadagni fiscali delle corporazioni sopra una certa taglia (diciamo $10 milioni di attività)?
In ottobre, un ex capo dell'amministrazione Bush al Internal Revenue Service, Mark Everson, propose proprio questo sul Washington Post.
Everson scrisse, "I guadagni dalle tasse federali includono informazioni importanti sulle corporazione oltre quelle dei bilanci finanziari. Rendendo i guadagni corporativi disponibili per l'ispezione pubblica si fornirebbe uno strumento potente agli analisti che seguono compagnie e industrie, ed aiuterebbe gli altri a valutare bene le controparti e il rischio. Esso aiuterebbe altri regolatori statali e federali, che attualmente non possono esaminare i dettagli dei guadagni federali. (il IRS stesso non può esaminare i guadagni azionari per volere della Securities and Exchange Commission e il Justice Department salvo rare circostanze.) Le grandi corporazioni registrano i guadagni fiscali elettronicamente, perciò i dati possono essere divisi facilmente. Le informazioni su tali guadagni, non registrati come profitti, sono già disponibili on line".
La divulgazione dei profitti legati ai guadagni fiscali compenserebbe l'oscurità intenzionale e la complessità che circondano i registri corporativi che hanno contribuito alla crisi finanziaria attuale.
Essa guiderebbe molto meglio la politica fiscale.
Il Presidente Obama ha asserito che lui e la sua amministrazione esamineranno con cura le spese a bilancio, per salvare i dollari del contribuente ed eliminare o ridurre i programmi che hanno esaurito la loro utilità o non l'hanno mai avuta.
Questo è una promessa benvenuta.
A parte i tagli alla vasta spesa del Pentagono, tuttavia, i grandi modi reali per migliorare il bilancio del governo stanno nell'eliminare le scappatoie fiscali ingiuste, corporative, inefficienti e le evasioni fiscali in paradisi fiscali stranieri.
La complessità del codice fiscale -- un prodotto di manovre antiche, persistenti e intense -- invita al gioco d'azzardo esoterico le grandi corporazioni, aiutate e spalleggiare da giuristi e contabili.
Alcune clausole fiscali incluse nel Codice sono comprensibili solo per i lobbisti che le scrissero e loro conoscono le implicazioni possibili.
E altre clausole fiscali sono state stravolte dagli interessi potenti che impongono costi pubblici non sempre compresi al momento della promulgazione, quando offrono benefici pubblici minimi.
Se questi guadagni fiscali fossero pubblici, i difensori della gente e i controllori sfiderebbero gli abusi fiscali, e s'impegnerebbero per abrogarli.
Il governo -- che è, il contribuente -- si preparerebbe a risarcire decine di miliardi di dollari, o più, con investimenti migliori.
Le corporazioni, naturalmente, si opporrebbero alla divulgazione obbligatoria dei loro guadagni fiscali.
Essi reclamerebbero un diritto alla privacy. Ma le corporazioni sono invenzioni legali, non persone con diritti alla privacy legittimi. Non dovrebbe esistere un diritto corporativo alla privacy.
Le corporazione argomenterebbero anche che la rivelazione dei guadagni fiscali li costringerebbe a rivelare informazioni riservate.
Ma quel reclamo sbiadisce davanti all'interesse generale pubblico a acquistare l'accesso ai guadagni corporativi, specialmente in questo periodo di mega salvataggi dilaganti.
E, se le corporazioni possono identificare alcuni diritti legittimi e limitati alla protezione della riservatezza, lasciate che lo facciano.
Quindi quelle aree specifiche possono essere escluse dalla divulgazione.
La divulgazione dei guadagni fiscali corporativi sarebbe semplice amministrativamente.
Come Everson nota, la IRS già chiede alle corporazioni l'archiviazione elettronica dei profitti.
E ci sono dei precedenti persino nell'era pre digitale. Il Wisconsin, ad esempio, richiedeva che i guadagni fiscali corporativi fossero rivelati, prima di modificare le sue leggi vari decenni fa.
Ad inizio dicembre, i CEOs dell'industria dell'auto appariranno ancora davanti le commissioni Banking e House Financial Services del Senato per illustrare il loro caso e ricevere i miliardi del salvataggio ovvero i denari dei contribuenti.
Se tutto va bene, essi troveranno una strada per arrivare a Washington diversa dal noleggio dei loro aerei a reazione corporativi.
I presidenti Chris Dodd e Barney Frank dovrebbero istruire i CEOs perché essi vengano con i loro guadagni fiscali corporativi in mano, pronti a dividerli con la gente americana.
Questo aprirebbe le porte al nuovo standard di franchezza da applicare a tutte le corporazioni.
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Tradotto il 02/02/2009 da F. Allegri per Futuroieri
http://digilander.libero.it/amici.futuroieri