Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Ruoli e responsabilita’

Ruoli e responsabilita’

di Luciano Fuschini - 04/02/2009

    

Image

Finita la preistoria dei cacciatori-raccoglitori, l’egualitarismo non ha più avuto fondamento alcuno nelle società complesse. Lo stato naturale delle società storiche è la divisione dei ruoli, con l’inevitabile conseguenza delle differenze di reddito e di prestigio sociale. La condizione perché la distinzione dei ruoli sia il fondamento di ogni comunità ben ordinata è che al ruolo corrisponda l’assunzione consapevole di precise responsabilità. L’assunzione consapevole della responsabilità del ruolo è ciò che si intende per vita morale.
I sacerdoti sono all’altezza del prestigio di cui godono quando sono i custodi del sacro e il tramite verso il mistero. Quando diventano una casta che impartisce rituali senza anima, impone bizantinismi di dogmi e si coinvolge in contese politiche, meritano il sarcasmo di Voltaire.
Gli intellettuali, articolati nelle loro varie categorie, surrogato moderno dei sacerdoti antichi,  si guadagnano considerazione quando indagano la verità usando il linguaggio con rigore di termini. Quando manipolano il linguaggio occultando o distorcendo la verità per compiacere ai loro padroni, meritano di non essere ascoltati.
L’ aristocrazia giustificava i suoi privilegi quando i nobili erano la casta guerriera deputata a difendere il villaggio, il paese, la nazione. Quando è diventata un ceto puramente parassitario, ozioso nel godimento delle sue rendite in mezzo alla miseria generale, ha meritato la ghigliottina.
La borghesia ha un ruolo fondamentale quando produce ricchezza, investendo i propri capitali, rischiandoli in questi investimenti e dando di sé l’immagine di una classe laboriosa, onesta, sobria nei costumi. Quando si abbandona a speculazioni finanziarie, nel lusso e nello spreco, merita un altro Ottobre.
Queste considerazioni valgono anche nella vita privata e nei rapporti fra i sessi. Tutte le grandi civiltà e tutte le grandi religioni hanno attribuito alla famiglia una funzione essenziale e basilare, codificando una divisione dei ruoli in cui all’uomo veniva riservato il compito della guida, non tanto per una presunta superiorità intellettuale, quanto piuttosto, presumibilmente, per un maggior controllo della sfera emotiva (l’ipotesi di un antico matriarcato è caduta per mancanza di indizi seri). Il riconoscimento di questo ruolo esige l’assunzione di tutte le responsabilità che gli competono. L’uomo irresponsabile verso la famiglia, immaturo,  spregiatore delle donne e dei loro consigli, merita la rivolta femminista.
Fra le aberrazioni di quella che chiamiamo Modernità, questa è forse la peggiore: avere scatenato dinamiche, economiche e culturali, tanto frenetiche e devastanti da sconvolgere e confondere i ruoli più di quanto non abbiano fatto tutte le epoche precedenti, pregiudicando quell’assunzione di responsabilità in cui consiste la vita morale. Prenderne coscienza è la condizione per uscire dal generico piagnisteo moralistico di chi lamenta a vuoto la decadenza che ci marcisce attorno, senza azzardare mai un minimo scavo nelle cause profonde.