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Regioni, la casta al contrattacco

di Gian Antonio Stella - 06/02/2009

 


Per vincere in Calmucchia, Kirsan llyumzhinov promise di donare un cellulare a ogni pastore, comprare Maradona e proteggere la repubblichina caucasica con un magico «campo extra-sensoriale». Macché: zero. Berlusconi e Veltroni promisero un po` di meno. Ma sui tagli ai costi della non sembrano ansiosi di procedere.  Lo dicono le storie, trasversali a destra e sinistra, al Nord e al Sud, di tre Regioni. Ricordate cosa disse il Cavaliere l’11 aprile? Prendiamo il virgolettato dal Giornale: «Dovremmo ridurre della metà il numero dei parlamentari, quello dei consiglieri regionali e comunali, dovremo abolire le province e quasi tutte le comunità montane». Quanto a Veltroni, in un decalogo dettato a l`Espresso («La casta si taglia in dieci mosse») prometteva di risparmiare «un miliardo di euro l`anno». Punto di partenza: «Ridurre i parlamentari: 470 deputati e 100 senatori e, parallelamente, stipulare un patto con le Regioni per ridurre consiglieri e assessori». Meno di un anno dopo, ciao. Prima storia. Siamo nel Friuli Venezia Giulia, dove la vecchia maggioranza ulivista guidata da Riccardo Illy è stata spazzata via ad aprile dal ciclone berlusconiano. La nuova, forte di numeri confortevoli (21 consiglieri del Popolo delle Libertà più 8 della Lega Nord più 4 dell`Udc e un paio di pensionati nel gruppo misto contro 17 del Pd e 4 dell`Italia dei Valori e tre della Sinistra Arcobaleno) naviga in acque relativamente tranquille senza particolari problemi. Ed è proprio in queste acque calme che il berlusconiano Antonio Pedicini e una pattuglia di amici di partito gettano verso la fine di gennaio un sasso destinato invece a sollevare un`ondata di critiche. Certi che le polemiche sui costi della politica siano ormai un capitolo chiuso, propongono d`abolire la legge varata nel 2007 dalla vecchia maggioranza che fissava per i consiglieri un limite di tre legislature. Rivolta istantanea. «Poltrone a vita», titola il Piccolo di Paolo Possamai, dedicando alla vicenda uno sferzante editoriale e una  pioggia di articoli infuocati. La proposta, sinistra a parte, spacca anche la destra. La Lega, per bocca del segretario Pietro-Fontanini, si mette di traverso: non se ne parla. Altre perplessità sono avanzate da Roberto Antonione («Il clima non è proprio adatto a una simile proposta»), dal governatore Renzo Tondo («Non mi pare una priorità») e dallo stesso coordinatore regionale del Pdl Isidoro Gottardo: «Questione legittima ma non è opportuno». Il capogruppo berlusconiano in consiglio regionale Daniele Galasso, però, insiste: «Il limite del terzo mandato va tolto. È un`ipocrisia,. uno specchio per le allodole, un nascondino inutile che tentiamo di cancellare in un periodo lontano dalle tensioni preelettorali». Giorni e giorni di liti. Poi la tregua: tutto accantonato. Per ora. Quanto al taglio dei consiglieri... Seconda storia, dall`altra parte dell`Italia settentrionale, in Liguria. Dove il presidente del consiglio regionale Giacomo Ronzitti, d`accordo coi capigruppo e con lo stesso governatore Claudio Burlando, propone di tornare virtuosamente indietro di quattro decenni: come nel 1970 i deputati regionali devono scendere dal limite massimo di 5o a 40 (più il presidente, per non stravolgere il sistema collaudato dell`elezione diretta) e la giunta da 12 a 1o assessori, che non solo non debbono essere più equiparati nell`indennità ai consiglieri ma possono essere esterni al consiglio solo fino a un tetto massimo di quattro, cioè la metà di oggi. Tutti d`accordo, sulla carta. Finché, come ha ricostruito su La Stampa Ferruccio Sansa, i partiti non si sono messi a fare due conti. Scoprendo ciascuno che i rischi di perdere preziose poltrone erano elevatissimi. A quel punto, ecco alcuni suggerire che «meglio sarebbe la riduzione dei parlamentari, non dei consiglieri regionali». Altri, della sinistra uscita a pezzi dalle politiche, sbuffare che no, non è giusto chieder loro questo karakiri: «Dopo il Parlamento spariremmo anche dalla Regione e ci resterebbero le bocciofile». Risultato: la proposta è rimasta lì. A galleggiare in attesa che un giorno, forse, chissà... Terza storia, nel Mezzogiorno. Dove il deputato regionale siciliano democratico Giovanni Barbagallo presenta all`Ars una proposta di legge per ridurre il numero dei parlamentari isolani. Dice che ha fatto i conti:

  deputato ogni 55.746 abitanti) è in stridente contrasto con altre regioni, come, ad esempio, la Lombardia, regione nella quale vi è un consigliere ogni 118.44o abitanti». Chiede dunque di votare una legge di due soli articoli che porta i membri dell`Ars da go a 70: «La riduzione determinerebbe un risparmio annuo di euro 6.220.807,20 e avrebbe una forte valenza, anche simbolica». Non basta. Propone parallelamente di abolire i bonus supplementari concessi in aggiunta all`indennità ai deputati regionali che ricoprono qualche carica. Sono una marea, accusa. E costano, spiega al Giornale di Sicilia, un sacco di soldi: «Ognuno dei due vicepresidenti incassa una indennità aggiuntiva di 5.149 euro lordi al mese. I tre questori si fermano a 4.962 euro ciascuno. I tre segretari del consiglio di presidenza hanno 3.316 euro e la stessa cifra guadagnano i 1o presidenti delle commissioni. I 23 vicepresidenti delle commissioni si fermano a 829 euro in più al mese mentre gli 11 segretari delle stesse commissioni ricevono 414 euro». Più i bonus ai 4 capigruppo e ai 9 parlamentari nominati assessori. Un assurdo. Tanto più che «questi soldi si aggiungono a uno stipendio base di 11.703 euro lordi a cui si assommano 4 mila euro di diaria e altri benefici». Totale dei costi supplementari: oltre un milione di euro l`anno. La risposta del presidente dell`Ars, Francesco Cascio, che solo un paio di settimane fa aveva bocciato la richiesta dell`opposizione di conoscere i dettagli di alcuni viaggi «in missione» fatti coi soldi pubblici (risposta: «Spiacente, c`è la privacy») è piccata. Dice che certo, per carità, lui le proposte di tagli le gira a chi di dovere, e invita la Commissione per lo Statuto a valutare cosa si può fare. Ma aggiunge una manciata di peperoncino che la dice lunga, sulla sua opinione in materia: «Barbagallo spesso assume posizioni demagogiche nella consapevolezza che rimarranno lettera morta».