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Il lato grottesco del caso Willianson ha un risvolto penale

di Antonio Caracciolo - 12/02/2009

Il lato grottesco dell’«operazione piombo fuso» sul Vaticano: le denuncie e le punizioni contro il vescovo Willianson!


Non dubito che possa esservi chi gioisce alla notizia che un vescovo, un uomo di chiesa, venga incriminato e rischi fino a tre anni di carcere per avere espresso una mera opinione su un fatto storico di oltre 60 anni fa. Io inorridisco. Poco mi interessa l’accertamento di una verità fattuale controversa rispetto alla sola ipotesi che per una mera opinione chiunque possa venire incriminato. Lo slogan dei forcaioli è “la negazione della Shoah non è un’opinione, ma un crimine”. Ma cosa è propriamente un’opinione? E come può essere conosciuta la Shoah se non facendosene una libera opinione? Ma cosa è ancora una “negazione” se non un’opinione negativa? E come si fa ad accertare la verità della Shoah? È data come presupposta? E chi ha il potere di fissare le verità? Perfino le verità di fede non possono essere assunte che... per fede! Hobbes diceva a proposito della fede che la sua natura è tale che se uno la possiede per davvero non gli può essere tolta da nessuna tortura, ma vale anche l’opposto: non si possono imporre con la forza le verità di fede. Se ne può imporre un mero rispetto formale. Si può costringere con la tortura e il carcere ad affermare verità nelle quali non si crede. Alle origini del cristianesimo la testimonianza della verità era detto “martirio” e i santi cristiani sono detti “martiri” per aver testimoniato la verità del Cristo.

È grottesco e quanto mai barbarico e antigiuridico il voler costringere con il carcere un prelato ad ammettere non già la resurrezione di Cristo, ma la verità della Shoah. Che a questa operazione si sia unito anche il Vaticano pone inquietanti interrogativi sulla dottrina delle fede uscita dal Vaticano II. Essendo stato avviato un procedimento penale, la faccenda avrà i suoi tempi processuali. Sarà cosa lunga, ma proprio per questo materia di riflessione e discussione. Il mio augurio è che vi saranno un sempre maggior numero di persone che prenderanno coscienza della barbarie giuridica dei nostri tempi, che pretendono di essere un superamento di fascismo e nazismo, ma lo sono solo nel senso che hanno superato in gravità ed intensità la barbarie alla quale dicono di volersi opporre. Seguiremo in questo post in forma enciclopedica tutte le notizie che via via attingeremo dalla rete.

Sommario: 1. «Williamson denunciato per apologia del negazionismo». – 2. La notizia nel lancio dell’agenzia argentina Telam. – 3. “Messo a tacere”. – 4. Amen. –

1. «Williamson denunciato per apologia del negazionismo». – Così recita il titolo da cui traiamo la prima notizia dell’incriminazione del vescovo Williamson. Finora conoscevano l’espressione “apologia del fascismo” o anche “apologia di reato”, ma non ci eravamo mai imbattuti nell’espressione “apologia del negazionismo”. Vi è di che restare allibiti. La denuncia sarebbe stata fatto “presso la procura federale argentina dal responsabile per l’argentina del settimanale americano Newsweek”, tal Sergio Szpolski. Bravo! Merita una medaglia! E meno male che si tratti di un giornalista! O presunto tale. Il fatto ci dice quanto possiamo fare affidamento sui canali di informazione. In effetti mi è trovato di leggere anche l’espressione “guerra informativa”, intendendo evidentemente una forma di guerra che si svolge attraverso l’uso dei media. Nel link si apprende anche dell’esistenza di un «Istituto argentino contro la discriminazione” (Inadi), che non è un istituto di ricerca storica, ma avrebbe chiesto al vescovo «di confermare o smentire le sue tesi». Direttrice di un simile istituto sarebbe una tal Maria Josè Lubertino la quale fa sapere che potrebbe venir presentata una “seconda denuncia” che potrebbe costare al povero vescovo, non sospetto di pedofilia, ma solo per opinioni di carattere storico «una condanna a tre anni di carcere». La voglia di forca non sembra che sia per nulla diminuita in 2000 anni di giudeo-cristianismo. Vedremo gli sviluppi di questa non edificante storia di questo inzio di terzo millennio.

Maggiori articolazioni presenta la notizia data da
tgcom. È da osservare anche il modo in cui le notizie vengono date dai media, che non sono per nulla neutri, come abbiamo già spiegato a proposito dell’espressione “territori occupati”, originaria del lessico Onu per condannare Israele per ripetute violazioni e aggressioni. Nella stampa fiancheggiatrice i “territori occupati” diventano semplicemente “territori”, espressione che non significa più nulla. Questa è l’informazione, la stessa informazione che ora si occupa del vescovo Williamson. Il tgcom presenta quella che potrebbe essere una vera e propria calunnia con la seguente formulazione: «Maria José Lubertino, direttrice dell’Istituto, ha detto che in caso affermativo nei suoi confronti sarà presentata una seconda denuncia che potrebbe costargli “una condanna a tre anni di carcere'’». E se il caso fosse “negativo”, Maria Josè la passa franca? Non ci soffermiamo oltre, ma inviamo i nostri lettori a prestare attenzione non solo alla notizia in sé, ma anche e soprattutto alla sua redazione, al suo confezionamento.

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2. La notizia nel lancio dell’agenzia argentina Telam. – Con le agenzie non è diverso da quello che si fa in internet, raccogliendo notizie su un tema. Vi è una fonte della notizia e poi gli altri che vi attingono, redigendo a seconda dei dati che si vogliono maggiormente evidenziare. Il titolo argentino è: «Sergio Szpolski denunció al obispo negador del Holocausto por apologia del delito». Intanto i termini sono maggiormente dubitativi: “podria”. Il nome del magistrato presso cui è stata presentata la denuncia è Julián Ercolini. Quindi si leggono le alte, elevatissime opinioni dello stesso Szpolski, probabilmente invidioso della pubblicità ottenuta suo malgrado dal vescovo Williamson: «Según Szpolski “no se trata de la adopción de una perspectiva de revisionismo histórico” sino “de la negación del mayor genocidio del siglo XX, que ha sido probado incluso ante la justicia penal internacional en el proceso llevado adelante por el Tribunal Penal Internacional de Nuremberg”». Per giustificare una denuncia fatta in Argentina il giornalista così spiega la sua sensazionale trovata: «Subraya el editor en su presentación a la Justicia que “el propio Williamson advierte, en sus palabras finales, que sus manifestaciones negacionistas son consideradas delito en el Estado alemán”, y añade que en la Argentina “existen leyes que sancionan la apología del delito y los actos discriminatorios o de incitación a la discriminación” ». Riesce difficile capire come c’entri la “discriminazione” nelle cose dette dal vescovo. Purate tirata per i capelli è la contestazione di apologia di un reato che fortunatamente non è tale in Argentina. Considerando tutti i sistemi penali di tutti gli stati attualmente esistenti e presenti all’Onu, ognuno di noi è potenzialmente passibile, magari inconsapevolmente, di apologia di reato in qualche angolo del pianeta. Al momento sembra più probabile considerare la cosa come una calcolata forma di propaganda da parte di Sergio e di Maria José, che avrannao certamente la nostra attenzione se era ciò che desideravano.

3. “Messo a tacere”. – È istruttiva l’analisi delle espressioni con cui i media riportano le vicende legate e seguite al caso del vescovo Williamson, che si badi bene non è un prete pedofilo, ma un vescovo che intervistato su argomenti storici, non riguardanti il corpo dottrinale della fede cattolica, ha detto la sua opinione. Che dietro l’intervista vi sia stata una macchinazione del “fratelli maggiori” non pare ormai dubbio. Più difficile immaginare quale fosse lo scopo ultimo dell’operazione “piombo fuso” cattolicesimo. Il link rivela gli aggiustamenti avutisi in inconti con esponenti delle organizzazione ebraiche dopo le misure punitive sul vescovo, che però resta riammesso alla Chiesa. È un mistero della fede postconciliare riuscire a capire l’utilità di questi rapporti con il mondo ebraico, che non ha mai fatto nessun “concilio” per rivedere i rapporti con il “fratello minore”, che resta il discolo di sempre. Non potremo però tener conto di tutto ciò che esce nella stampa online. Possiamo solo darne il senso generale ovvero notare alcune specificità. Una di queste specificità sarebbe ad esempio la notizia che le guardie svizzere facessero rotolare per le scale quanti vanno a mettere in croce proprio sul colle vaticano il vescovo Williamson.

4. Amen. – Se il Santo Padre si degnasse di volgere il suo augusto sguardo verso Gaza, si accorgerebbe che l’orrore di questo genocidio è non solo maggiore di quello della Shoah, ma lo precede persino nel tempo, potendosene collocare esattamente l’inizio nell’anno 1882, nel quale in Palestina si insediavano i primi 25.000 coloni sionisti il cui scopo era la pulizia etnica della Palestina. L’autorevole ammissione, estorta dagli ebrei venuti dall’America in Vaticano, è foriera di un prossimo aumento della popolazione carceraria d’Italia. Non è difficile immaginare le prossime mosse. Verrà introdotta in Italia una legislazione analoga a quella della Germania. I vari docenti che nelle scuole italiane durante il “Giorno della Memoria” tradiranno le loro riserve mentali sull’evento di regime, verrano subito trasferiti nelle patrie galere, dove magari potranno continuare a fare lezione fra i carcerati. Tutto ciò è una vergogna assoluta.