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Le aziende italiane e il "mercato della decrescita"

di Debora Billi - 16/02/2009

Fonte: crisis

 
 
Beh, finalmente in TV si parla della crisi. Finalmente, invece di incentrare il dibattito nazionale su moribonde, stupratori e bufere di neve, qualcuno si degna di prendere una telecamera e informare er cittadino su cosa accade nelle aziende di tutta Italia flagellate dalla crisi. E dai furbetti, perché da quel che trapela dal bel reportage di Riccardo Iacona andato in onda ieri sera, si intuisce che un sacco di prenditori approfittano della contingenza per scaricare i dipendenti in collo a mamma.

Tant'è. Mi ha molto colpito il caso di Piero Della Valentina, davvero clamoroso: è (era) il produttore dei migliori parquet industriali italiani, un po' il Della Valle del parquet. Persona piuttosto seria, caso raro in Italia dove l'imprenditoria medio-piccola oscilla tra il familismo arruffone e il bieco caporalato. Diceva Della Valentina, più o meno: "La crisi finirà, ma tanta gente si aspetta che alla fine il mercato ricomincerà a riprendere come prima. Non sarà così, stavolta. Dopo la crisi ci ritroveremo in un mondo completamente diverso. E ce la farà soltanto chi oggi sa prevedere in anticipo come sarà, questo mondo diverso. Non una cosa facile." Un ragionamento da imprenditore, ovviamente, ma assai sensato.

Io non faccio l'imprenditore e non ne ho le doti. Ma posso dire che se i signori imprenditori avessero desiderato farsi un'idea di quello che ci aspetta nei prossimi anni, le informazioni c'erano tutte. Bastava la volontà di prenderle sul serio. Invece le Cassandre sono state tacciate di pessimismo, perché "chi fa impresa" deve essere "ottimista a tutti i costi", salvo poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano per essersi ostinato a non voler vedere fino all'ultimo istante.

Il mondo sarà molto diverso, si. Ma nel frattempo, chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà senza mascherarsi da "ottimista" potrebbe ancora avere opportunità di fare business. C'è spazio, per chi capisce dove stiamo andando e vuole dare una mano al soft landing. E non mi riferisco allo speculatore che strappa case e capannoni agli indebitati per un tozzo di pane.

Parlavo qualche tempo fa con un signore che ha un'industria e un grande negozio di camini e stufe. Mi diceva che non sa più come accontentare i clienti, ha raddoppiato il fatturato, sia per i prodotti che rivende ma ancor di più per la sua produzione interna. "Va di moda la stufa", mi diceva. Però ha poi ammesso a mezza bocca che tanta gente installa la stufa e spegne la caldaia a gas, per scaldare magari una sola stanza invece di tutta la casa e risparmiare sulla bolletta.

Questa è la direzione in cui si va. Risparmio, si: ma non più come prima, quando risparmio significava comprare le stesse cose a prezzo inferiore. Ora quelle cose non si desiderano proprio più. Magazzini pieni di abiti firmati, che finiscono poi alla Caritas, piazzali pieni di automobili in attesa di aiuti di Stato, e invece stufe a legna e macchine per fare il pane che vanno alla grande. Vi dice niente tutto ciò? Io lo chiamerei "il mercato della decrescita", quello in cui si spende qualcosa ora solo per non dover poi spendere più.

Mi auguro che i colleghi di Piero Della Valentina sappiano alla fine capirlo. Contiamo sugli imprenditori italiani, insomma, perché ci offrano le soluzioni per decrescere felicemente e in modo intelligente.

(Capirai, siamo in una botte de ferro, direbbe il mio papà...)