Elezioni sarde tra tifosi e moralizzatori
di Simone Belfiori - 20/02/2009
Alla fine, ha vinto Cappellacci. Anche contro le mie personali aspettative. E giù tutti a lamentarsi, a gridare al disastro e a dolersi per i tempi cupi che attenderanno la Sardegna nei prossimi 5 anni. Ma soprattutto a chiedersi come mai si voti un Cappellacci di qua e un Berlusconi di là. Ci si chiede da dove venga la maggioranza silenziosa che vota a destra ma non lo dice, e come sia possibile che vengano eletti personaggi rappresentanti di un qualcosa che in Italia profondamente non va, ed anzi ne sono diretti artefici e complici. E via con i links di Travaglio che ci arrivano per posta, dove si ripete ciò che è già scritto da anni in libri da milioni di copie vendute e decantato tutt'ora sulle reti pubbliche; via con i gruppi su Facebook di persone che si chiamano fuori in anticipo dall'operato del neo-presidente e via con la divisione del popolo (parola quantomai vuota) in due ulteriori categorie – già, come se di categorie non ce ne fossero abbastanza: gli stupidi e gli ignoranti (i votanti per il centrodestra) contro gli svegli e avveduti (i votanti del centrosinistra). E durante tutta la campagna elettorale, mai come ora un culto del capo e del personaggio: tutti con gli slogan, la locandina “Meglio Soru” in automobile o come avatar sul forum o nei social networks, le bandierine in mano a bambine di 5 anni e famiglie distinte dai papà con la maglietta a righe che al comizio di Cappellacci gli fanno da guardia bianca spintonando gli studenti “comunisti” che manifestano contro il decreto Gelmini. Quasi come la squadra del cuore, si “tifa” un politico. Qualcuno non sa nemmeno cosa rappresenta e cosa ha combinato probabilmente Renato Soru, ma è del PD, contrapposto ad una marionetta di Berlusconi e per questo è meglio, bisogna votarlo. Ancora una volta Berlusconi è il perno che paralizza tutta la politica. È la ragione delle decisioni, è il discrimine. Se facessi la domanda “quali sono le tue idee politiche?”, tanti mi risponderebbero “sono antiberlusconiano”. Nemmeno fosse Hegel. Sono “anti-hegeliano” sarebbe più comprensibile. Non stiamo parlando di un filosofo della politica, ma di un imprenditore dalla caratura filosofica di un fungo. E di contro, ma non mi stupisco, i cultori di un “forza Ugo”, “grande Ugo” e “sono contento per Ugo” che fino a 10 minuti prima non si conosceva nemmeno, ma per qualcuno si doveva “tifare”, contro una sinistra che sa solo attaccare con sberleffi e insulti e per liberarsi una volta per tutte dei comunisti. Non c'e veramente nulla di nuovo sotto il sole: è la solita vecchia bagarre tra quegli orribili e superficiali contenitori vuoti che sono destra e sinistra, il tutto reso ancora più povero dal fatto che non si discute più nemmeno di idee ma di volti. Da una parta la solita sinistra morale, moralista e moralizzatrice - ed ora anche e sempre più garantista -, dall'altra la solita destra borghese, ignorante e pecoreccia. Qualcuno (molti?) dovrebbe capire che qua non si tratta semplicemente di una questione di ignoranza, o meglio non soltanto di quella: che la massa è ignorante e sempre lo sarà, è un dato di fatto. Ed è un altro dato di fatto che certe cose si sappiano. Chi è delinquente, chi ha fatto cosa e via discorrendo. Insomma, tanti lo sanno. È come quando dici che la guerra si fa per il petrolio e pensi che molti non lo sappiano, e la sostengano solo perché gli americani sono i buoni e Saddam il cattivo. Sì, una parte lo crede davvero, come si crede alla Befana o alla combinazione cocacola e aspirina. Ma altri ti risponderanno impassibili: “Lo so, ma il petrolio meglio a noi che a loro, no?”. Sono anche questi i problemi, e non solo gli ignoranti. Dove voglio arrivare? Voglio arrivare al fatto che è il clientelismo la base della politica, di questa politica: io do una cosa a te, tu dai una cosa a me. Ed è alla base non solo di questa politica, ma di tutto il sistema che la sorregge. Il sistema del liberalismo democratico e del neoliberismo economico. Non è altro che la sua estrema conseguenza, non un cancro da esportare per avere un capitalismo etico e buono per tutti. Dove vige il profitto, vige anche l'azione più utile per ottenerlo. Soru in questi 5 anni ha rotto il giocattolo a tanti, e probabilmente ha distribuito giocattolini ad altrettanti. Evidentemente erano più quelli che frignavano senza il giocattolo tra le mani. E gliel'hanno fatta pagare. Erano un poco-per-cento in più. Le idee, Berlusconi-delinquente, Cappellacci tirapiedi e tutti questi discorsi non contano niente. Ha votato meno della metà degli aventi diritto. Quelli che non hanno votato, sono gli indifferenti, gli apatici, i delusi o i menefreghisti. C'è di tutto, qualcuno lo giustifico e qualcun'altro no. Ma non è il caso di discuterne qui. Tra quelli che hanno votato, un quarto sono i moralizzatori, un quarto gli ignoranti e l'altra metà gli interessati. Quelli del “ti do una cosa e mi dai una cosa”. Quelli delle promesse, degli appalti e dei piani di governo per i prossimi 5 anni. Chi se ne frega di cosa dice Travaglio. È vero, ma non ci costruirò l'albergo o quello che mi pare se ascolto quello che dice. Cari moralizzatori, è questo che dovete mettervi in testa. E che anche con un Soru rinnovato presidente della regione, i motivi alla base di tanto scempio “morale” non verranno eliminati: un imprenditore, avvezzo alla stessa logica, un Berluschino della Sardegna, dispensatore di aperture alla sua metà. Niente di più. Della destra e dei suoi elettori a dire il vero finora ho parlato poco, ma è perché c'è realmente da dire poco: che sia e siano da sempre refrattari alla cultura ed all'informazione è un dato di fatto. Lo sono da sempre. A informarsi si rischia seriamente di pensare, e non va mica bene. Parlare male dell'ignoranza di una parte dell'elettorato è come sparare sulla croce rossa. È una cosa fisiologica e non ci spiega tutti i perché dell'andazzo dell'Italia e del mondo. La cosa di cui ci dovremmo preoccupare noi sardi (che però – lo ripeto – non esistiamo) è che un partito come Irs, unica realtà degna di attenzione e che esce per ora dalle logiche che tanto odiamo, abbia preso a malapena il 3 per cento. Certo, una crescita rispetto alle scorse regionali. Ma chi sogna in qualcosa di diverso non può e non deve accontentarsi. Perché fare il tifoso della politica proprio non mi va giù. Non ce la faccio anche io a tenere bandierine e scrivere slogan. Non dovrebbe accontentarsi nessuno, se ha veramente nel cuore quest'isola. È ora di finirla seriamente con le battaglie degli altri. Ma quale Soru o Cappellacci. Scegliete voi stessi per una buona volta!