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Norimberga biologica, dove la crisi non si sente

di Federico Bertazzo - 23/02/2009

Il brand dell'esposizione per il mercato dei prodotti biologici e naturali ha celebrato nei giorni scorsi il ventennale. Un traguardo che conferma come il settore sia entrato in una fase di consolidamento in quei mercati, come quello tedesco, che dalla fiera hanno saputo trarre i vantaggi migliori. Ben 2.717 espositori presenti.

Il bilancio della festa che la fiera di Norimberga è riuscita anche questa volta ad organizzare consente qualche annotazione. La prima riguarda la "rumorosa" assenza di figure tradizionalmente parte integrante della scenografia della kermesse tedesca come, per esempio, il marchio cosmetico Weleda. Non c'entra la crisi, parola bandita dall'euforia fieristica. L'azienda - e la notizia ci è stata confermata durante vari colloqui - ha scelto di dirottare le risorse per la propria partecipazione nella ricerca di nuovi canali di vendita come, per esempio, le farmacie.

Più che suggerirci che oggi un prodotto caratterizzato come biologico non rappresenti più un'eccellente attrattiva, deve far capire che nei mercati del convenzionale, soprattutto laddove le opportunità per il naturale sono già state accolte da tempo, si stanno aprendo nuove opportunità per chi produce qualità ed ha una storia coerente alle spalle.

Nell'ambito della cosmesi, all'interno di Vivaness, abbiamo visto come aziende che non appartengono alla storia del settore ma che offrono prodotti innovativi e di qualità possono trovare velocemente ottime opportunità anche in mercati apparentemente meno sviluppati, come Lettonia, Repubblica Ceca e Israele. Nella maggior parte dell'Europa, attenendoci ai numeri, l'orientamento all'acquisto di prodotti biologici e naturali si rivolge ai canali di vendita convenzionali. Solo in Italia, Polonia, Spagna e Portogallo prevalgono i negozi specializzati.

Che qualcosa stia cambiando lo dimostrano anche le nuove statistiche presentate dal FiBl, l'istituto che da 30 anni si occupa di raccogliere i dati sull'agricoltura e le dinamiche del biologico. Quelli relativi all'Italia in questa edizione provengono da Sinab e Ismea. E' un buon segnale. Il quadro statistico relativo al nostro Paese, lo ha confermato Andrea Zaghi di Nomisma, intervenuto al convegno ‘Il biologico italiano: un brand per l'export', in passato ha lasciato qualche perplessità.

Nazione dell'anno Biofach 2009 è stata la Danimarca. Ottima vetrina per un mercato molto sviluppato e splendida organizzazione, quella regalata ai visitatori, a partire dalla presenza, all'inaugurazione della fiera, del Commissario europeo Marianne Fischer Boel; che, per coincidenza, è danese pure lei.

Grande spettacolo coreografico, quello offerto anche dalle Comunità autonome spagnole, Andalucia e Murcia in testa. Gli stand ortofrutticoli dei paesi del Mediterraneo suggeriscono come in questo momento storico la leadership raggiunta dall'Italia - in un'area che offre le medesime caratteristiche ambientali e climatiche e la stessa capacità di anticipare i cicli produttivi - potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un confronto con competitori che, abbiamo visto, sono ben agguerriti.

Onore al merito, infine, in questo rapido resoconto, alle aziende italiane che qui sono riuscite ad ottenere risultati di assoluto prestigio. In occasione dell' International Organic Wine Award, il Franciacorta DOCG Brut Barone Pizzini ha vinto la competizione delle bollicine, ma anche ricevuto la medaglia d'oro per l'Estatatura e l'argento per il San Carlo oltre alle Menzioni Speciali per il Palmento (Primitivo del Salento IGT), il Pievalta (Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore DOC) e il Morellino di Scansano DOC. Complimenti!