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Muove minacce per i boscimani

di redazionale - 28/02/2009




Verranno aperti nuovi cantieri di aziende minerarie in Botswana, nel parco del Kalahari, terra dei boscimani, sfrattati nel 1997 dal governo di Gaborone. Nonostante una sentenza della Corte Suprema in loro favore, i boscimani non sono ancora rientrati nelle loro terre.


Il governo del Botswana ha concesso la licenza a 14 aziende straniere per operazioni di esplorazione nella riserva del Central Kalahari, uno dei più grandi parchi naturali del mondo, con i suoi 53mila chilometri quadrati.

Sono 112 le licenze assegnate nel corso degli ultimi sei anni ad aziende interessate a uranio, carbone e metalli di base, e soprattutto ai giacimenti di diamanti, commercio che traina l'economia del paese ma che sta conoscendo una drastica frenata

 

Le esplorazioni danneggiano però l'ambiente, e rappresentano anche una seria minaccia per le popolazioni di boscimani che abitano l'area; cacciatori e raccoglitori di frutta e tuberi, la cultura tradizionale permette loro di vivere in perfetta simbiosi con la natura.

Il Botswana, nonostante sia considerato un paese modello di democrazia e di sviluppo per l'Africa, da anni rifiuta di riconoscere e di rispettare i diritti dei boscimani, e dal 1997 li costringendoli a vivere nelle riserve. Una storica sentenza del dicembre 2006 ha sancito il diritto degli indigeni a tornare nelle loro terre, quello di cacciare e di raccogliere frutta e tuberi nelle riserve. Ma il governo di fatto non ha ancora permesso nessuna licenza di caccia, ed ha anzi impedito l'accesso all'acqua ai boscimani.

Contemporaneamente, però, autorizza l'apertura di nuovi cantieri, che per funzionare hanno bisogno di pompare molta acqua, e permette l'approvvigionamento idrico anche ai lodge turistici vicini al parco. Tra le condizioni per far avviare il progetto, Gaborone ha imposto alle compagnie minerarie di non fornire acqua ai boscimani.
Paradossalmente, i boscimani sono stati accusati dal governo di essere pericolosi per la fauna del parco. La posizione di indifferenza dei vertici botswani nei confronti delle comunità indigene è ben chiara nelle parole del presidente botswano Ian Khama ( membro del consiglio dell’organizzazione ecologista nord americana Conservation International ), che lo scorso dicembre ha affermato che voler “continuare oggi a vivere di caccia e raccolta è una fantasia arcaica”.