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La real IRA non getta la spugna

di Eugenio Roscini Vitali - 11/03/2009

 


In Irlanda del Nord sono le 21:40 del 7 marzo quando un commando attacca la base militare di Massereen, nella contea di Antrim, a nord ovest di Belfast, quartier generale del genio dell'esercito britannico: un’auto si avvicina all’ingresso della caserma ed alcuni uomini aprono il fuoco sparando una sessantina di colpi contro i soldati e il pulmino che sta consegnando la pizza; due i militari morti, Cengiz Azimkar e Mark Quinsey, quattro i feriti, uno dei quali gravemente. Il giorno dopo l'attentato viene rivendicato al giornale irlandese Sunday Tribune dalla Real IRA, la frangia scissionista dell'Esercito repubblicano Irlandese che la polizia dell’Ulster riteneva implicata in possibili attività mirate a compiere un attacco. Secondo il premier britannico Gordon Brown l’azione non potrà far deragliare il processo di pace; per il leader dello Sinn Fein, Gerry Adams, i responsabili stanno cercando di riportare i soldati britannici nell’Ulster, distruggere i progressi fatti dopo gli accordi di pace del Venerdì Santo tra cattolici ed unionisti e far precipitare l’Irlanda del Nord in un nuovo conflitto. Ma chi sono gli uomini della Real IRA e perché la pace decretata nel 1998 non ha segnato il termine dei i cosiddetti “Troubles”?

Quando la Provisional IRA firma il primo cessate il fuoco, nel 1994, a Belfast e Derry la violenza è un fattore quasi permanente; una guerra a bassa intensità che alterna momenti di apparente tranquillità a spettacolari episodi di sangue. Intrappolati in uno Stato che non hanno scelto ed abbandonati dagli irlandesi del sud, i cattolici sono ormai schiavi dell’amarezza e del rancore. Nonostante questa situazione di assedio, sono circa dieci anni che Gerry Adams, figura centrale dell'Esercito repubblicano Irlandese, coltiva un sogno: mettere fine al conflitto. Questo è possibile proprio grazie all’immenso potere che lui stesso esercita all’interno del Consiglio dell’Esercito, il piccolo organismo formato da sette persone e nel quale è concentrato il potere supremo dell’IRA. La struttura piramidale dell’organizzazione da una certa autorità ai vertici e questo è dovuto sia al fatto che ci trovavamo di fronte ad un vero e proprio esercito, sia alla legittimità di governo che viene riconosciuta al Consiglio.

I sette membri che siedono in cima alla struttura politico-militare sono per lo più fedeli a Garry Adams, ma al suo interno il Consiglio non è mai stato un organismo realmente compatto e si sono spesso creati scontri, spaccature che con il passare del tempo hanno alimentato discordia ed ostilità tra i sostenitori della linea politica di Adams e i cosiddetti “soldati”, coloro che al contrario prestano poca attenzione al processo di pace. Il meccanismo si è già inceppato nel 1982, quando il gruppo dirigente dell’organismo politico dell’IRA, il Sinn Fein, decide di affrontare il giudizio delle urne presentandosi alle elezioni. Nonostante il successo elettorale, le parole prendono però il posto dell’azione, un linguaggio politico che molti traducono come mezzo per giustificare una strategia contraria ai principi che per quasi un quarto di secolo hanno alimentato la lotta armata: stringere un’alleanza con il maggiore partito nazionalista dell’Irlanda del Nord e con Dublino per mettere sotto pressione gli inglesi; una tattica che punta a deporre le armi.

Nel 1988 il Consiglio decide in segreto di cambiare la posizione dell’IRA nei confronti degli inglesi: ritiro delle truppe dall’Irlanda del Nord non più entro quattro o cinque anni ma in tempi da stabilire e comunque più lunghi. Adams, che riesce a portare avanti il progetto grazie all’appoggio dei fedeli del Consiglio, afferma che tanto più breve sarà il tempo dato agli inglesi per il ritiro tanto più forti saranno le resistenze di Londra e degli stessi unionisti che non sono certo intenzionati a rimanere orfani dell’esercito di sua Maestà senza prima avere garanzie sul futuro dell’Ulster. Ma perché cambiare strategia in segreto? Perché molto probabilmente i Volontari non avrebbero mai accettato di veder scalfito uno dei principi cardine dell’organizzazione, la richiesta di un rapido ritiro inglese e nessuna trattativa con gli unionisti. E’ in questo modo che si arriverà alla tregua del 1994, con due processi di pace separati: da una parte quello conosciuto dal Consiglio dell’Esercito che prevede un impegno britannico sul ritiro e la successiva definizione sulla data e sugli accordi necessari a soddisfare le richieste degli unionisti; dall’altra il processo di pace del Sinn Fein che oltre alla ridefinizione dei tempi sul ritiro britannico prevede di negoziare con gli unionisti un accordo molto più riduttivo di quanto avrebbero voluto i repubblicani.

Spingendo l’IRA verso le sue posizioni, Adams costringe in un certo senso i “soldati” ad accettare che terminata l’occupazione inglese gli unionisti abbiano una sorta di diritto di veto sul destino dell’Ulster. Il Sinn Fein punta a diventare un partito accettato dagli inglesi, un movimento politico rispettato, obiettivo raggiungibile solo attraverso l’accettazione della “dichiarazione di Downing Street” con la quale, nel dicembre 1993, i capi di governo britannico e irlandese, John Major e Albert Reynolds, si sono impegnati a rimuovere le cause del conflitto nord irlandese coinvolgendo nelle trattative, sebbene non direttamente, la formazione politica cattolica. Nel 1994 le circostanze però portano Adams a non sostenere l’iniziativa anglo-irlandese, cosa che non gli impedisce di tentare comunque la carta della tregua esplorativa. Ai Volontari il leader politico dell’IRA spiega che se il cessate il fuoco dovesse fallire l’IRA potrebbe comunque tornare ad imbracciare le armi ma questo non evita la reazione dell’ala militare che dopo pochi giorni scatena un violentissimo attacco contro l’aeroporto londinese di Heathrow. Nonostante la reazione della comunità internazionale, i negoziati con Reynolds vanno avanti e alla fine il Consiglio accetta i 14 punti proposti dal capo del governo irlandese: il 31 agosto del 1994 l’IRA dichiara la completa cessazione delle attività militari.

La tregua, estesa fino all’aprile dell’anno successivo, incontra subito notevoli resistenza: la base è sempre più scontenta e i negoziati non vanno avanti. La cosa non sembra però toccare Adams che anzi, approfittando dello scontro che si aperto con l’organismo che si considera depositario della coscienza repubblicana, l’Esecutivo dell’IRA, rinforza la sua posizione. Durante i difficili negoziati che avevano condotto alla “dichiarazione di Downing Street” e alla successiva tregua, l’Esecutivo era stato escluso e questo aveva portato ad una rottura insanabile tra il Consiglio e le brigate. La corda si rompe alle 19:00 del 9 febbraio 1996, in un parcheggio sotterraneo vicino alla Canary Wharf Tower, nel sud di Londra: l’esplosione di un ordigno distrugge un edificio ed uccide due uomini. Il 7 ottobre un altro attentato: due autobomba scoppiano all’interno della caserma Thiepval a Lisburn, quartier generale dell’esercito inglese nell’Ulster, 32 feriti.

Alla Convenzione del 1996, chiesta a gran voce dai dissidenti, Adams viene attaccato duramente dalla base che lo accusa di rappresentare solo una parte dell’organizzazione e chiede un termine temporale al cessate il fuoco. Alla fine il Consiglio si salva con un rinnovo quadrimestrale della tregua e con l’appoggio di membri che dal fronte dei dissidenti passano tra le file dei sostenitori. A causa delle regole che governano l’IRA, coloro che si oppongono alla strategia di Adams devono accettare che il potere del disarmo passi dalle mani dell’Esecutivo al Consiglio: alle brigate viene ordinato di limitare gli attacchi a bersagli militari; viene autorizzato un periodo di pace in concomitanza delle elezioni generali in Gran Bretagna; Tony Blair vince con una larga maggioranza e i laburisti fissano i termini per un nuovo cessate il fuoco che l’IRA non accetta; quattro giorni prima della controversa marcia dell’ordine di Orange a Garrvaghy Road, il Consiglio dell’Esercito vota all’unanimità un secondo cessate il fuoco.

La decisione, rimasta segreta, pone le basi per l’ultimo scontro con i dissidenti dell’Esecutivo che sono a corto di finanziamenti e duramente provati dagli arresti causati dalle operazioni dell’esercito inglese. Le ragioni della tregua sono tre: a Londra è cambiato il governo, il sostegno elettorale al Sinn Fein cresce e la Casa Bianca ha imposto agli inglesi una nuova data per l’inizio e la fine dei colloqui. La strategia dei vertici dell’IRA, che ha ormai sostituito la lotta armata con la politica, non sembra però produrre i risultati sperati dato che nonostante l’impegno americano gli inglesi non sembrano aver dimenticato il fallimento del primo cessate il fuoco. Su pressione dei dissidenti viene così indetto un nuova Convenzione durante la quale si apre un nuovo scontro tra Esecutivo e Consiglio; le mozioni vengono respinte e in molti passano dalla parte di Adams che, alla ricerca del consenso della base, punta tutto sulle nuove nomine. All’interno dell’Esecutivo la maggioranza dei nuovi eletti è ancora contro il Consiglio; il 23 ottobre i dissidenti si dimetto e insieme ad alcuni membri dello Stato Maggiore danno vita alla Real IRA. A capo dell’organizzazione c’è Michael McKevitt, marito di Bernadette Sands McKevitt, dell’idolo repubblicano Bobby Sands. Una scissione che era nell’aria sin dal momento in cui Adams aveva deciso di portare avanti il processo di pace ma che per 15 anni era stata evitata grazie alla sua abilità politica; un’abilità che però non ha saputo tenere insieme l’Esercito rivoluzionario Irlandese e che evidentemente non ha messo fine ad un conflitto che tra il 1969 e il 1998 ha fatto 3.500 morti.

Dal 2002 ad oggi: in un report della polizia britannica pubblicato nel novembre scorso le autorità indicavano una sensibile crescita delle attività del gruppo: un brutale attacco avvenuto nel mese in aprile a Belfast ai danni di un irlandese rimasto ferito alle gambe; un attentato dinamitardo avvenuto in maggio a Spamount contro l’auto di un ufficiale della Polizia Nord Irlandese, rimasto gravemente ferito; sempre nello stesso mese tre attacchi incendiari contro altrettante attività commerciali a Cookstown e Lurgan e contro il JJB Sports di Belfast; attaccata a luglio la sede dello Sinn Fein di Ballymena, ferito un membro del partito; il 25 settembre colpito al collo con un arma da fuoco un spacciatore a Donegal, vicino al confine con Derry; il 19 dicembre un’unità armata di lanciarazzi attacca una pattuglia a Newtownbutler senza però colpire il bersaglio. Prima di allora nel marzo 2002 la Real IRA aveva fallito una serie di attacchi contro militari ed ex soldati del Royal Irish Regiment nelle contee di Tyrone, Derry e Strafane; nel novembre 2004 una serie di bombe incendiarie lanciate a Belfast contro proprietà private; nel marzo 2006 attaccata una pattuglia della Polizia Nord Irlandese; il 9 agosto attaccati con bombe incendiarie alcune attività commerciali di Newry; il 27 ottobre trovate dalla polizia irlandese una grossa quantità di esplosivo a Kilbranish; il 4 dicembre fallito un attacco contro la stazione polizia di Craigavon; l’8 novembre 2007 due membri della Real IRA feriscono un poliziotto cattolico che viaggiava a bordo della sua auto lungo Bishop Street, a Derry; il 12 novembre un’altro agente viene ferito a Dungannon. Il 7 febbraio 2008 la Real IRA dichiara l’inizio di una nuova offensiva: dopo tre anni passati a ricostruire e preparare il gruppo, l’organizzazione dichiara di voler riaprire il conflitto lanciando un’offensiva contro obbiettivi “legittimati”.