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In attesa di dimezzare i parlamentari dimezziamo gli stipendi?

di Mario Cervi - 17/03/2009

 

Sembra che trovi approvazione trasversale nelle forze politiche l`idea; lanciata da Berlusconi e ripresa da altri, di dimezzare il numero dei parlamentari. E un`idea alla quale oggi come oggi aderirebbe, se chiamata a pronunciarsi, una schiacciante maggioranza di cittadini. Il fatto che trovi consensi nei palazzi romani mi consola anche se, malfidente come sono, covo un dubbio. Che cioè le adesioni al dimezzamento derivino soprattutto dal fatto che, trattandosi d`una riforma costituzionale - il numero dei deputati e dei senatori è indicato nella Magna Charta della Repubblica - la sua approvazione è soggetta a un lunghissimo iter. Già quando Berlusconi aveva ipotizzato un taglio dei parlamentari- purtroppo il progetto fu cancellato dalla sinistra - l`intervento chirurgico era stato rinviato a data lontana. Per non creare panico nei Mille. Nell`attesa dell`auspicato sfoltimento oso invece avanzare una modesta proposta che probabilmente come tante altre sarà catalogata sotto la voce qualunquismo, e che tuttavia mi pare abbia il pregio d`essere facilmente attuabile. Già che sono disposti a dimezzarsi in numero, deputati, senatori ed europarlamentari, potrebbero dimezzarsi i faraonici emolumenti. Per praticare quella riduzione non occorrono procedure eccezionali. Basta una decisione delle assemblee. Che sarebbe stata sacrosanta sempre, ma che lo diventa in particolar modo in un parlamento che esorta gli italiani, dati i tempi grami, a stringere la cinghia. Oltretutto, abolito il voto di preferenza, i deputati non debbono nemmeno prendersi il disturbo e ì costi d`una propaganda individuale. L`insignificanza del loro ruolo - mi riferisco ai peones e non ai veri o presunti leaders - è stata sottolineata dal Cavaliere con l`ipotesi d`un voto dei capigruppo e non dei singoli. I richiami al dettato della Costituzione, secondo il quale ogni parlamentare rappresenta il popolo ed è indipendente, suonano retorici. Gli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama votano a schiera, inquadrati e coperti, fatte salve sporadiche ribellioni. Il sacrificio degli eletti non basterebbe di sicuro, su questo non esiste dubbio, per risanare le finanze statali. Una goccia nel mare. Ma l`esempio conta, anche se qualcuno sfodererebbe il termine “elemosina”, in gran voga a Roma - Mario Giordano dixit - quando si vuole affossare una proposta. Va bene, che ce la facciano l`elemosina. Siamo qui con le mani tese.