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L'orso russo e i pagliacci nel circo globale

di Romolo Gobbi - 23/03/2009

Appena entrato in carica, il vice-presidente USA, Joe Biden, annunciò nuove aperture a Mosca, dicendo: "Bisogna resettare le nostre relazioni". Se di aperture si trattava, non erano verso nuove vie, ma verso strade già battute in passato. In particolare, non si ritirava il piano Bush dello scudo anti-missile, ma si proponeva di farlo "in concertazione con la Russia". Se è vero che la diplomazia si basa sulle parole, non la si può praticare con i giochi di parole. Lo scudo anti-missile americano in Polonia e in Cechia è chiaramente in funzione anti-russa; infatti, nell'ottobre del 2007 Putin affermò che: "Il sistema anti-missile USA ci minaccia come fecero con l'America i missili sovietici a Cuba".
E' stata dunque ridicola Hillay Clinton quando, all'inizio di marzo di quest'anno, si è presentata all'incontro di Ginevra con il ministro degli esteri russo Lavrov e ha tirato fuori una scatoletta con un pulsante rosso su cui era scritto reset, ma che somigliava tanto al pulsante per il lancio dei missili nucleari. La pagliacciata era tanto più inutile, perché il presidente russo Medvedev aveva già risposto pochi giorni prima alla lettera di Obama, che proponeva di dialogare sullo scudo anti-missile in cambio di pressioni sull'Iran: "Non è il caso di iniziare contrattazioni ... non si può legare la questione del programma americano con la questione iraniana". Che la Russia non fosse disposta a contrattare la propria sicurezza, era evidente sin dal febbraio di quest'anno, quando aveva ottenuto dal Kirghizistan la chiusura della base americana, fondamentale per i rifornimenti aerei verso l'Afghanistan. Così la Russia non ha nascosto le proprie intenzioni di contrastare l'egemonia americana anche a livello globale, con il progetto di costruire una base in Venezuela, che potrebbe ospitare i bombardieri strategici TU160, in grado di portare 12 missili nucleari di grande gittata. Medvedev è stato ancora più esplicito, parlando ad una riunione dei vertici militari russi il 17 marzo, a due sole settimane dal previsto incontro con Obama, quando ha lanciato un "nuovo riarmo per sfidare la NATO ... che si spinge sempre più vicino ai confini russi". In questa stessa occasione, il generale Solovtsov, comandante delle truppe strategiche, ha annunciato che, alla scadenza dei trattati Start per la riduzione delle armi nucleari, sarà schierata, in una base a nord-est di Mosca, una divisione di missili intercontinentali di ultima generazione, gli RS-24, in grado di montare sino a 10 testate nucleari.
Che la NATO miri ad espandersi ad est, è noto anche per le ripetute richieste di adesione da parte della Georgia e dell'Ucraina. La Georgia ha addirittura sperato che, dopo il suo attacco all'Ossetia del Sud, la forze NATO sarebbero intervenute al suo fianco. Così non è stato, ma nelle dichiarazioni della nuova amministrazione americana continuano le polemiche sull'intervento russo in difesa degli osseti. Quanto all'Ucraina, più che le minacce, a tenerla fuori della NATO sono state le pressioni economiche-energetiche: oltre a garantirle forniture di gas, la Russia sta trattando con Kiev la concessione di un prestito di 4 miliardi di euro per coprire il suo deficit di bilancio. Invece, la Bielorussia non corre nessun pericolo di essere affiliata alla NATO, perché è sempre più strettamente legata alla Russia, che le ha assicurato un prestito di 1,5 miliardi di euro, in cambio di un impegno ad unificare le difese anti-aeree. Questo piano prevede che il posto di comando delle forze unificate sia a Mosca e non a Minsk.
Dunque, una nuova guerra fredda è cominciata? Per ora sembra una replica poco seria dei drammatici eventi che provocarono milioni di morti in tutto il mondo, dalla Corea al Vietnam, all'Angola ... anche se ha già provocato le prime vittime l'estate scorsa in Georgia; ma, oggi, la Russia non è più la potenza di una volta e anche gli Stati Uniti, che continuano a spendere in armamenti più di tutti gli altri messi assieme, non hanno più un disegno imperiale preciso, né hanno gli uomini adatti a portarlo avanti.