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Più di 100.000 civili sudcoreani vennero massacrati dalle truppe alleate in Corea

di Richard Spencer - 23/03/2009


PIU’ DI 100.000 PERSONE MASSACRATE DAGLI ALLEATI DURANTE LA GUERRA DI COREA

Un’indagine ufficiale ha rivelato che più di 100.000 civili sudcoreani vennero massacrati dalle truppe alleate che combattevano a fianco dell’Inghilterra e degli Stati Uniti nella Guerra di Corea


Le autorità coreane hanno scoperto fosse comuni contenenti migliaia di corpi, inclusi gruppi di bambini. Ricerche intensive di documenti, inclusi fascicoli declassificati a Washington, hanno scoperto le prove dei massacri di almeno 100.000 persone sospettate di simpatizzare per i nordcoreani.

Si ritiene che in qualche caso le forze americane furono presenti e, in almeno un caso, un ufficiale americano autorizzò un massacro di prigionieri accusati di avere simpatie di sinistra.

La Guerra di Corea, in cui la Corea del Sud, gli americani, gli inglesi e altre forze alleate combatterono contro la Corea del Nord e i suoi alleati cinesi fino a giungere ad una situazione di stallo, fu particolarmente sanguinosa.

Si è sempre saputo che vennero commesse atrocità da entrambe le parti, mentre il fronte del conflitto oscillava avanti e indietro, dal profondo sud fino alle vicinanze del confine cinese.

Ma sotto la dittatura militare della Corea del Sud, i crimini commessi dalle proprie forze sono stati discussi raramente. Le nuove scoperte indicano che c’era il disegno di sbarazzarsi di coloro che vennero sospettati di avere simpatie di sinistra, quando i nordcoreani stavano avanzando, e poi nuovamente di quelli che vennero accusati di collaborazionismo quando i nordcoreani si ritirarono.

L’indagine, condotta da una Commissione nazionale per la Verità e la Riconciliazione, è diventata profondamente controversa, perché c’è qualcuno che teme che sia volta a screditare il giusto atteggiamento filo-americano della politica sudcoreana.

Ma il suo operato è stato bene accolto dai sopravvissuti, come Kim Jong-chol, di 71 anni, che sfuggì quando aveva 14 anni a una fucilazione di massa. Suo padre, la sua sorella di sette anni, i nonni e i cugini vennero tutti uccisi.

“Quelli che assistettero alle uccisioni hanno detto che furono spaventose. Vennero uccisi dei neonati assieme alle madri che li tenevano in braccio”, ha detto. “Ora voglio che il governo riesumi i loro corpi, ed eriga un monumento alla loro memoria”.

Il padre di Kim era una guardia sudcoreana arruolata da una milizia locale dopo che le forze del nord varcarono il confine nel 1950 all’inizio della guerra.

Quando i sudcoreani e l’esercito americano recuperarono le posizioni, un capo della polizia locale del loro distretto, il distretto di Namyang Ju, ordinò che i sospettati di collaborazionismo venissero radunati, insieme alle loro famiglie.

“Venimmo portati in un magazzino del paese”, ha deto Kim, “ma riuscii a sfilarmi i legacci dai polsi e a fuggire via”.

“Due giorni dopo trovai la fossa dove avevano sparato ai prigionieri. Scavai con le mie mani e trovai i corpi di mia nonna e di mio nonno. Non ho mai trovato mio padre e mia sorella”.

Il massacro di Namyang Ju alla fine venne fatto cessare, ma non prima che venissero uccise 460 persone – uno dei tanti massacri che la commissione ha documentato nei dettagli.

Le ricerche negli archivi americani hanno rintracciato uno scambio di corrispondenza in cui un colonnello americano dà la sua approvazione a un massacro in cui vennero fucilate 3.500 persone sospettate di avere simpatie di sinistra.

Il professore Kim Dong-choon, uno dei 15 membri della commissione, ha detto che ci sono almeno quattro casi documentati di bombardamenti contro i civili, da parte degli americani. Gli americani temevano che vi fossero tra loro degli infiltrati. Inoltre, le forze americane furono presenti in due grandi massacri di migliaia di persone, vicino Busan e a Daejeon.

“Per le persone che hanno più di 70 anni e che hanno vissuto la guerra e la dittatura, tutto ciò non costituisce certo una novità – in tutti questi anni era un segreto di dominio pubblico”, ha detto. “Ma per la generazione più giovane molte cose erano finora sconosciute, e per loro è stato uno shock”.

Le truppe inglesi rientrano tra i pochi gruppi a cui non vengono mossi grossi addebiti dalla commissione, tranne l’accusa che, quali autorevoli partner dell’alleanza, conoscevano l’esistenza dei massacri ma non fecero pressioni sufficienti per indurre gli americani a interromperli.

E’ stato accertato dalla commissione che gli ufficiali inglesi protestarono con i generali americani e almeno in un caso intervennero militarmente per fermare una fucilazione di massa a nord di Seul.

Alla fine degli anni ’50, circa nello stesso periodo in cui la famiglia di Kim Jong-chol veniva uccisa, 37 truppe di Fucilieri Reali del Northumberland – arrivate da poco – vennero inviate dal Brigadiere Tom Brodie a rispondere ai rapporti sulle uccisioni dei civili.

“Erano stati già uccisi”, ha detto al Daily Telegraph il soldato David Strachan, uno dei due del gruppo ancora vivi, parlando dalla sua casa spagnola, dove vive in pensione. “Fu la polizia locale a farlo. Il nostro capitano li avvicinò, ma gli puntarono contro una pistola”.

“Ci diede l’ordine di puntare le baionette – e a quel punto misero giù le armi. Penso che salvammo lì circa 400 persone”.

Strachan ha detto che quando tornò in patria non vide discussioni su quello che aveva visto.

“C’erano profughi uccisi dappertutto. Assistemmo a un sacco di massacri”, ha detto. Quando tornai non vidi nulla su quello che era successo. Venne messo tutto a tacere”.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/asia/southkorea/4015742/More-than-100000-massacred-by-allies-during-Korean-War.html