Con usura, nessuno ha casa di buona pietra
di Miro Renzaglia - 10/04/2009
«Con usura, nessuno ha casa di buona pietra…». Con questo verso si apre il XLV Cantos di Ezra Pound: uno dei canti più noti, profetici e allo stesso tempo avveduti della storia economica dell’architettura urbanistica, dell’arte ed ultra…
Il disastro provocato dal recente terremoto de L’Aquila e della sua provincia sta lì a dimostrarlo: edifici e monumenti tirati su in epoche a bassa incidenza di usura non sono crollati o hanno resistito meglio all’urto dell’onda sismica… Quelli via via costruiti in periodi in cui il “maggior profitto” del costruttore era ed è la legge dominante a scapito della sicurezza del fabbricato, e di chi lo abita, si sono letteralmente sbriciolati…
Questa, a parer mio, è la chiave di lettura del disastro. Ché i terremoti (così come gli tsunami, i tornado etc…) si possano prevedere è tutto da dimostrare, anche se certi segnali non si devono trascurare… Ma anche non lo fossero stati (trascurati…) come potervi porre rimedio? Con l’evacuazione preventiva di una intera provincia o regione? E in quale momento, eventualmente, operarla? Alla prima, alla seconda o alla decima segnalazione sismografica? E quante volte uno sciame non è stato altro che un assestamento tellurico che ha disinnescato il boato più grosso, senza provocare danni? Cosa avrebbero detto gli eventuali evacuati se, costretti dalla necessità cautelativa, avessero dovuto abbandonare le case e, con esse, lavoro, cure sanitarie, studi, etc…, nel caso, poi, non si fosse verificato alcun disastro? E quante sterili polemiche, a fronte di una vana evacuazione, avrebbe sollevato una qualsiasi opposizione ad un qualsiasi governo, nel triste e macabro gioco dello sciacallaggio politico, per un inutile procurato allarme con tutti i disagi derivati? Probabilmente né più né meno di quelli a cui assistiamo, benché di segno rovesciato, in questi giorni dove l’esercizio più praticato è quello di scaricare addosso alle amministrazione a regime la responsabilità di non aver colto i segnali di allarme e di non aver provveduto… Ma provveduto a cosa?
Il discorso - come dicevo - andava fatto a monte. Che l’Abruzzo sia una regione ad altissimo rischio di terremoto è un fatto noto da secoli, direi: da sempre… Non bisognava aspettare l’ultimo evento per mettere in atto una sana edilizia che avesse come prima istanza la massima garanzia di sicurezza dei suoi residenti. Mi ha molto colpito, in non ricordo quale trasmissione, l’intervista a uno dei pochi cittadini de L’Aquila la cui abitazione è rimasta non solo in piedi ma addirittura illesa [osservare bene, prego, e a mo' di esempio, l'immagine di copertina]. Non si è trattato di un fatto miracoloso: il cittadino ha spiegato che, pur eseguendo i lavori in economia, ha preteso dal progettista e dall’ingegnere che ha seguito la costruzione della sua casa il pieno rispetto dei protocolli di sicurezza antisismica… Questa, a parer mio, è la sola ed unica prevenzione che era doveroso adottare. E non per un singolo edificio. E non per lo scrupolo personale di un singolo cittadino: era la semplice norma di sicurezza da adottare sempre. Una norma che uno stato etico - sì, etico - aveva il dovere imporre fosse rispettata per tutte le nuove costruzioni. Che un ospedale - dico: un ospedale - costruito appena dieci anni fa, invece, sia venuto giù come un castello di carte, la dice molto più lunga dell’infinita e logorroica analisi a cui i media si stanno dedicando da lunedì notte…
E dire che costruire un edificio secondo regola d’arte, voglio dire: a completa (o quasi… perché niente è mai completamente sicuro: e anche questo va detto…) garanzia di tenuta antisismica, costa solo il 2% in più - sottolineo: il 2%, NON il 10 o il 50 per cento in più - di uno costruito senza le stesse osservanza delle norme di sicurezza… Ma il 2% risparmiato su ogni abitazione, su decine, centinaia migliaia di edifici tirati su senza rispetto della norma, significa milioni di euro che entrano GRATIS in tasca ad un costruttore senza scrupoli…
In questa ottica, è proprio quel 2% per cento in più, molto spesso pagato secondo progetto dall’acquirente ma non speso in materiale utile all’impresa da parte del costruttore, equivale esattamente al reato dell’usura… Un reato che, oltre al danno materiale dei beni persi, è costato, anche stavolta, la vita a centinaia di persone… E non è che uno dei delitti immondi che la storia delle società è costretta a registrare per l’infamia dell’usura…