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Roberto Saviano, professionista del dopoterremoto

di Carlo Gambescia - 14/04/2009

Leonardo Sciascia, che se ne intendeva, li inchiodò come professionisti dell’antimafia(http://www.cuntrastamu.org/mafia/speciali/falcone/sciascia1.htm ).
Il che non significava che Sciascia, da sempre in trincea, fosse favorevole alla mafia. Si trattava solo di evitare che per combattere un' organizzazione criminale si iniziasse a parlarne il vernacolo sociologico. Fatto di favoritismi, esibizionismi, allori civili e carriere veloci. E tutto in nome di un Paese Migliore. O per dirla con il Petrolini similMussolini "più bella e più superba che pria"...
Senza però averne i titoli. Magari letterari.
Proprio come Roberto Saviano: oggi precoce monumento di se stesso. Che - per dirla fuori dai denti - è diventato un professionista dell’anticamorra: un tuttologo h24 dell’antimafia-universale…
Mentre, in realtà, siamo davanti a un emerito sconosciuto, che dopo aver scritto un unico libro, prolisso e illeggibile, di colpo si è ritrovato famoso. Su quello stesso libro si è pure girato un film. E così sono arrivati anche i soldi. E, anche le minacce della camorra. Purtroppo.
Nel frattempo però, grazie alla potentissima macchina mediatica e "premiatica" Mondadori, Roberto Saviano è diventato in Italia l’amministratore unico del partito anticamorra (e antimafia). E così , se oggi si parla male di lui, si viene subito messi all’indice, come camorristi e mafiosi. Accettiamo il rischio.
Dulcis in fundo , oggi è uscito su Repubblica ( il suo sponsor cartaceo) un reportage su l’Aquila, dove come piace a certo "indignazionismo" in servizio permanente effettivo, già si pontifica sul “partito del terremoto” (
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-5/saviano/saviano.html ) .
Ovviamente il tour tra le macerie, dello scrittore (?), con caschetto regolamentare e sguardo puntato verso i campanili diroccati, è stato strombazzato fin da ieri a reti unificate. Come si usava - Sciascia insegna - per i professionisti dell’antimafia, anzi per il Partito degli Indignati Speciali Italiani: PISI.
Il pezzo è incolore. Ed è scritto maluccio. Perché freddo di scrivania, per la serie il mondo secondo uno scrittore (?) bla bla bla: incipit letterario tra il rugby, specialità aquilana da sempre ( dopo averlo demonizzato per decenni come sport fascista, ora piace anche a sinistra, anzi "deve" piacere) e Benedetto Croce (che fa tanto Alta Cultura Meridionale). Chiusa patriottico-locale, con il poeta Franco Arminio. E in mezzo una valanga di luoghi comuni - da bollettino sezionale Democratici di Napoli e dintorni - sulla ricostruzione a rischio camorristico. Salvo notare tra le righe, che “ sino ad oggi L'Aquila non ha avuto grandi infiltrazioni”: "lisci" che capitano a "guaglioni" che sono stati promossi giornalisti e scrittori sul campo.
E ovviamente anche a professionisti del dopoterremoto.