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Minacce di guerra contro l’Iran

di Paolo Emiliani - 10/03/2006

Fonte: Rinascita

 


 

Gli Stati Uniti hanno da tempo nella loro agenda una guerra contro l’Iran.
Se la resistenza irachena non l’avesse inchiodati da tempo in una guerra troppo frettolosamente dichiarata vinta da Bush gli atlantici forse l’avrebbero già scatenata.
In fondo a Washington serve solo un pretesto, uno qualsiasi, non ha nemmeno bisogno che sia fondato sulla realtà. Le armi fasulle di Saddam Hussein bastarono per scatenare l’offensiva contro l’Iraq ed ora avranno vita ancor più facile per creare il mostro iraniano, il nuovo Male Assoluto da sconfiggere in nome della libertà e della democrazia planetaria.
Gli Stati Uniti, maggiore potenza nucleare mondiale (ma anche batteriologica, chimica e chi più ne ha più ne metta) hanno ieri denunciato che che l’Iran disporrebbe (non si sa su quali fonti provenga tanta certezza) di una quantità di uranio che, se arricchito, basterebbe a costruire dieci bombe atomiche.
Washington ha chiesto quindi al Consiglio di sicurezza dell'Onu un ultimatum a Teheran per mettere fine all'arricchimento.
Gli abili comunicatori americani sanno bene che la parola “bomba atomica” genera immediata preoccupazione nell’opinione pubblica mondiale, anche se in verità finora proprio gli americani sono stati gli unici criminali che hanno utilizzato armi atomiche contro la popolazione civile “nemica”. Gli stessi strateghi del Pentagono dopo l’11 settembre (evento rimasto ancora assai misterioso) hanno anche costruito l’immagine dell’integralismo islamico rendendolo coincidente con “terrorismo internazionale”. A questo punto l’equazione è bella e pronta: l’Iran è islamico, anzi è integralista; il suo legittimo presidente eletto Ahmadinejad viene continuamente presentato come un pazzo esaltato ed una bomba atomica (anzi dieci) in mano sua sono una minaccia per l’umanità. Quindi la guerra è giusta.
Poco importa che l’Iran abbia più volte dichiarato che il suo programma nucleare è rivolto solamente a finalità civili. La sovranità nazionale non è contemplata da Washington e anche se proprio in questi giorni l’India viene addirittura incoraggiata nel suo sviluppo nucleare questo non è permesso all’Iran, perché Washington così ha deciso.
Gli Stati Uniti sono già passati alla fase due del programma di avvicinamento alla guerra, quella delle minacce.
Gli americani, ormasi certi del deferimento all’Onu di Tehjeran, hanno infatti già annunciato che il Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro chiederà all'Iran di porre fine all'arricchimento dell'uranio o dovrà “far fronte a conseguenze”. Quali non è difficile immaginarlo.
L’escalation potrebbe essere la solita: embargo, bombardamenti, invasione. L’Iran, però, pur non sottovalutando la potenza del nemico, non intende rinunciare alla sua sovranità ed ha risposto per le rime alle minacce.
L’ambasciatore iraniano all'Onu Ali' Asghar Shltanieh ha annunciato che l'Iran non intende rinunciare alle sue attività di “ricerca e sviluppo del nucleare”, specificando che questa decisione è “irreversibile”.
Teheran ha anche replicato che gli Stati Uniti “hanno i mezzi per procurare danni e dolore, ma a loro volta potrebbero provare danno e dolore”.
Naturalmente queste parole sono state percepite e diffuse dai media di tutto il mondo come un’aperta minaccia iraniana, quasi la dimostrazione della pericolosità della repubblica di Ahmadinejad, ma nessuno si è scandalizzato per la vera dichiarazione di guerra degli americani.
Ma non tutte queste ciambelle debbono finire ineluttabilmente con il buco immaginato da chi le crea.
Come è noto, Mosca non gradisce affatto questa continua aggressione atlantica ai suoi confini. Il governo di Putin ha già avanzato un paio di proposte alternative: o una limitazione sotto la soglia minima di pericolo delle materie prime nucleari utilizzabili dall’Iran, o l’insediamento delle centrali stesse in territorio russo, nell’immediato confine iraniano e controllate bilateralmente.
Gli Usa non gradiscono.