Una parola che e’ gia’ un equivoco, il sintomo di una visione sbagliata, di una fuorviante percezione della realta’.
Spesso si usa “ambiente” in sostituzione di “natura”: non si vuol suonare ingenui, sognatori, romantico-bucolici o genericamente ecologisti. E’ una questione di pudore o, meglio, di vergogna. Come qualcuno che, vedendosi nudo allo specchio per la prima volta e, vedendosi i genitali parte integrante della propria immagine (non a caso questi erano hiamati appunto “la natura” una volta), pretendesse che quello nel riflesso fosse qualcun altro, altro da se’.

Nell’idea di “ambiente” ci siamo noi (che siamo fondamentalmente un’idea - alcuni aspetti selezionati della nostra percezione di noi stessi come individui, come specie, come popolo o gruppo sociale, come civilta’, come costrutto culturale, urbano, tecnologico….) e poi c’e’ tutto il resto, che ci sta “intorno”. L’idea che cio’ che effettivamente vive/avviene - e che, in questo senso, effettivamente esiste - siano in realta’ non questi due elementi, ma la relazione/interazione fra essi ovvero l’insieme vivente di cui siamo parte, non ci viene in mente o, forse, e’ un pensiero che evitiamo, perche’ ci risulta imbarazzante.
In questo insieme vivente dovremmo includere anche noi stessi e la nostra natura all’interno di noi stessi, ma allora troppo, troppo di fisico e troppa realta’ si riverserebbe dentro questo “noi stessi”, troppo perche’ possa riuscire a contenerlo come idea.
Noi, esseri occidentali e moderni, invece, dobbiamo tenerci stretta la nostra identita’ di idee - che altro non siamo - pena la caduta in una contraddizione fondamentale e definitiva, pena il crollo di quanto di “ordine” logico siamo riusciti a dare al mondo secondo la nostra visione/volonta’, i nostri presupposti ed assunti teorici. Pena la caduta nel caos - o forse in un ordine che non sappiamo vedere in quanto non creato da noi e che non vogliamo vedere in quanto piu’ grande e piu’ potente di noi. Non piu un ordine da creare o da imporre dunque, ma un ordine da accettare e da capire. Qualcosa di molto temibile per il nostro sogno di liberta’.
Vittime nel passato di illusioni e di fantasmi, abbiamo conquistato questa liberta’ moderna con la lucidita’ delle idee, ricreando il mondo con queste idee, ricreando noi stessi. Come idee.
Per questo dobbiamo continuare a definire, a separare: “noi siamo qui [dove?] e li’ [intorno] c’e’ l’ambiente.
Poi si puo’ discutere di tutto, ma purche’ si parta da questa base”.
Per questo, nonostante la Modernita’ (ci) stia volgendo alla fine, ancora non troviamo il modo di andare oltre.
Anche con le migliori intenzioni.
Finche’ non vogliamo riconoscere la realta’ complessiva della Natura; finche’ sappiamo vedere solo, intorno a noi, l’”ambiente”, anche noi che vogliamo difenderlo, infatti, rischiamo di essere degli (ambiental)isti, si’, ma….di che?

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