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L'economia leggera

di Gianluca Carmosino - 15/03/2006

Fonte: carta

 


 

«ALBERGHI DIFFUSI» NEI BORGHI
DEL FRIULI VENEZIA GIULIA E DEL LAZIO,
COOPERATIVE DEL BIOLOGICO IN PIEMONTE,
BIBLIOTECHE IMMATERIALI IN LOMBARDIA.
È L’ECONOMIA A «BASSO CONSUMO»:
UN CONVEGNO DI BANCA ETICA A ROVIGO

APIER PAOLO PASOLINI probabilmente sarebbe piaciuto.
Qualcuno, nel suo Friuli, ha preso sul serio
quanto scriveva in «Scritti corsari»: «Lo sviluppo
non è in nessun modo rivoluzionario, neanche quando è
riformista. Esso non dà che angoscia». Così, nei primi anni
ottanta, mentre migliaia di friuliani continuavano a emigrare
[in meno di cinquant’anni la regione ha perso metà della
popolazione], svuotando gli antichi borghi di montagna,
qualcuno ha cominciato a pensare che è possibile proporre
esperienze di accoglienza, economicamente solide, senza
sposare il mito dello sviluppo. Sono quelli gli anni nei quali si
diffuse l’espressione «albergo diffuso».
Una definizione fortunata quanto ambigua, spiegano i promotori
del progetto sul sito Albergodiffuso.it. Fortunata
perché appartiene a quelle formule magiche che entrano facilmente
nella testa delle persone e ci rimangono; ambigua
perché pare indicare una semplice forma di residenza turistica
alternativa, mentre in realtà si tratta di un meccanismo
più complesso. Il turismo viene qui utilizzato come «motorino
di avviamento», in grado di innescare un circolo virtuoso
di economia a piccola scala, in modo da favorire nuove relazioni
sociali e un diverso rapporto con l’ambiente. Carlo Toson,
uno degli architetti del progetto, ricorda come molti finanziamenti
per la ricostruzione del Friuli devastato dal terremoto
del 1976, hanno prodotto solo «restauri discutibili e
case comunque vuote». Con l’albergo diffuso invece di nuove
giganti e lussuosse strutture di accoglienza, sono i borghi
antichi ristrutturati a ospitare i turisti. Ai quali viene poi proposto
di scoprire i boschi e i prati incontaminati che cingono
quei borghi «in punta di piedi». Quelli dell’albergo di Comeglians,
in Carnia, ad esempio, propongono anche incontri
con gli artigiani del paese e serate per imparare a cucinare le
specialità gastronomiche locali. Oggi anche in altre regioni
l’idea dell’albergo diffuso prende piede: un nuovo progetto,
ad esempio, sta per essere promosso anche da Alessandra
Tibaldi, assessora al lavoro della Regione Lazio.
Ottavio Rube, invece, non è un albergatore. Con orgoglio si
definisce uno dei discendenti dell’ultima generazione di viticoltori.
Dal 1977 la sua cooperativa, Valli unite, nata dall’unione
di tre piccole aziende agricole a conduzione familiare,
propone agricoltura biologica e oggi anche prodotti del
commercio equo a Costa Vescovato, provincia di Alessandria.
Accanto allo spaccio per la vendita diretta, l’azienda
comprende tre appartamenti ad uso agrituristico, «a contatto
diretto con tutto quello che è l’azienda, i suoi movimenti
e i rumori, le parole e i profumi», dice Ottavio.
Neanche Carlo è un albergatore e non si occupa di agricoltura
biologica. È il direttore del Sistema bibliotecario della Valle
Camonica. Grazie al sostegno della Provincia di Brescia, la
Comunità montana Valle Camonica e il consorzio di cooperative
sociali Sol. Co. [Solidarietà e Cooperazione] hanno
promosso una rete tra decine di biblioteche, tutte dotate di
una postazione di lavoro informatizzata sulla quale è stato
installato un software che consente l'autonomia gestionale
degli operatori [registrazione utenti e prestiti] e la catalogazione
automatizzata del patrimonio documentario. Un sistema
di biblioteche virtuali, o meglio un servizio culturale
immateriale, gestito da una cooperativa sociale, per altro in
un’area a forte deindustrializzazione.
L’albergo diffuso, le piccole aziende familiari di agricoltura
biologica, il servizio di biblioteche on line: sono alcune delle
esperienze che saranno raccontate all’incontro «Un’economia
leggera per aree fragili del Nord Italia», promosso a Rovigo
il 25 febbraio, dalla Fondazione culturale responsabilità
etica e dai soci di Banca etica della provincia. Spiega Giorgio
Osti, docente di sociologia dell’ambiente e coordinatore dei
soci locali di Banca etica: «L’economia leggera è costituita da
attività immateriali, da attività che hanno una certificazione
seria di tipo ambientale, da attività di risparmio energetico e
di produzione di energia rinnovabile, da attività a ciclo chiuso,
che cioè autoproducono e riciclano energia, e da attività
di trasporto a basso consumo». L’espressione, come ricorda
Ugo Biggeri della Fondazione, è del filosofo ed economista
Wolfgang Sachs «e mai come oggi è utile per immaginare il
cambiamento di molte aree del Nord». Proprio Sachs ha stimato
recentemente come l’economia dell’euro fa consumare
137 chilogrammi al giorno a persona di materie prime.
Non ci sono dubbi: è ora ridurre lo zaino ecologico.
Il programma del convegno è su Carta.org