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L'Italia in bermuda

di Massimo Gramellini - 17/06/2009

 
 
Fra i cinque titoli di giornale più belli dell’anno entra di diritto quello che campeggiava ieri sulla prima pagina di Libero: «Obama a Silvio: aiutami». Una battuta di sublime autoironia, ne siamo certi, che fa il verso al vizio assai provinciale di considerare l’Italia l’ombelico del mondo e il nostro premier l’ombelico dell’ombelico. Quale sia il reale peso di entrambi gli ombelichi nello scacchiere mondiale lo ha rivelato Obama durante la conferenza stampa seguita allo storico incontro, protrattosi oltre il previsto perché pare che il Presidente degli Stati Uniti non abbia resistito alla tentazione di rivolgere all’ospite le famose dieci domande di «Repubblica». Nel ringraziare l’Italia per aver accettato, unica con le isole Bermuda, di prendersi sul groppone tre prigionieri di Guantanamo (gira voce che il più vecchio e costoso dei tre verrà ingaggiato dal Toro), Obama ha messo Berlusconi e le Bermuda sullo stesso piano, che è comunque sempre meglio che mettere Berlusconi in bermuda, specie di questi tempi.

«Libero» ha ragione: Obama ha chiesto l’aiutino. Come quando l’imperatore di Roma riceveva nei ritagli di tempo il vecchio governatore di una piccola provincia lontana (il proconsole di Numidia Piersilvius Gaudens, detto Sbircione l’Africano, che morì «avvelinato» a 555 anni) e gli sbolognava tre gladiatori ormai inservibili. Chissà che titoli divertenti facevano i giornali di Numidia anche allora.