Cambiano i comportamenti sessuali, e con loro le ossessioni che accompagnano Eros (da sempre dio visionario e facile alle allucinazioni). Fino a ieri la più frequente era l’ossessione dell’impotenza. Oggi, dopo la scoperta del Viagra, l’idea fissa è diventata quella della prestazione. Il fenomeno, dicono le statistiche, non conosce distinzioni d’età: i ragazzi consumano i farmaci contro la disfunzione erettile con lo stesso entusiasmo degli anziani. Qui, però, cominciano i problemi.
Tutta la questione della sessualità è anche oggi, nel terzo millennio, più spinosa di quanto sembri, malgrado le semplificazioni pubblicitarie da una parte e l’aria sessualmente scanzonata della comunicazione di massa dall’altra. Contrariamente all’apparente leggerezza erotica, infatti, sono ancora moltissimi coloro che guardano alle pillole blu e gialle con diffidenza, e che preferiscono aspettarsi l’arrivo della soddisfazione sessuale da un improvviso sblocco psicologico, piuttosto che servirsi anche, in assenza di patologie cardiache o renali, di questi preparati di provata efficacia.

Questa diffidenza non deve stupire. Chi soffre di non far bene l’amore porta spesso dentro di sé un compagno segreto che (per ragioni per ognuno diverse) non vuole accettare di godere sessualmente.
L’amante problematico è dunque, per solito, ambiguo: non è contento, ma insieme teme di abbattere quella potente difesa contro l’altro rappresentata dalla sua difficile sessualità. D’altra parte anche molti terapeuti sono restii a condividere con un preparato chimico il merito di una guarigione (in questo campo, e anche in altri, come i disturbi del sonno o le depressioni).
Alle loro diffidenze si può rispondere che anche se è vero che la disfunzione erettile è, nella grande maggioranza dei casi, di origine soprattutto psicologica, non c’è dubbio che la sicurezza fornita da un rapporto riuscito aiuti grandemente a superarla. A questo scopo, appunto, le pillole del sesso sono assai utili, anche se il quadro di ansia e di scarsa fiducia nel proprio corpo che accompagna una sessualità problematica merita, per solito, anche uno sguardo e un trattamento psicologico.
Tra ambivalenze, insufficiente informazione, e il persistere di quel timore sacro che da sempre, in ogni tempo ed in ogni cultura, accompagna le manifestazioni della sessualità umana, le persone comunque si arrangiano, e consumano le pillole del sesso in modo perfino selvaggio (per esempio rifornendosi anche via internet, da venditori del tutto incontrollati).
Nella sola Milano, nel 2008, si sono spesi per questi farmaci 10 milioni di euro. In cima alla classifica sono gli anziani, sopra i sessanta, mentre aumenta velocemente anche l’utilizzo tra i giovani, e giovanissimi.
Per spiegare il consumo tra gli anziani (anche quelli che si trovano nelle case e ricoveri che li accolgono), qualcuno parla di «fantasie di immortalità». Mi sembra sia piuttosto il contrario: l’anziano sente vicina la morte e tiene a godere prima di incontrarla. Inoltre spesso i rapporti, gli interessi e le soddisfazioni si sono rarefatti, ed egli conta su quel piacere elementare assicurato da una sessualità ben funzionante.
Nel giovane, invece, il supporto chimico rischia di togliere di mezzo quel mondo di tremori, insicurezze e scoperte che è tuttavia indispensabile a un’autentica formazione sentimentale e umana. Il giovane a prestazione garantita perde in profondità e sentimento. Rischia di annoiarsi o diventare ossessivo.
Agli adolescenti la pillola contro le loro ansie potrebbe così rubare un patrimonio scomodo, ma prezioso.