Le azioni dell'Iran giustificano il modo in cui ne parlano i media occidentali?
di Sara Khorshid - 28/06/2009
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Trovo difficile sapere e capire quello che sta succedendo realmente in Iran. Ogni volta che mi collego a Internet e vado su siti di informazione affidabili, è l'Iran a occupare i titoli — e molti. Tuttavia sono ancora confusa e ignorante rispetto alla veridicità del risultato elettorale, e al fatto che la maggioranza degli iraniani siano contro il presidente conservatore Ahmadinejad oppure le masse che manifestano costituiscano una minoranza all'interno di una popolazione di 70 milioni di abitanti. Nonostante le informazioni sulla situazione attuale in Iran abbondino, l'immagine che ne danno i media occidentali è generalmente soggettiva, schierata con l'opposizione iraniana in quello che viene mostrato come un episodio drammatico in cui il bene si contrappone al male. Non riesco a essere sicura di quella che ai media occidentali appare improvvisamente come una rivolta contro la Rivoluzione islamica — il mio senso comune mi dice che non è insolito per una opposizione sconfitta esprimere obiezioni sul risultato elettorale; succede in molte elezioni, sia nei Paesi democratici che in quelli non democratici. Nel corso degli ultimi decenni, le elezioni in Iran erano notoriamente corrette. Nonostante le limitazioni messe dal sistema sulla presentazione dei candidati, sia alle elezioni parlamentari che a quelle presidenziali, generalmente sappiamo che quelli che riescono a far sì che la propria candidatura diventi ufficiale partecipano a elezioni corrette. Sì, esiste la possibilità di frodi o di inesattezze, ma finora non ci sono prove che questo sia il caso, e ciò non implica che l'Occidente acclami Mussavi, il candidato sconfitto, come vittima di una cospirazione. Il fatto che masse di persone manifestino per sostenerlo non significa necessariamente che sia il leader iraniano veramente popolare i cui diritti sono stati usurpati dal presidente in carica Ahmadinejad e dai conservatori iraniani. Anche Ahmadinejad ha avuto migliaia di persone che manifestavano in suo sostegno in diverse occasioni. Lo stesso vale per altri leader politici che sono ostili all'Occidente, come il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, per il quale manifestano centinaia di migliaia di sostenitori libanesi. Adesso i media occidentali sono furiosi per gli scontri fra la polizia iraniana e i manifestanti – dato che le autorità iraniane avevano già avvertito contro manifestazioni contro i risultati elettorali. Gli scontri fra polizia e manifestanti avvengono dappertutto nel mondo – compreso in molte manifestazioni anti-Usa in Corea del sud, Pakistan, Gran Bretagna; tuttavia, quando succede in Iran, il mondo diventa furioso. Al Cairo, la mia città, i poliziotti della sicurezza di Stato di solito sono molto più numerosi dei manifestanti, e usano facilmente la mano pesante contro di loro. Molestano sessualmente le donne che manifestano, è comune; quando le mie amiche devono andare a una manifestazione di protesta, si accertano di indossare i pantaloni sotto le gonne, in modo da rendere meno facili le molestie da parte degli agenti in borghese. Tuttavia, i media di tutto il mondo non danno grande copertura dei famigerati incidenti di repressione delle proteste in Egitto - magari un articolo minore nella sezione Medio Oriente sul sito della BBC o della CNN. Il giorno del discorso del presidente Obama dal Cairo, le forze di polizia hanno svuotato le strade e bloccato passanti egiziani innocenti che avevano tentato di andare a piedi — per non parlare di andare in macchina - su strade che normalmente sono piene di traffico. Al padre di un mio amico è stato vietato di stare sul balcone di casa sua perché abita vicino all'Università del Cairo. Non è stata la storia con cui hanno aperto le testate occidentali. Il mio Paese, l'Egitto, un tempo si conformava al genere di storia che piace ai media occidentali – nel 2005, durante le prime elezioni presidenziali libere egiziane, che erano in linea con le politiche di promozione della democrazia dell'ex presidente Usa George W. Bush. Allora, leggevamo e sentivamo sempre parlare di quelli che i media definivano i "venti del cambiamento" che avrebbero dovuto "soffiare in Egitto" Ma quando, pochi mesi dopo, ci sono state le elezioni parlamentari – relativamente più libere e più corrette delle elezioni precedenti – e sono stati eletti in Parlamento 88 esponenti dei Fratelli musulmani, solo allora i venti del cambiamento hanno smesso di soffiare. E i media non hanno più dato la priorità all'Egitto, dove un giro di vite duro, illegale, contro l'opposizione si sarebbe intensificato. Le elezioni parlamentari egiziane hanno inviato un allarme in Occidente, innescando il timore di una ascesa dei movimenti islamici. E i "venti del cambiamento" hanno smesso all'improvviso di soffiare. Dunque, aspettiamo a festeggiare. Può darsi che i manifestanti iraniani non stiano rovesciando veramente il regime. E i media dovrebbero perseguire una maggiore accuratezza e imparzialità. Le restrizioni imposte dall'Iran ai media occidentali non giustificano lo schierarsi con l'opposizione, anche se la violenza contro manifestanti pacifici non è accettabile. Sara Khorshid è una giornalista egiziana i cui scritti sono pubblicati a livello internazionale. Da sette anni si occupa di politica, cultura, e società dell'Egitto e del mondo musulmano. Al Arabiya (Traduzione di Ornella Sangiovanni) |