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Intervista sulla teoria del “Disegno intelligente” con il prof. Philip Larrey

di Luigi Dell'Aglio - 22/03/2006

Fonte: Avvenire

 

  
 
Per lo studioso Philip Larrey «una teoria non è meno scientifica se si interroga su chi ha provocato certi eventi naturali Prendiamo il Big Bang: nessuno nega che sia lecito chiedersi da dove venga»

Ma i darwinisti han paura di un Creatore?

«Una teoria non è meno scientifica, se comprende una qualche inferenza, o deduzione, logica o religiosa. Prendiamo la teoria del Big Bang, secondo la quale, quindici o venti miliardi di anni fa, un'improvvisa esplosione ha dato inizio a una rapida espansione di tutta la materia dell'universo, che si trovava concentrata in un punto. È senza dubbio una teoria scientifica, anzi è la teoria più accreditata sull'origine dell'universo. Ebbene, questa teoria non perde il suo carattere scientifico se ci si chiede: chi ha provocato il Big Bang? Nella stessa ottica va inquadrato, secondo me, il ragionamento sul "disegno intelligente" che, secondo i suoi fautori, sta alla base dell'universo». Il professor Philip Larrey, californiano, sacerdote in una parrocchia alle porte di Roma, insegna filosofia alla Pontificia università Lateranense e, in questa intervista, offre nuove osservazioni al dibattito su disegno intelligente e teoria darwiniana. La mappa delle posizioni in campo è ormai definita. Da un lato s'incontrano creazionismo, "creazionismo scientifico" e disegno intelligente. Dall'altro emergono tre tipi di evoluzionismo: quello moderato, che ammette alcune deroghe alla teoria di Darwin, quello che concilia Darwin con la fede (e non accetta che la teoria dell'evoluzione diventi una filosofia materialistica dell'esistenza) e infine l'evoluzionismo rigido di chi considera darwinismo e fede due termini che si contraddicono palesemente.

Nei suoi saggi, lei afferma che, in questa disputa, bisogna liberare il campo dai luoghi comuni. Che cosa va aggiunto alle annotazioni finora emerse nel dibattito?

«Intanto bisogna ribadire che il disegno intelligente non ha niente a che vedere con il creazionismo. Gli esponenti principali della teoria lo hanno spiegato innumerevoli volte. Affermare che l'universo è stato "disegnato" non equivale a dire che l'universo è stato creato. Sull'identità di chi o di che cosa ha disegnato l'universo (è stata una persona, un'entità, un tipo sconosciuto di intelligenza, ecc.), nulla è detto nella letteratura del disegno intelligente. Un conto è sostenere che esistono tracce di un'intelligenza nella natura, un altro conto è proporre la possibile implicazione di Dio o di una qualche intelligenza non umana».

Il movimento che ha proposto il disegno intelligente viene da molti inserito nel contesto filosofico e teologico delle correnti evangeliche americane. Ed è accostato alla posizione politica dei "neocon". Come stanno le cose?

«Il disegno intelligente non è la bandiera di alcun movimento politico. William Dembski, autore di Debating Design. From Darwin to Dna ("Discutendo del progetto. Da Darwin al Dna"), spiega che i fautori di questa teoria non sono affatto interessati a progetti politici. Non desiderano che la teoria sia cooptata dai partiti, non intendono confondersi con la politica, né con quella della cosiddetta coalizione religiosa (religious right, "destra religiosa") né con quella che pensa di trarre vantaggio dalla sentenza del giudice John E. Jones in Pennsylvania».

Questa sentenza ha affermato, nella sostanza, che il disegno intelligente, «essendo più religione che scienza», non può essere insegnato nelle scuole pubbliche come componente del curriculum scientifico.

«Ma ai sostenitori del disegno intelligente non interessa affatto che la loro teoria sia insegnata nelle scuole pubbliche. In Usa, comunque, molta gente - compresi quanti negano validità al disegno intelligente - confessa che quella sentenza è stata una decisione più politica che scientifica. Esaminiamola da vicino. Non si capisce perché la scienza non debba essere in grado di cogliere la presenza di un disegno intelligente nella natura. Il magistrato ha dato una definizione restrittiva della scienza. Per lui, scienza è quella dichiarata tale dalla comunità degli scienziati che la esercitano. Michael Behe, professore di Biochimica alla Lehigh University in Pennsylvania, teorico del disegno intelligente, gli contrappone un concetto più ampio che a me sembra molto pertinente: "Scienza è la ricerca illimitata della verità sulla natura, una ricerca basata sul ragionamento che parte dall'evidenza fisica"».

Il disegno intelligente vuole spiegare ciò che la scienza non riesce a interpretare con i suoi strumenti conoscitivi?

«Per i teorici del disegno intelligente, colui che ha "disegnato" l'universo e il mondo in cui viviamo non è - e non può essere - un God of the gaps, un "Dio-tappabuchi" che serve a riempire i vuoti di una conoscenza scientifica incompleta. Il disegno intelligente vuole spiegare come si forma ciò che il mondo biologico ci offre. Non è affatto antiscientifico supporre che una "causa naturale" possa includere l'esistenza di un disegno (questo era il senso della causalità formale e finale in Aristotele). Anzi mi sembrerebbe molto valido a livello scientifico».

Ci sono in natura organismi che, secondo i fautori del disegno intelligente, non possono essere spiegati dalla mutazione graduale e dalla selezione naturale. Ad appoggiare questa tesi sono anche alcuni sostenitori della teoria dell'evoluzione. Lei intravede possibilità di dialogo tra i due fronti contrapposti?

«Il disegno intelligente non esclude il concetto di common descent ("discendenza comune"), secondo il quale tutte le forme di vita provengono da un'originaria forma vivente, comune a tutti. L'idea del common descent non viene necessariamente respinta da chi afferma che l'evolversi degli organismi vitali più complessi presuppone un disegno. C'è da dire poi che il disegno intelligente non implica neanche il concetto di optimal design, cioè non significa che l'universo e il nostro mondo - "disegnati" in modo intelligente - debbano risultare perfetti in tutte le loro parti e non possano contenere catastrofi ed errori (li sperimentiamo continuamente nella natura). La "provocazione" era venuta già nel 1980 da Stephen J. Gould, nel suo libro The Panda's Thumb ("Il pollice del panda"). William Dembski la contesta ampiamente nel suo Intelligent Design is not Optimal Design ("Il disegno intelligente non è il disegno ottimale"). E alla domanda "Perché l'universo è imperfetto, nonostante corrisponda a un disegno?", la scienza non può certo rispondere».

E i credenti come rispondono?

«Si tratta del problema del male, un problema classico per la filosofia e la teologia, illuminato per i credenti dal mistero della Croce».

Gli scienziati cattolici che ammettono l'evoluzione ribadiscono comunque che «non siamo uomini per caso». La scienza può fare di più per arrivare a provarlo?

«La ricerca scientifica sulla mente dell'uomo dovrebbe studiare anche gli effetti della spiritualità dell'uomo (che è legata alla sua mente), e già comincia a farlo».

 

* Philip Larrey è nato nel 1963 a Mountain View, in California. Nel 1984 si è diplomato in Lingue classiche presso l'università di Salamanca, in Spagna. Nel 1988 ha conseguito la laurea in Filosofia all'università Gregoriana di Roma e, nel 1991, quella in Teologia al Pontificio ateneo Regina Apostolorum. Dal 2003 è docente alla Pontificia università Lateranense nell'area della filosofia della conoscenza. La sua carriera accademica conta numerosi impegni di insegnamento e di studio al Seminario teologico Saint John Vianney di Denver e presso l'European Study Center dell'università di California, oltre a vari soggiorni in atenei americani e asiatici. Tra i suoi numerosi saggi, Sul futuro della religione, Solo un disegno intelligente può spiegare l'universo e Il concetto di verità nella scuola analitica.