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Perché morirà di certo la sinistra

di redazionale - 24/08/2009

Fonte: cultrura.net

Il tramonto, la lenta morte della sinistra è inesorabile. Loro stessi se ne stanno accorgendo e sublimano l’angoscia in stridenti dibattiti sulle pagine dei giornali. E’ stata l’esternazione di Papa Ratzinger sul nichilismo a precipitarli in quell’atterrito singulto da “per chi suona la campana”. Anche l’Ecclesia non si sente molto bene; per il medesimo motivo, paradossalmente. Se l’individuo è lasciato a sé stesso, ai suoi desideri, se la condotta comune viene stabilita sulla base di questi, così come vuole l’estrema democrazia degli ultimi decenni, assisteremo a scelte sempre più indolenti e capricciose. All’elezione di piazzisti e imbonitori con un eterno sorriso di forsennata indulgenza. Gente facile, dal godimento facile, che fa poca fatica e promette di farne fare ancora di meno al gregge dei suoi elettori. E soprattutto di ‘farli godere’ - senza il timbro roco e ribelle di Vasco. L’individuo ormai decorosamente assestato in una vita di piccole e sufficienti comodità, che da anni non sa più cosa siano lavori pesanti, fatiche e fame, orfano ormai del tutto di una cultura dell’autorità, della necessità di un’etica, non si dannerà la vita per il sogno di un mondo migliore, non sceglierà la via bella e difficile, gloriosa e impervia. Se anche la sua vasca idromassaggio è così stretta da dover premere i gomiti sulle costole quando ci si entra, anche lui ha l’idromassaggio in casa ed è contento. E non sente più (o così gli pare) lo strazio dell’ingiustizia sociale e delle disparità di classe.

Sì, è vero, se spuntasse da qualche parte un Lenin de noaltri che si inkazzasse sbraitando il dritto sociale allo yacht di Briatore, di nuovo ci sarebbe qualche vampa di consenso. Ma nessuno - salvo, a tratti, il guitto Grillo - ha ancora escogitato un espediente per giustificare argomenti e lusinghe del genere, sparate così grosse e reboanti in questo clima di tollerabile fiacca quotidiana. E così il nostro italiano medio, sempre più mediocre, sceglierà, ai bivi della sua esistenza, la sedia a sdraio, il divano, la parabola: cose facili e piatte. Non l’onore, ma l’ammmore visto in tivvù. Sognerà sul canovaccio dalla stucchevole vita della Costa Smeralda, dei telefilm, e il suo idolo incontrastato sarà il vip di turno. Non un Savonarola fuori tempo massimo, povero pazzoide che verrebbe subito imbottito di psicofarmaci e affidato alla grande catarsi freudiana. Il firmamento dell’homo democraticus sarà solo quello in cui splendono le paillette dei copricostumi di Paris Hilton e i denti sbiancati di George Clooney.

Togli all’uomo fame e fatica e lui si affiderà, grato come un cagnolino a cui si dà una cuccia, un fiocco e un croissant, al politico medio, senza pretese, a un manutentore della cosa pubblica che non stia a scomodare vecchi arnesi come l’etica e la giustizia, e la rivoluzione. A uno che va allo stadio come noi, che è un po’ ignorantello come noi, a cui piace la vita al suono dei mandolini, come a noi. Quali esche può opporre la sinistra a Berlusconi? Nessuna. E non è un problema di cattiva leadership. Il suo momento magico è trapassato. Il ‘popolo’ si è servito degli slogan, dei cortei, degli operai degli anni ‘60-’70, per riscattarsi dall’estrema povertà e acquisire quel tanto che bastasse di agi per giurare a sé stesso di non farla mai più la fatica di contestare, di pestare i piedi, di serrare i pugni. Ora anche i gay sono pressoché sistemati, l’aborto è libero e garantito: restano le staminali e l’eutanasia, ma nessuno che si appassioni poi tanto a cose ospedaliere, che sanno più di congedo alla vita che di vita, di dolce vita, di movida, di vida loca.

Ancora qualche anno e pure lo zoccolo duro dei sinistri da sempre si sgretolerà. Si svuoteranno le loro feste dell’Unità come si stanno svuotando le chiese, perché anche Dio è una fatica inutile. L’unico che ancora può fregare anime al Berlusca è Bossi, perché ha l’avventatezza e la capacità di dire quelle verità biologiche, zoologiche, che l’ipocrisia pubblica vorrebbe tacere. Perché è un tipo energico, nonostante gli acciacchi, e la gente stanca di oggi lo cerca come un tonico. Bossi: Red Bull di stato, il più intimo a quel che rimane del ‘popolo’. Fini, per carità: non gli resta che agitare una delle parole più ridicole e antiquarie, “patria”, mentre i seni delle soubrette impazziscono nelle notti d’estate. E aggrapparsi al tentativo di fare il più buono e ragionevole di tutti. Ma il cellulare della Yespica lui mica ce l’ha; l’uomo di Arcore sì.

E’ così che, anche sommerso in un mare di carni pagate un tanto all’ora, il Berlusca regge e i sondaggi sulla sua popolarità non crollano. E’ lui il più giusto. Non nel senso in cui intendeva questo aggettivo Platone, o un teologo. E’ trooopppo gggiusto!