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L’ordine della complessità

di Marta Bertolaso* - 16/09/2009

 

“A mio padre, che mi ha insegnato a non prendere le mie idee troppo sul serio, e a mia moglie che continua a ricordarmelo”. Questa la dedica di uno degli autori all’inizio del libro. Lungi dal banalizzare il contributo che la scienza da alla conoscenza del mondo e dell’uomo stesso, il libro è invece pervaso da un profondo  realismo che ne giustifica lo sfondo ironico e valorizza la proposta di una “scienza semplice” in cui si coniugano la fiducia nella umana capacità di conoscere la realtà, con la fantasia, l’abilità statistica e lo spirito creativo: sono queste caratteristiche infatti che nella proposta degli autori giustificano l’analogia della scienza con l’arte. Definire la prospettiva da cui si sta studiando il fenomeno è per gli autori la necessaria premessa per l’attività di ricerca, saperla giustificare condizione di credibilità, saperla rappresentare la sfida di semplicità della scienza vera che si confronta con fenomeni intrinsecamente complessi.

La semplicità allora che stiamo cercando non è quella della matematica, ma è molto più simile a quella di un giocatore di pallacanestro che conosce le regole fondamentali del gioco: sta nel trovare “l’insieme minimo di azioni fondamentali e facili da capire e da eseguire” (29). Appare così più esplicito l’obiettivo degli autori: una nuova prospettiva sul mestiere della scienza, mediante una critica all’approccio idealista che, esasperando il valore del rigore, ha creato “un’alleanza talmente forte tra teoria e metodologia sperimentale da negare il diritto di fregiarsi del termine “realtà” alle esperienze fenomeniche che il mondo ci propone in modo immediato (…) fino a tentare di definire “apparente” tutto ciò che gli scienziati non potevano mettere a forza nei loro modelli, che pretendevano di essere perfetti e omnicomprensivi” (98). Abbiamo bisogno del “realmente reale” per andare avanti nella conoscenza, e la spinta che si percepisce nella scienza sperimentale per ampliare le nostre prospettive, tenendo conto per esempio delle interazioni tra le parti e gli elementi studiati come nel caso della Systems Biology, sarebbe una prova della sua esistenza e insieme dell’impossibilità del suo definitivo possesso. “Questo è ciò che salva la scienza dal relativismo assoluto delle sue posizioni e quindi dalla sua morte termica”, per cui tutte le ipotesi sono equivalenti e quindi non ha scopo continuare l’impresa (105). L’argomentazione per l’impossibilità di una scienza auto-costitiva e auto-evidente è allora fondata.

La necessità di un pensiero e metodologia olistici, in cui l’interdisciplinarietà diventa condizione necessaria per comprendere in modo semplice la complessità del reale, è auspicato come stile di lavoro che consenta di “non dimenticare la vista l’insieme di ciò che stiamo studiando anche quando per necessità ci muoviamo a livello delle sue parti costituenti” (88). I passaggi di scala diventano critici e la scelta della prospettiva cruciale. La matematica non rivela allora qualche misteriosa proprietà universale soggiacente alle osservazioni empiriche, ma rimane un linguaggio capace di esprimere aspetti conosciuti de mondo che matematico però non è. Gli autori riscattano così anche il ruolo della statistica, laddove le valutazioni di probabilità costituiscono il “luogo dove vive la conoscenza scientifica del mondo”; “le condizioni al contorno, come nei duelli di spada, diventano la cosa più importante da considerare” (82). Particolarità e differenze non sono debolezze della mente, diventano invece importanti collaboratori del lavoro dello scienziato.

Utile da un punto di vista anche didattico per la disinvoltura espositiva, la ricchezza di esempi riportati e la chiarezza nelle definizioni dei principali concetti di riferimento assunti, è un libro consigliabile per quanti vogliono approfondire gli elementi per una visione anche estetica del lavoro scientifico, apprezzando le forti analogie che gli autori propongono con quelle discipline umanistiche più tradizionalmente considerate capaci di cogliere il colore e l’armonia del mondo e dell’uomo.

*Dott.ssa Marta Bertolaso
Istituto di Filosofia dell’Agire Scientifico e Tecnologico(FAST)
Università Campus Bio-Medico di Roma

L’ordine della complessità - JP Zbilut e A Guliani - Jaca Book, 2009

Traduzione a cura di A Giuliani, di Simplicity. The latent order of complexity. New York, 2007