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Che confusione sotto il cielo della politica

di G. Duchini - 03/11/2009

    La politica occupa la  scena  della società  italiana, in modo sempre più improprio con delle grottesche maschere private e pubbliche, confondendone talvolta  i ruoli sociali, come i personaggi del teatro dell’assurdo di Beckett effetto soltanto, effetto di una più generale confusione “sotto il cielo della polis”, un cammino  trasformistico iniziato da mani pulite che ha portato sul palcoscenico i “rinnegati” politici residuali e le seconde donne della precedente stagione (vedi Fini e D’Alema).   

    Manca soltanto il grande evento, in grado  di imprimere una ulteriore e più drammatica svolta alla realtà della politica italiana; coi i vari attori che continuano nei loro conflitti, in assenza di  un pathos in grado di scaldare i cuori. Tremonti come rappresentante  leghista delle piccole medie imprese contro Berlusconi che propone la  riduzione della pressione fiscale alle imprese dell’Irap;  oltre a ciò il delinearsi di una forza politica interna e autonoma al Pdl, rappresentata dai corposi interessi finanziari di An, con il suo leader Fini che ha saputo trovare, nel frattempo,  una sponda nella sinistra e con i suoi annessi e connessi (leggasi  compiacenza della magistratura), oltre al contorno dell’apparatnik dei gruppi editoriali, Repubblica in primis, nella difesa strenua della Grande Finanza e Industria Decotta.

    Berlusconi, in rappresentanza di se stesso, svolge nel frattempo un ruolo di super partes nella ricerca di  politiche diverse, con strade alternative ai percorsi imposti dagli Usa. Il suo incontro a Mosca con Putin, con aspettative strategiche sull’accordo Eni-Gazprom, può segnare una fase ulteriore, speriamo irreversibile, di un  processo geopolitico messo in atto ma contornato da tanti dubbi e difficoltà.

     Nel frattempo, la tela di una trama politica sta avvolgendo sempre più la società italiana; un ribaltamento di governo è sempre possibile, con i suoi rinnegati, nelle parti di salvatori della patria, già pronti a governi(cchi) di unità nazionale o compromessi (storici) similmente agli anni ’70 del secolo scorso. Qualunque soluzione, purché far fuori il terzo incomodo, ma questa  volta tramite uno sbracamento totale, generando confusione all’ennesima potenza, tanto da far rivoltare nelle tombe gli artefici diciisti e piciisti, protagonisti del passato tentativo. In questo clima da basso impero, si legge (da “Il Giornale”) che Goffredo Bettini, già segretario della federazione del Pci degli anni ’80 (quello, tanto per intenderci, con Uòlter fece di Roma la capitale dell’effimero oltre ad essere stato lo sponsor dell’altro candidato-aspirante-segretario-effimero del Pd Marino) ha dichiarato che Fini fa “passi avanti...più veri e profondi rispetto, dell’operazione che la destra italiana ha fatto a  Fiuggi.”
Serve altro per inquadrare il tremendo andazzo?