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Servizi e segreti

di A. Berlendis - 22/11/2009

  

Affermava Bobbio scandalizzato: “Ciò che in regime democratico è assolutamente inammissibile è l’esistenza di un potere invisibile che agisce accanto a quello dello Stato, insieme dentro e contro, sotto certi aspetti concorrente, sotto altri aspetti connivente, che si vale del segreto non proprio per abbatterlo ma neppure per servirlo. Se ne vale principalmente per aggirare o addirittura violare impunemente le leggi, oppure per ottenere favori straordinari o illeciti. Un potere che compie atti politicamente rilevanti senza avere alcuna responsabilità politica, anzi cercando di sottrarsi attraverso la segretezza anche alle normali responsabilità civili, amministrative e penali”.1 Ma per poter trattare della democrazia reale (quella all’americana, impostasi con la definitiva egemonia Usa sul campo occidentale dopo la seconda guerra mondiale) e non di quella ideologicamente lunare, Bobbio non potè però timidamente far altro che rilevare che “Non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c’è un governo che agisce nella penombra … e ancora più in fondo un governo
che agisce nella più assoluta oscurità”.2 Infine, anche se a malincuore, il massimo sostenitore del proceduralismo democratico dovette ammettere che: “Vi è sempre stato, e purtroppo sembra non se ne possa fare a meno, un potere invisibile dentro lo Stato, che comprende i servizi segreti per la sicurezza interna ed esterna allo Stato”.3 Massimo dei paradossi, e dell’ironia della sorte nel caso Bobbio, fu poi il fatto che, in un dossier di ‘La
Repubblica’ dell’8 febbraio 2008 intitolato ‘Segretissimo. Maccartismo all’italiana.’, Aldo Giannuli, esperto di servizi segreti ha rivelato che anche Bobbio fu schedato dai servizi segreti in quanto sospetto ‘comunista’!

In che cosa consista una delle attività di questi apparati statali è ben descritta nell’episodio film Che gioia vivere! di René Clément del 1961 quando nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma, una squadra d’azione fascista potrebbe fermare i due anarchici bulgari giunti a Roma per compiere una serie di attentati, ma pur osservandoli appostati nei loro preparativi, non procede a catturarli. Non appena gli attentatori escono dal rifugio per compiere la loro opera, il capo della squadra esclama: “Bene! Benissimo! Alle 17.30 sette bombe esploderanno tutte assieme … che incendino tutto, che crolli la città…” Il più ingenuo del manipolo rivolgendosi al suo superiore allora chiede: “Capo perché non li abbiamo arrestati?” Risponde allora il capo: “Siamo il partito dell’ordine sì o no? E per stabilire l’ordine che cosa ci occorre? Il disordine! L’importante è che il colpo riesca.

Quelli stanno lavorando per noi.” La funzione di questi apparati repressivi dello Stato è quella del mantenimento dell’ordine interno, ma questa funzione può essere esercitata sia tramite il controllo e la prevenzione
delle possibili cause di creazione di disordine (rimessa in discussione dell’ordine vigente), sia tramite il favorire o non impedire il crearsi di situazioni di disordine per consentire poi sia l’evocare che l’avvento in campo delle forze che ripristino l’ordine stesso. Inoltre, deriva dall’ipotesi lagrassiana del conflitto strategico che, ordine e disordine non devono essere
riferiti prevalentemente o esclusivamente al conflitto tra dominanti e dominati, ma al conflitto infradominanti stesso. Gli stessi apparati statali (quelli repressivi inclusi) sono quindi attraversati da conflitti (ed essere veicoli degli stessi) causati dai diversi gruppi di agenti strategici dominanti in lotta in quanto portatori di linee differenti o alternative tra loro.
La prevalenza e il controllo su tali apparati sono da considerarsi quindi un indice di forza (e quindi, complementarmente, di debolezza altrui) da parte del gruppo di agenti strategici che in un dato momento, in una data formazione sociale particolare ha la supremazia.



Rilevante è inoltre la collocazione della formazione sociale in posizione sub dominante rispetto al paese dominante: in tal caso gli apparati repressivi di cui sopra sono profondamente influenzati ed orientati nella loro azione dai medesimi apparati del paese dominante (leggasi Usa, in questa fase storica).

Aldo Giannuli ritiene che la materia trattata dai servizi segreti,l’informazione, in primis “l’accesso alle informazioni, è diventata una risorsa strategica di primaria importanza: sapere in anticipo quale possa essere ilcomportamento di avversari, concorrenti ed alleati sul mercato mondiale (dal gioco in borsa alla fluttuazione delle monete, dalle gare d’appalto internazionali alle misure creditizie, dalla gara per l’assegnazione dei lotti petroliferi a quella per le forniture militari, ecc.) offre un evidente vantaggio a chi vi riesce e sfavorisce chi è occultamente osservato. Similmente, l’influenza sui media (soprattutto sulle televisioni) offre la possibilità di attuare campagne informative (o disinformative) per condizionare lo svolgimento degli affari su scala nazionale ed internazionale: una opportuna campagna stampa può spingere la magistratura ad aprire una data indagine, può indurre qualche autorità sgradita alle dimissioni, può far fallire un’operazione finanziaria. […] un’azione congiunta di serviziinformativi e poteri economici può risultare un ottimo strumento per condizionare una classe politica eventualmente riottosa.”4

Sarà per la disponibilità di questo retroterra che Giannuli di fronte al pervenimento di documenti acriticamente attribuiti ai ‘Nuclei di azione territoriale’ o consimili, ed all’altrettanto unanime coro di voci sui pericoli che da questi neonati (micro)gruppuscoli potrebbero venire, ne ha invece smontato analiticamente la validità concludendo che “abbiamo la netta sensazione di essere davanti ad un ‘prodotto di laboratorio’ più attento a
mescolare suggestioni diversificate che a una coerente linea politica. E qui si aprono tre possibili spiegazioni sull’autore di questo documento.”. E la terza tra le ipotesi da lui ritenute possibili circa il chi ed il perché ne siano i protagonisti, recita così: “un servizio segreto (è da stabilire se statale o privato, italiano o straniero) E questo per le finalità più diverse: dimostrare che questo è il risultato della “campagna di odio” della sinistra contro il
governo Berlusconi oppure destabilizzare il paese perchè il suo corso di politica estera è sgradito.”5 




Note

1 Bobbio ‘Nel labiritnto dell’Anti-Stato’ in ‘L’utopia capovolta.’ Edizioni La Stampa pag. 41

2 Bobbio ‘Potere visibile e potere invisibile.’ In ‘Nuova Antologia’ gennaio-marzo 1981

3 Bobbio ‘Nel labirinto dell’Anti-Stato’ cit.

4 Giannuli ‘Ipercapitalismo finanziario ed Intelligence’ 2009

5 Giannuli ‘I terro-buonisti’ 19 novembre 2009.