Scandaloso? No. L’onorificenza elargita a Oslo è politicamente corretta. Barack Obama ora siede nell’empireo con altri insigni amanti della pace. Con Menachem Begin e con Henry Kissinger, per fare un paio di nomi di suoi recenti predecessori amanti della pax israelo-americana. Oppure, forse, di lui, si è premiata l’evanescenza armata che fu anche quella di Al Gore o di Jimmy Carter. O l’obbedienza al ruolo di portaparola dei poteri atlantici nella gestione degli “affari” internazionali, virtù conclamata per Ahtisaari, per El Baradei e per Kofi Annan. O il suo premio è per la Nullità e l’Incapacità, come fu per Gorbaciov. Mah, lo spettro delle possibili motivazioni è assai vasto, ed è impossibile analizzarlo. Raggiunge tutte le varianti dell’idiozia umana. Certo è che tra i cosiddetti “nobel per la pace”, fatti salvi il primo e tutti quelli conferiti per l’effettiva solidarietà tra le genti, esiste una pletora di “insigniti” che lo hanno guadagnato con le armi e con il terrore bellico. Ne sa qualcosa l’urna vuota di Folke Bernadotte, inviato della Società delle Nazioni in Palestina e abbattuto nel ‘48 dagli israeliani sui cieli di Gerusalemme. In sua memoria, forse, presto qualcuno offrirà un Premio Nobel per la Pace collettivo a tutto l’esercito israeliano, nato dalla fusione delle tre organizzazioni terroristiche sioniste Irgun, Stern e Palmach. Come dichiarato ieri da Obama, infatti, la guerra può essere “moralmente giustificata”. Anche quelle di aggressione e di sterminio nel Vicino Oriente. |