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In un mondo spogliato del sacro si scatenano gli apprendisti stregoni

di Francesco Lamendola - 14/12/2009


Mentre i mass media incretiniscono il pubblico con le ultime puntate de «Il Grande Fratello» o con i telegiornali addomesticati, nei laboratori di alcune istituzioni private, più o meno direttamente finanziate da alcuni governi, scienziati che si credono Dio portano avanti, in quasi assoluta segretezza, diabolici esperimenti di cui nulla trapela all'opinione pubblica, se non in forme estremamente edulcorate e rassicuranti.
Ad esempio, presso la Stanford University della California, già da alcuni anni l'ebreo americano Irvin Weissman esegue trapianti di cellule umane in cervelli di topo.
Questo è solo uno dei tanti programmi di bioingegneria volti alla costruzione delle chimere (così ormai sono ufficialmente chiamate negli ambienti scientifici), esseri ibridi dai quali poter prelevare organi e tessuti per i trapianti e per mettere a punto altre svariate terapie a beneficio degli esseri umani.
La legittimazione, infatti, è sempre la stessa e sempre basata, perfino con monotonia, sul medesimo ricatto morale: il bene della salute umana. Weissman lo ha detto chiaro, chiedendo carta bianca per i suoi mefistofelici esperimenti: «Chi ostacola la chimera, avrà sulla coscienza i malati che non cureremo».
Nessuno può dire con certezza se i neuroni umani, impiantati in un cervello di topo, non siano in grado di mettere in moto la formazione di un cervello umano. Ovviamente, un cervello umano non potrebbe essere contenuto nella scatola cranica di un topo: ma questo è un problema, per così dire, del tutto secondario. In fondo, si tratta «soltanto» di ampliare il contenitore: faccenda risolvibile, con la tecnologia di cui oggi disponiamo.
I signori dello stampo di Weissman si trovano, così, a disporre di un potere enorme per il futuro dell'umanità e dell'intera vita sul pianeta, praticamente senza che l'opinione pubblica abbia modo di rendersi conto di cosa sta bollendo in pentola. Neppure i governi ne sono informati: le decisioni sono concentrate in pochissime mani. Ma una cosa è certa: i finanziamenti non mancano, il via libera a questo tipo di sperimentazione è già stato dato, di fatto se non di diritto. Poi, ai parlamenti e ai governi non resterà che prendere atto del fatto compiuto, e legiferare quando ormai i buoi saranno scappati dalla stalla.
Che cosa succederà, in pratica? Succederà, per esempio, che da due scimmie-chimera potrà nascere un essere umano. Il procedimento, anche in questo caso, non è particolarmente difficile (facciamo riferimento al numero 158 del dicembre 2005 della rivista «Focus» che, ovviamente, presenta la cosa sotto una luce sostanzialmente positiva). Si tratta di inserire due cellule di due embrioni umani in un embrione maschio e in un embrione femmina di due scimmie in stato di gravidanza; poi, quando si svilupperanno le due scimmie adulte, se queste si accoppieranno, nascerà un bambino umano al cento per cento.
E questo è niente. Si potranno fabbricare creature ibride di specie diverse, parte umane e parte animali, con esiti assolutamente imprevedibili e senza che si possa più stabilire un confine tra la natura umana e quella animale dei nuovi soggetti. Che cosa saranno, esattamente, queste creature? Già fin da oggi sono disponibili, nella banca dei trapianti, pecore o mucche con organi umani: fegato, pancreas, eccetera. Ma quando si passa al cervello, che cosa succede? A chi ci troveremo di fronte? Che cosa sarà lecito e che cosa non sarà lecito fare, nei confronti di queste creature fabbricate nei nostri laboratori?
Di fronte a questa realtà da incubo fanascientifico, che ricorda da vicino il libro di Herbert George Wells «L'isola del Dottor Moreau», tornano più che mai di attualità le parole pronunciate dal Diavolo a Ivan Karamàzov, nel corso della loro conversazione notturna, immaginata da Fëdor Dostoevskij alla vigilia del processo che conclude il suo capolavoro.
Ne riportiamo il passaggio decisivo («I fratelli Karamàzov», traduzione italiana di Agostino Villa, Milano, Mondadori, 1980, vol. 3, pp. 950-51):

«Come, proprio me vorresti ammazzare? No, scusa, lascia che ti spieghi. Io son venuto qui apposta per cavarmi questa soddisfazione. Oh, le mi piacciono tanto le fantasie dei focosi, giovani amici miei, palpitanti di brama di vivere! "Sono sbucati fuori certi tipi - hai pensato tu la primavera scorsa, sul punto di trasferirti qui - che avrebbero la pretesa di distrugger tutto e di rifarsi dall'antropofagia. Sciocchi, non hanno interpellato me! Secondo me, non c'è proprio da distrugger nulla, ma è sufficiente che sia distrutta, nell'umanità, l'idea di Dio: ecco il punto su cui bisogna far leva! Di qui, di qui bisogna partire: ah, ciechi senz'ombra di intendimento! Una volta che l'umanità si sarà staccata, nella totalità dei suoi membri, da Dio (e io credo che questo periodo, parallelo ai periodi geologici, debba sopravvenire), allora di per sé, senza bisogno di antropofagia, cadrà tutta la precedente concezione del mondo, e soprattutto la precedente morale, e a queste succederà qualcosa di assolutamente nuovo.  Gli uomini si consoceranno per pendere dalla vita tutto ciò che essa può dare, ma senza avere altra mira che la felicità e la gioia in questo mondo presente. L'animo dell'uomo si innalzerà in un divino, titanico orgoglio, e farà la sua comparsa l'uomo-Dio. Di continuo trionfando, senza più limiti, sulla natura, grazie alla sua volontà e alla sua scienza, l'uomo sperimenterà d continuo, in quest'atto stesso, un piacere così elevato da potergli tenere il posto di tutte le sue vecchie speranze nei piaceri celesti.  Ognuno sarà consapevole d'esser mortale in pieno, senza possibilità di resurrezione, e accetterà la morte orgoglioso e tranquillo, come un dio. Nel suo orgoglio comprenderà che non è il caso di lamentarsi se la vita è un istante, e imparerà ad amare il prossimo suo senz'alcuna prospettiva di remunerazione. Quest'amore non soddisferà che l'istante della vita, ma la consapevolezza stessa di tale istantaneità ne renderà tanto più intensa la fiamma, per quanto in passato si disperdeva nei vagheggiamenti d'un amore ultraterreno , e sconfinato…". E così via, sempre su questo tono. Io ti dico: io ti dico, un amore! […]
Il problema ora è questo, s'è domandato il mio giovane pensatore [e qui il Diavolo allude proprio al suo interlocutore, Ivan Karamàzov]. Esiste o non esiste la possibilità che un simile periodo sopravvenga un giorno? Se sopravverrà, allora tutto pè risolto, e l'umanità si darà una sistemazione definitiva.  Ma siccome, tenendo conto della radicale stupidità umana, questa sistemazione potrebbe tardare magari anche mill'anni, a chiunque abbia fin d'ora riconosciuto la verità è permesso sistema la propria vita come gli fa comodo, su nuove basi. In questo senso, a costui "tutto è permesso". Né è tutto qui. Se anche codesto periodo non avesse mai a sopravvenire, purtuttavia, dato che Iddio e immortalità non esistono, all'uomo nuovo è permesso ugualmente mutarsi in uomo-Dio, dovesse essere il solo a farlo in tutto il mondo, e, inseritosi ormai nel nuovo ordine, con cuor leggero saltar oltre ogni vecchio ostacolo morale del vecchio uomo-schiavo, se la cosa si rendesse necessaria. Per un Dio non esistono leggi! Dove un Dio si pone, ivi è già di per sé un luogo divino!…»

Senza dubbio, uomini come Weissman sono convinti di interpretare la parte di tali uomini-Dio, ai quali «tutto è permesso». Essi credono, in nome della ricerca scientifica, di avere il diritto di oltrepassare qualunque barriera morale, di compiere qualunque manipolazione sui viventi.
Un altro di tali «uomini nuovi» che si credono Dio è stato lo psichiatra ebreo americano, di origine croata, Andrija Puharich. Di lui, il grosso pubblico conosce soprattutto le ricerche in campo parapsicologico, e specialmente lo studio cui egli sottopose l'israeliano Uri Geller, controverso soggetto medianico, negli anni Settanta del secolo scorso.
Ma Puharich conduceva anche altri esperimenti, molto più tenebrosi e molto meno strombazzati dalla pubblicità, di cui è traccia, fra l'altro, nel libro-inchiesta di Lynn Picknett e Clive Prince «The targate Conspiracy» del 1999 (tradizione italiana: «Il complotto Stargate», Milano, Sperling e& Kupfer, 202).
Il loro obiettivo era, niente di meno, riportare in vita i nove dèi di Eliopoli, nell'antico Egitto. Detta così, sembra la trama di un thriller a base di complottismo e magia nera; ma sarebbe un grave errore sottovalutare la portata di un tale genere di esperimenti. Chiunque abbia un minimo di conoscenza su certi inquietanti fenomeni parapsicologici, e del sapere esoterico ad essi sotteso, sa bene che non è lecito scherzare impunemente su queste cose.
È stato detto che, se gli ingenui spiritisti sapessero chi sono realmente le entità che vengono incautamente evocate nel corso delle loro sedute medianiche, morirebbero di paura; ma Puharich non era un ingenuo spiritista. Era un uomo estremamente colto e spregiudicato; e l'équipe che lo assisteva nei suoi sinistri esperimenti era formata da persone altamente qualificate in campo scientifico.
Qualunque cosa facessero, o tentassero di fare, riguardo all'evocazione degli antichi dèi egiziani, non si trattava di un gioco innocente o di un ozioso passatempo. Personaggi di quel livello, e che godono di copiosi finanziamenti da parte di istituzioni governative, specialmente militari (circostanza, quest'ultima, che può stupire solo chi non sappia come gli ambienti militari delle grandi potenze siano all'avanguardia in un certo tipo di ricerche occultistiche), non sprecano anni ed anni della loro vita e del loro lavoro soltanto per giocare alle sedute spiritiche.
Ribadiamo il concetto: esiste un piccolo numero di scienziati e di tecnici militari i quali si sentono già i rappresentanti di un'umanità nuova, che non crede più a nulla di trascendente e non nutre alcun rispetto per il sacro, e che agiscono come le avanguardie di una futura umanità atea. Nell'attesa che la cultura mondiale si sbarazzi definitivamente delle ultime remore e degli ultimi scrupoli, essi si sentono autorizzati fin da ora ad agire come il Principe di Machiavelli, calpestando la morale comune e perseguendo solo ed esclusivamente il proprio fine «politico».
Essi ritengono che la scienza non debba inchinarsi davanti ad alcuna istanza superiore; che la ricerca e la sperimentazioni possano e debbano procedere a trecentosessanta gradi; che tutto ciò che può essere tecnicamente realizzato, quanto alla manipolazione della materia e della vita, vada, per ciò stesso, fatto, senza dubbi né esitazioni di sorta. E sono, inoltre, fermamente convinti che chiunque tentasse di ostacolarli, o anche soltanto di istituire una qualche forma di controllo dei governi e dell'opinione pubblica sul loro operato, costituirebbe un residuo di mentalità oscurantista e medievale e andrebbe rimosso senza indugi, così come un ingegnere rimuove qualunque ostacolo naturale si presenti davanti alla strada o alla ferrovia che sta costruendo.
Superuomini con licenza di fare qualunque cosa ritengano opportuna sotto il segno del «progresso», essi sono anche gli agenti di un Pensiero Unico che persegue l'obiettivo di una potenza sempre maggiore, fedeli al vecchio motto di Francis Bacon: «Knowledge is Power», vale a dire: «Sapere è potere».
Trapiantare cellule umane nel cervello di un topo oppure evocare gli dèi dell'antica Eliopoli possono sembrare due generi di ricerca che non hanno nulla in comune; ma si sarebbe un giudizio molto superficiale. In effetti, si tratta di attività che hanno in comune la cosa fondamentale: la «hybris» smisurata e paranoica di una scienza diabolica, ottenebrata dal proprio orgoglio e sempre più bramosa di manipolazione sui corpi e sulle anime degli esseri viventi; una scienza che, per eccesso di razionalismo, sta scivolando inarrestabilmente lungo la china di un regno della follia sempre più incontrollabile e pericoloso.
Contro questa degenerazione della scienza, contro questa deriva luciferina e necromantica da parte dei moderni apprendisti stregoni, occorre reagire su due livelli: su quello sociale, mobilitando l'opinione pubblica e incalzando i parlamenti affinché si affrettino a intervenire, colmando un vuoto legislativo che rende le ricerche di frontiera un selvaggio Far West; e su quello culturale e spirituale, favorendo in ogni modo il ripristino di una concezione più umana della scienza e una profonda revisione dell'idea stessa di progresso, affinché non sia più il comodo paravento per una tecnologia senz'anima, suscettibile di condurre la società al collasso morale e materiale in un futuro ormai neanche tanto lontano.