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Sviluppo sostenibile, è tutto un equivoco. L’economia non può essere sostenibile

di Nicola Russo - Amalia Di Carlo - 10/01/2010

Fonte: immobilia-re

Intervista al filosofo Nicola Russo, autore di "Filosofia ed Ecologia"

Tutti i numeri di HOUSE - LIVING AND BUSINESS saranno dedicati all’ecologia nel senso che avranno l’impronta dell’Eco pensiero. Esiste un’accezione del concetto di ecologia che travalica i limiti disciplinari e nello stesso tempo non si esaurisce nell’uso volgarizzato che se ne fa spesso con i linguaggi della cronaca giornalistica o della politica professionale.
Essa dipende da una visione ecosistemica della realtà. Un pensiero ecologico efficace - vale a dire un pensiero che sia nelle condizioni di trattare della realtà, e non solo di parlarci sopra - può darsi solo rifuggendo dagli ecologismi, che rappresentano altrettante fissazioni decadute della sua capacità complessiva.
Un pensiero ecologico animato da una visione ecosistemica può e deve guardare alla realtà nella sua multiforme completezza. Deve anche, tuttavia, difendersi da numerosi rischi di degenerazione. Alcuni afferiscono al metalivello in cui è insediato il suo valore di verità, altri alla parcellizzazione e compartimentazione del reale che può essere provocata proprio dal bisogno di principi-guida universali.
Può divenire dunque olismo e sincretismo spiritual-metafisico prostrato dinanzi al modernissimo totem della complessità, oppure ricadere sui ruderi delle sue stesse fondamenta, asservito alle scienze del dominio, alienato nei tecnicismi, riprogrammato dalle leggi della forza in mero funzionalismo economicista. La lama sulla quale si tiene in equilibrio è piantata di traverso in ognuno di noi.
Nemmeno l’ecologia come disciplina, come studio dei processi e dei cicli naturali, può oggi essere invocata come rifugio neutrale della ragione scientifica, come luogo privilegiato di studi separati e protetti dalla crisi del pensiero ecologico (che altro non è se non un aspetto della crisi del pensiero occidentale).
L’elemento antropico è troppo schiacciante perché si possa ancora sperare in una distinzione chiara tra l’osservatore e l’oggetto dell’osservazione; le relazioni ricorsive si riproducono all’infinito, le differenze di livello si fanno instabili, i confini applicativi sempre più labili. I sistemi ecologici sono sempre più trattati come sistemi caotici, ma nello stesso tempo rapportati a quell’ideale omeostatico insuperabile che è il sistema-mondo. Sistemi aperti dentro un sistema ritenuto chiuso.

INTERVISTA AL FILOSOFO NICOLA RUSSO


Crisi ecologica, cos’è?
In realtà da un punto di vista filosofico la crisi non è solo della natura. Certamente c’è un nesso con quella che Hegel chiamava la Megamacchina (industria- tecnologia e scienza) è collegato a ciò che conosciamo come dissesto naturale. C’è una dimensione culturale su base nichilistica e la necessità di impostare la crisi ecologica su questa base.

Serge Latouche ha dichiarato che la crisi economica è un segnale positivo per l’ambiente, lei come interpreta questa affermazione?
È sempre provocante ma coerente. Certo in un’ottica alla Latouche di decrescita la crisi economica è positiva, perché provoca un rallentamento, una decrescita nei confronti del progresso e ciò ha un effetto benefico sulla natura. Però la salvaguardia dell’ambiente non deve essere impostata nell’attesa di un fallimento, ma pensata nei termini di un cambiamento economico.

In che modo e con quali azioni, l’uomo può porre rimedio alla crisi ecologica?
Qualsiasi via, purchè intrapresa con sistematicità offre opportunità di cambiamento. Ci sono tante vie è importante percorrerle. Ogni individuo si deve impegnare ad attuare una raccolta differenziata, senza lasciarsi scoraggiare. Porto l’esempio di Napoli dove ancora non esiste una raccolta differenziata ma i cittadini devo ostinarsi a proporla e farla.

Nel suo libro ha dichiarato di voler difendere le istanze profonde della scienza ecologica e dell’ambientalismo da soluzioni troppo facili, quali?
Tutto il dibattito sullo sviluppo sostenibile è fondato su un equivoco. L’economia non può essere sostenibile per struttura. Ci sono due posizioni che hanno cercato di intervenire su questo dibattito: la speranza tecnologica e l’ecologia profonda.

Come definisce il rapporto uomo-tecnica-natura?
La natura dell’uomo è la tecnica. Grazie alla capacità di costruire macchine, attrezzi, strumenti perde l’animalità. Uomo e tecnologia sono in un rapporto d’intimità assoluta. Qualsiasi posizione ecologica che và contro la tecnica diventa retorica.

E il rapporto tra ambiente naturale e ambiente costruito?
Dobbiamo pensare nella nostra realtà la natura selvaggia non esiste. La nostra natura è addomesticata, carica di segni culturali che l’hanno antropizzata. La progettazione ambientale si definisce progettazione dell’ambiente non solo all’interno di esso. È un momento di imposizione alla natura che circonda l’uomo.
Non si può pensare di progettare senza pensare all’ambiente circostante. Anche le costruzioni che non si basano su principi ecosostenibili devono, comunque fare attenzione alla natura. A parer mio da sempre si è cercata un’integrazione, adesso bisogna ottimizzarla.