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Gli effetti delle armi chimiche raccontati da un veterano del Vietnam

di David Cline - 12/04/2006

Fonte: peacereporter.net

 
 
Io facevo parte della venticinquesima divisione della fanteria a Cu Chi e Tay Ninh nel 1967 e fui ferito 3 volte anche se non ho di fatto contratto patologie che possano essere riconducibili all’esposizione alla diossina.
Quando tornai dalla guerra ero a conoscenza dell’uso che era stato fatto dell’agente Orange, avendo visto personalmente le aree su cui era stato usato; sapevo che distruggeva la natura, ma non avevo idea degli effetti nocivi che tali defolianti hanno sulle persone.
Ricordo che nel 1969 un veterano che conoscevo, il suo nome era Jeff Sharkett, morì di cancro a soli 27 anni all’ospedale Florida Veterans di Maiami. Mi è sembrato così strano che si potesse morire di cancro a quell’età.
Col passare degli anni, altri amici si ammalarono o ebbero figli deformi o addirittura morirono. Fra questi c’erano Mike Keegan e John Miffin che morirono e John e Rena Kopystensky che ebbero diversi bambini nati con difetti congeniti. Per questo il problema è diventato una questione personale per me.
 
La prima causa giudiziaria. Nel 1977 Maude DeVictor che si occupava delle richieste di indennizzo presso la Chicago veterans administration (Va) fu la prima persona che fece due più due quando notò che i suoi superiori negavano le richieste di indennizzo dei veterani e nascondevano i loro problemi di salute e soprattutto il legame fra le patologie contratte e l’esposizione alla diossina.
L’anno successivo, nel 1978, Paul Reutershan, un veterano che aveva contratto il cancro, pronunciò queste parole  in televisione: “Il mio governo mi ha ucciso in Vietnam ed io non lo sapevo neanche.” Intraprese un’azione legale contro le società chimiche che producevano gli agenti Arancio, Blu, Bianco, Viola me non è riuscito a sopravvivere abbastanza a lungo per vedere la fine della causa legale. Morì entro la fine di quell’anno.
Il motivo per cui la causa legale fu intentata stava nel fatto che la Va rifiutava ai veterani i rimborsi per le cure mediche nonché il risarcimento danni. Inoltre, secondo la legge americana i cittadini non hanno il diritto di citare lo stato per questo genere di rivendicazioni.
La causa si protrasse dal 1978 al 1984 ed alla fine si giunse ad un accordo anche se molti veterani rifiutarono di transare anche se  per milioni di dollari. Inoltre, purtroppo, a molti veterani toccò una cifra veramente irrisoria un quanto una buona parte dei compensi dovettero essere destinati al pagamento degli emolumenti degli avvocati.
 
La responsabilità del governo Usa. Faccio parte di  Vietnam veterans against the war (Veterani del Vietnam contro la guerra) dal 1970. L’associazione ha avuto un ruolo cruciale nel lancio del movimento di rivendicazione della giustizia per i veterani vittime dell’agente arancio, sostenendo Maude Devictor che divenne così la madrina del movimento, reclutando veterani al fine di costituirsi parte civile nell’azione legale e, più generalmente, per accrescere la coscienza pubblica su queste problematiche.
E’ comunque nostro convincimento che, benché le società chimiche debbano in ogni caso assumersi le proprie responsabilità, la responsabilità principale ricade sul governo degli Stati Uniti che ha ordinato e continuato ad utilizzare quei veleni anche dopo che gli effetti nocivi sulle persone erano stati resi noti. Invece di cambiare politica, hanno nascosto i fatti ed hanno continuato ad usarli fino al 1971. Poi hanno ceduto le scorte avanzate all’ex Esercito della Repubblica del Vietnam che ha continuato a farne uso fino al 1975 quando il regime smise di esistere.
Come Vietnam veterans against the war la nostra richiesta è sempre stata quella di Testare, Curare e, ove necessario, Indennizzare le vittime dell’agente arancio. Non abbiamo mai pensato che la causa intentata contro le società chimiche fosse la risposta giusta, quanto soprattutto un modo per continuare a mettere sotto pressione il nostro governo.
 
Le prime ammissioni. Una prima vittoria si ebbe nel 1991 quando il Congresso votò l’Agent Orange Act, riconoscendo che diverse patologie erano connesse all’esposizione alla diossina al fine di riconoscere alle parti coinvolte le necessarie cure mediche ed eventuali indennizzi per invalidità. E’ anche stato il punto di partenza di nuovi studi intrapresi dal National Academy of Sciences Institute of Medicine che si è altresì fatto promotore presso la Secretary of veterans admninistration di importanti raccomandazioni per estendere la lista delle patologie riconosciute.
Attualmente la VA riconosce 13 patologie, comprese le due riferite ai figli dei veterani, ma più di 27 sono state rifiutate in quanto l’Iom ha ritenuto che non ci fossero sufficienti prove scientifiche che dimostrassero il loro legame con l’esposizione alla diossina.
Troppi veterani a tutt’oggi non ricevono le cure adeguate. E come si può, inoltre, rendere giustizia e chi è già morto? Le morti nascoste della guerra del Vietnam continuano ad aumentare. Fortunatamente, continua anche la lotta.
 
Vittime dimenticate. Ed oggi è nostro dovere parlare dell’altra faccia della medaglia, non solo dei veterani americani, coreani, australiani, neozelandesi e canadesi ma anche dei vietnamiti.
Ricordiamoci che quei prodotti chimici sono stati usati anche in Cambogia e nel Laos, in Corea e Panama.
Negli Stati Uniti abbiamo intrapreso la campagna Vietnam Agent Orange Relief and Responsibility anche per sostenere gli sforzi del Vava e per unirci a tutti i veterani e le persone coinvolte in tutte le nazioni per chiedere giustizia per tutte le vittime dell’agente Arancio.
La Campagna è stata sponsorizzata dai Veterans for peace e coinvolge i veterani di guerra, vietnamiti-americani, pacifisti, ambientalisti ed altri amici del Vietnam. Sosteniamo la petizione internazionale a sostegno della causa Vava e recentemente abbiamo anche sponsorizzato una serie di conferenze in varie città tenute da quattro membri del Vvav.
 
Armi chimiche oggi. Attualmente abbiamo anche in programma di incoraggiare rappresentanti e senatori ad introdurre una normativa affinché il governo fornisca assistenza medica e riconosca una sorta di indennizzo se non per ragioni politiche almeno per ragioni morali ed umanitarie. E’ ormai ora che le ferite di quella guerra siano curate e non ignorate e lasciate cadere per sempre nel dimenticatoio.
Un ultimo punto prima di concludere. La nostra è una lotta volta a denunciare e porre fine all’uso di armi chimiche da parte di tutti gli stati e soprattutto dal mio. Non si tratta di qualcosa che è accaduta 30 anni fa e basta. Oggi l’amministrazione Bush ha portato il nostro paese ed il mondo ad invadere ed occupare militarmente l’Iraq e questa volta è l’uranio impoverito che, col passare del tempo, avvelenerà le truppe americane e la popolazione irachena. Hanno anche utilizzato bombe al fosforo bianco contro la popolazione civile di Fallujah. 
E’ ora che l’umanità pretenda la fine dell’uso di queste armi quale parte del nostro sforzo per abolire la guerra. Questa è la missione dei Veterans for peace. E questo potrà avvenire solo grazie agli sforzi di tutti noi, in tutto il mondo.
Il grande abolizionista americano Fredrick Douglass ha detto:
“Dove non ci sono lotte non c’è progresso. Coloro che affermano di avere a cuore la libertà ma temono le agitazioni sono equiparabili a coloro che cercano le messi senza  voler arare la terra, che vogliono la pioggia senza tuoni o lampi. Vogliono l’oceano senza il frastuono delle sue acque.
Questa lotta può essere morale o fisica ma deve essere una lotta. Il potere non concede nulla in assenza di rivendicazioni. Non l’ha mai fatto e mai lo farà.”
Facciamolo diventare la nostra parola d’ordine e facciamo di questa conferenza un appello al mondo intero.