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Berlusconi e Israele

di Matteo Pistilli - 05/02/2010

 

Il Premier Berlusconi conferma la sudditanza italiana ed europea ai poteri forti.


Grande interesse ha prodotto in tutti noi il comportamento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in visita diplomatica allo stato di Israele.
Se inizialmente, ripetendo sostanzialmente la posizione degli Stati Uniti, ha criticato la politica degli insediamenti di Israele, ma a quanto pare citando solo quelli “siriani” e cioè cancellando l’idea stessa di Palestina, ha successivamente approfondito la sua posizione ed ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) si essere quello che è: un politico occidentale, occidentalista, coerentemente organico allo schieramento guidato in condominio dagli Usa e da Israele.
Ha in definitiva confermato di non essere un’anomalia: sia nel senso negativo sia in quello positivo; nel primo palesando ad alleati e oppositori (interni ed esterni) di essere un vero “sionista” (cosa che a quanto pare significa essere un “democratico” visto che Israele è considerato un esempio da lor signori) e di stare in ottima compagnia fra i vari liberal-democratici atlantici, assassini o umanitari (a parole) che siano (così da coprirsi le spalle); ha poi confermato di non essere un’anomalia positiva, in relazione al suo non bloccare la politica energetica portata avanti tradizionalmente dall’Eni e dialogante con Russia e Libia. Berlusconi non ha la forza e neanche la volontà di difendere ed approfondire in questo senso la politica estera italiana: gli basta non mettere i bastoni fra le ruote, soprattutto perché ne fiuta i vantaggi commerciali ed economici.
Negli anni del cosiddetto “neoatlantismo” e della politica (energetica ma non solo) mediorientale dell’Italia, e cioè l’arco di tempo che parte dagli anni 60 ed arriva sino agli 80, il nostro paese in cambio della fedeltà occidentale nella lotta all’Unione Sovietica, riusciva ad avere mano libera appunto nel medio oriente, parteggiando per i palestinesi per esempio e, attraverso l’Eni, collaborando con i vari paesi del “terzo mondo” e producendo ottime relazioni reciproche.
Dopo il crollo dell’Urss l’Italia perse importanza, così da doversi appiattire completamente ai diktat statunitensi, ma la situazione fluida ed i cambiamenti geopolitici in atto, come il lento ritorno della Russia, hanno dato la possibilità all’Eni (non ostacolata dallo Stato) di dar vita a rapporti molto importanti ed utili per la nostra economia, come la partnership con la russa Gazprom nel futuro corridoio energetico South Stream che porterà gas all’Europa. Rapporti per nulla ben visti da Washington. In questo scenario, oltre al ritorno sulla scena del “grande gioco” anti Russo, bisogna fare i conti con l’importanza di quello mediorientale e quindi i richiami all’ordine da parte di Usa e sionisti. L’occupazione militare in Somalia, nello Yemen, senza ovviamente citare la stessa presenza di Israele stato nucleare in un mare arabo, si sommano alle evidenti minacce che da diverso tempo stanno rivolgendo alla Repubblica Iraniana e alle quali ovviamente Berluska si è accodato. In questo senso c’è pure da sottolineare come le parole del premier italiano possano essere interpretate come una presa d’atto di una guerra imminente proprio in Iran, come un suonare la ritirata per aziende e rapporti commerciali.
Ed allora ecco che Berlusconi, burattino della colonia Italia (110 basi Usa/Nato sul nostro territorio) viene chiamato a genuflettersi davanti ai padroni sionisti; a pochi giorni dalla famigerata “giornata della memoria” con la quale Israele cerca di crearsi una “norma fondamentale” per giustificare la sua ingiusta presenza; giornata della memoria di violenze legate alla seconda guerra mondiale, quando lo stato ebraico neanche esisteva! Quale cosa più evidente di una norma fondamentale a carattere globale (!) per capire il carattere “imperialista” della coalizione Usa-Israele; e ancora di più, una “grande norma” nata dalla violenza, non può che produrre un mostro di violenza mai vista al quale però ritualmente i capi di Stato succubi devono inginocchiarsi.
A meno di non essere Russia o Cina, Venezuela od Iran, Stati sovrani in grande crescita è praticamente impossibile aspettarsi che un politico italiano possa non obbedire al richiamo dei burattinai. Conferma ci viene dal contemporaneo viaggio negli Usa di Fini (che sarebbe un antagonista di Berlusconi) o del fatto che le sinistre abbiano pubblicato sui loro giornali articoli in cui dicono che sì, Berlusconi ha espresso amicizia per Israele, ma è pur sempre un amico del perfido Gheddafi e in Israele sarebbe processato(L’Unità del 3 e 4 febbraio per esempio). La diplomazia è simile al “calcio mercato”, se ne parla tanto, ma i veri affari si fanno lontano da occhi indiscreti; per quanti anni l’Italia seppur con idee diverse ha votato favorevolmente a risoluzioni Onu soltanto perché il suo voto contrario sarebbe stato inutile e invece l’appoggio agli Usa era un guadagno di posizione agli occhi del padrone (come interpretare il rifiuto di berlusconi al rapporto Goldstone?); o come non vedere lo spirito da diplomatico/piazzista di Berlusconi quando dopo essere stato alla Knesset incontra Abu Mazen dicendo una delle cose odiate dagli israeliani “vittime di Gaza come vittime della Shoah” (sebbene anche questo sia concetto politicamente corretto).
Bisogna continuare a guardare alla situazione internazionale, sperando e lavorando affinché diventi sempre più chiaro che la sovranità, per esempio nella politica energetica, è l’unico modo per fare gli interessi dell’Italia e dell’Europa (soprattutto in un momento in cui aziende e multinazionali che hanno prosperato con soldi di stato chiudono per aprire filiali negli Usa) . Non bisogna invece affrontare le questioni da tifosi, né anti né pro, ma pragmaticamente superare le parole e gli esempi grotteschi dei nostri finti governanti. Per questo auspichiamo che i rapporti fra Italia ed Iran non degenerino, ma anzi possano rinforzarsi per il benessere dei popoli italiano e iraniano; che sia fatta finalmente giustizia per i milioni di palestinesi usurpati della propria vita dai criminali sionisti, e che non ci si venga a dire che i muri innalzati non si vedono.